Tecniche di sopravvivenza di “Igor il Russo”

Tecniche di sopravvivenza
di “Igor il Russo”

 

Tecniche di sopravvivenza di “Igor il Russo”

di Paolo Bongiovanni

La bassa padana, fu nel tempo un luogo simbolo dell’ambientazione storica e della narrativa italiana, sfilze di romanzi furono ambientati in questi luoghi, pieni di paesaggi ameni e bucolici.

Grandi battaglie furono combattute fin dall’alba dei tempi e grandi condottieri oltrepassarono questi luoghi in cerca di successi militari.

Il buon Patrizio Roversi personaggio televisivo Bolognese e giramondo, dice che Bologna è una ragazza carina in mezzo a due strafighe, dietro ai colli c’é Firenze e più lontano Venezia, quindi poco prima c’è Ferrara, dove c’è la Bassa (Padana), chiamata così perché è bassa nel senso che, è anche più bassa del livello del mare, oltre che essere bassa, perchè non è che ci sia granché.

Qui il regista Pupi Avati girò molti film come il suo capolavoro horror “La casa dalle finestre che ridono”, trovando scenografie e location ideali, ed anche Tinto Brass ne girò parecchi di film nella Bassa, essendo originario di quei posti, su tutti però svetta un grande regista, quel Federico Fellini che con “Amarcord” “filmò” il Rex che passava davanti a Comacchio e la Bassa.

Nella Bassa ci sono paesini ameni e pacifici come poteva essere Budrio e per il resto paludi e boscaglie, campagne acquitrinose dove le importate nutrie sono grandi come esseri umani, dove le zanzare ti assillano dal tramonto all’alba, per poi lasciare spazio a moscerini e pappataci, di gran lunga vi è una nebbia da tagliare col coltello a seconda della stagione e un’umidità che entra nelle ossa demolendole.

Questi sono luoghi quasi abbandonati dall’uomo moderno, che preferisce gli agi odierni e l’ozio, alla dura vita del passato, pochi ora resistono e vivono in quei luoghi con il poco che gli stessi posti possono dare.

Come la pesca tra i canali, l’allevamento degli animali, l’agricoltura e poco altro, sono tutte attività ristrette per cui poche famiglie vivono e riescono a tirare avanti, famiglie che vivono isolate in casolari nelle campagne, gestendo ancora una vita dura seppur in qualche modo redditizia.

Esistono per cui ancora oggi, situazioni veramente da romanzo noir nella Bassa Padana, e si stanno compiendo in questo periodo nelle località del Ferrarese, dove vi è un lui che domina le cronache odierne dei quotidiani e dei telegiornali, portando quella dose di ansia della quale non si può più fare a meno di nutrirsi nella nostra triste società odierna.

Il tutto sembra dare un attimo di respiro in cronaca, alle tante consuete polemiche pro o contro i migranti.

Il personaggio di questa storiaccia si chiama Igor-Norbert, “Ezechiele il Serbo/Igor il Russo” e come un agente speciale gioca a nascondino e nella sua vita finora avrebbe, due identità, lui è il latitante responsabile degli omicidi di Budrio e di Portomaggiore, ed è sempre lui che probabilmente doveva essere espulso anni fa ed è ancora lì che gira impunito, ed ha ucciso due volte ma probabilmente tre, sempre in quelle zone lì della Bassa, si diceva di lui in carcere che potesse essere un ex soldato dell’Armata Rossa, si racconta sia una sorta di Rambo che si cuce le ferite da solo, si condisce il tutto con aneddoti ed episodi che mischiano pericolosamente la realtà con la fantasia popolare, dettata dalla paura.

Non risulta facile trovare il vero nome dell’omicida in quanto, le piste seguite dagli investigatori si sono rivelate dei buchi nell’acqua, il primo nome su cui si sono concentrati è Igor Vaclavic, 41 anni, nato in Russia, come dagli atti del tribunale ferrarese che lo condannò per rapine in passato, che però certamente non esiste.

Poi ecco spuntare Ezechiele Norberto Feher, originario di Sobotica, in Serbia, come dal profilo Facebook che lo ritrae in giro per Ferrara come un turista qualsiasi, è probabilmente altrettanto inventato ma più vicino alla realtà.

Addirittura in una foto del suo album personale, Ezechiele-Igor si mostra assieme ad «un grande amico» don Antonio Bentivoglio, cappellano del carcere dell’Arginone.

Attualmente le autorità stanno ancora attendendo il fascicolo che potrebbe svelare con certezza l’identità dell’assassino ancora ricercato, un malvivente, vissuto e cresciuto nel periodo della guerra che ha lacerato i Balcani, modellato da milizie e stili di vita per sbarcare il lunario, con sotterfugi ed espedienti.

Secondo testimonianze raccolte, “In Italia ha sempre vissuto di furti e rapine, recentemente arrivato a sparare alle persone, ora non ha più nulla da perdere e in carcere non ci vuole tornare”.

Non sarebbe poi altro che un furbone, una volpe Disumana determinato a tutto, che sa sopravvivere in determinati ambienti che conoscerebbe molto bene, per astuzia, perché potrebbe nutrirsi di “uova o galline”, perché dorme nelle tane delle volpi stesse, anche se poi non è chiaro se si tratti di tunnel scavati dagli stessi animali (in questo caso sarebbero troppo piccole per il 41enne serbo) o di rifugi naturali utilizzati in passato dagli animali (Nutrie).

 

Probabilmente ferito si cura da solo e pare sia in grado veramente di cucirsi autonomamente le ferite, del resto per emulare Rambo basta fare un corso televisivo alla Bear Grill, su un normale qualsiasi canale TV, dove ci tempestano ogni giorno di immani cazzate.

E questa è la televisione inutile che ci propinano, fra trasmissioni di ore sul luogo in cui stanno avvenendo questi eventi, tutte riempite di servizi idioti con domande idiote fatte intervistando i cittadini, gli abitanti di Budrio o Ferrara tra l’altro lontana Km dal luogo di ricerche, intervistando molte volte inutili personaggi, con la scusa di occupare solo minuti di servizi che potrebbero essere invece utilizzati per più utili ed educativi scopi.

Ed ora questo bislacco individuo, sta spargendo il terrore per davvero, e lo fa nella regione rossa per eccellenza quell’Emilia Romagna che sta cambiando tanto ultimamente, come tutta l’Italia odierna, mentre proseguono le ricerche è stata evacuata la zona chiamata ‘Piana cinque’ tra Lavezzola e Campotto, agli agricoltori che lavoravano è stato chiesto dalle forze dell’ordine di interrompere la loro attività e allontanarsi dai campi e dalle case.

La paura attanaglia le persone, forse esageratamente, forse infondatamente, in quanto l’uomo solo, seppur addestrato, seppur molto furbo e determinato, non potrà mai compiere immani stragi e rimanere comunque per sempre impunito, dicono che sia ferito o lo sia stato, a lui resterebbero solamente due mosse se avesse cervello, e forse un pò ne ha, nascondersi fino a che le ricerche di massa si interrompano, cercando di sopravvivere, oppure la fuga, magari via acqua e via mare.

Perché lo chiamiamo mostro non lo so, forse è un’esagerazione per enfatizzare il tutto, perché ci fa paura, e ci fa paura prima di tutto perché uccide e lo ha dimostrato, il 41enne, è fuggito prima a bordo di un Fiorino rubato, poi a piedi nella boscaglia.

Da un paio di giorni una piccola imbarcazione grande poco più che una zattera, è sparita dai luoghi in cui si concentrano le ricerche, la barchetta era di un contadino e la sparizione è emersa durante il perlustramento in corso da parte delle squadre di carabinieri nei casolari della zona.

Era utilizzata dal proprietario per piccoli spostamenti nel dedalo di canali e acquitrini dell’area non bonificata, per ora naturalmente è solo un’ipotesi, ma non si può escludere che sia stata presa dal ricercato, che poi è riuscito in qualche modo a nasconderla o fuggire nella peggiore delle ipotesi per gli inquirenti.

Igor il russo è fuori dal mondo perché è fuori, ai margini dalla nostra società, per i crismi di rispetto reciproco che la società stessa ci rappresenta, ed è per questo che è pericoloso, ed è per questo che ci fa paura.

Perché non sappiamo che cosa potrebbe fare, perché è un lupo solitario, un cane sciolto, lui è l’individualista e l’opportunista assoluto.

Lo chiamavano il ladro ninja andava in giro con una balestra, la sua avvocatessa, quando era in carcere disse che, lui non ha bisogno di armi essendo lui stesso un’arma, e ditemi voi se questa non è una storia da fiction o da film, perché fa paura, che lui non sia più dentro i confini del vivere civile.


Ezechiele-Igor si mostra assieme ad «un grande amico» don Antonio Bentivoglio,
cappellano del carcere dell’Arginone.
 
Il presunto omicida avrebbe con sé almeno due pistole, la sua e quella sottratta a Valerio Verri, guarda volontaria colpita e uccisa presumibilmente da lui, al momento però il fascicolo aperto dalla procura di Ferrara per omicidio e tentato omicidio è ancora in ogni caso contro ignoti.

Mille agenti fra carabinieri forze speciali dell’esercito lo stanno cercando, tra cui anche i paracadutisti del Tuscania, i Cacciatori di Calabria, personale del Gruppo intervento speciale (Gis) e altre forze di polizia, la ricerca prosegue senza sosta, con base nella caserma della Compagnia di Molinella periferia di Bologna, divenuta base delle operazioni, le ricerche si concentrano principalmente tra casolari abbandonati e paludi, in una zona di circa 40 chilometri quadrati, tra le oasi di Marmorta e Campotto, ma si stanno espandendo nel Ravennate e il Comacchio.

Li comanda e coordina il capitano del Tuscania, Stefano Biasone meno di 30 anni che dice:

«Sono addestrato per questo, ho vissuto di peggio», infatti è stato in Afghanistan.

Nei reparti speciali come il suo, cioè il Reggimento Paracadutisti Tuscania, conta la squadra, mai il singolo, perciò alla fine della giornata, nonostante i giornalisti lo attanaglino di domande, ha l’aria di chi ha solo voglia di rientrare dai suoi uomini.

Il capitano dei parà (che per la verità è aiutato nel comando anche da un maresciallo dei Cacciatori di Calabria) ha una responsabilità enorme:

 «Quando ti trovi in quelle situazioni conta molto la professionalità e l’addestramento».

Sia chiaro lui non è il Colonnello Samuel Trautman alla caccia di Rambo, ma qui fra le campagne, le paludi e la boscaglia delle province di Ferrara e Bologna, il parà che comanda le ricerche è una persona normale che divide le sue giornate fra le ricognizioni sul campo e la caserma, dove il sonno si centellina con il contagocce e si deve fare attenzione anche ai più piccoli dettagli.

Prima di tutto nell’organizzazione bisogna cercare di scongiurare il rischio del fuoco amico, con molto personale armato c’è la possibilità concreta che a un certo punto possa essere richiesto l’impiego delle armi.

In teoria quindi, in queste condizioni, non si potrebbe nemmeno escludere l’eventualità del fuoco amico, ma sempre secondo il capitano:

«Abbiamo attivato tutte le procedure militari che noi chiamiamo di “deconfliction” per evitare danni alla popolazione civile o a chi opera sul territorio».

Per tenere sotto controllo una situazione in continua evoluzione le mappe sono fondamentali, la zona viene mappata costantemente, aggiornando la situazione sul terreno, una cartina militare in continuo aggiornamento rivela minuto per minuto quali forze stanno agendo e dove, mentre un’altra grande mappa è contrassegnata da tanti puntini per quanti episodi si riesce a ricostruire sulla presenza del ricercato, compresi i luoghi dei due omicidi o quelli in cui ha vissuto o è stato visto in passato.

Il tutto viene ampliato grazie all’uso dei droni che rendono a perfezione l’aspetto visivo del territorio, nel coordinamento delle azioni mirate alla ricerca.

Diventa per cui un rastrellamento infinito su un’area sterminata e dai mille e mille possibili nascondigli, nei campi coltivati il cibo non manca e lui sarebbe capace di bere anche l’acqua dei canali, giura chi lo conosce (sono molti anche i tubi di irrigazione), questo rende più lunga la sua resistenza, ma qui nessuno molla.

Nelle ore passate era stato trovato anche una sorta di giaciglio del ricercato, dove pare si siano trovati anche alcuni viveri, della frutta e verdura con la quale egli potrebbe essersi nutrito, il rifugio rudimentale, era però stato abbandonato.

E’ comunque lì, nei pressi di quelle tane nell’oasi di Marmorta, che sono state trovate anche tracce di tuberi che l’uomo avrebbe mangiato per rifocillarsi, oltre che alcuni vestiti sporchi di sangue (va ricordato che è ferito).

«Igor mangia e utilizza tutto quello che può offrire un territorio come questo, è una persona che in questo momento si sente braccata e può anche sopravvivere con poche cose, quei pochi frutti o verdure, uova o galline che il territorio può offrire»;

ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri di Bologna, colonnello Valerio Giardina, fuori dalla caserma di Molinella.

Ha spiegato ancora il comandante:

«Il ricercato, è una persona che conosce bene il territorio, che frequenta da anni, e sicuramente nel tempo si è creato appoggi e nascondigli».

Per gli investigatori dunque Norbert o Igor, vive e si muove come un animale, si nasconde di giorno per evitare la cattura e si muove furtivo di notte, fra giacigli di fortuna.

«Abbiamo le prove e le tracce della presenza del ricercato ancora in zona, le sue tracce sono recenti».

Il capitano del Tuscania, Stefano Biasone
In molte occasioni i cani molecolari, addestrati per seguire le scie olfattive, sembravano aver fiutato la pista giusta per trovare il killer, ma sempre gli animali, a cui erano stati fatti annusare gli indumenti abbandonati in un furgoncino dall’indagato, si sono fermati sulla riva dei tanti corsi d’acqua. 

Fossati e canali melmosi, pieni di liquami anche non sani, la circostanza fa pensare che Norbert Faher alias Igor Vaclavic indagato per gli omicidi del barista Davide Fabbri di Budrio e dell’agente Valerio Verri a Portomaggiore, si possa essere immerso nei canali, numerosi nell’area palustre dove si concentrano le battute, facendo così smarrire le proprie tracce.

Nei racconti sul latitante ce n’è anche uno risalente al 2010, quando per sfuggire ad un arresto per rapina nel Ferrarese si gettò in un fiume e rimase sott’acqua respirando con una canna, poi alla fine, però, fu preso.

Sarà una caccia lunga, una partita a scacchi fra gli anfratti più impensabili delle terre che lambiscono il Delta del Po, la parola d’ordine è:

«Lo prenderemo». 

Ma se riuscirà a stare nascosto abbastanza a lungo, se riuscirà a sfuggire chissà cosa potrà accadere, mi auguro che siano veramente loro a trovarlo prima o poi, e non semplici personaggi, abitanti dei luoghi che, se inevitabilmente lo incontrassero fisicamente, sarebbero certamente uccisi.
Speriamo che non sia così, perché è scesa anche la nebbia a complicare la notte di ricerche, e lui nascosto da qualche parte nelle zone umide all’incrocio tra le province di Bologna, Ferrara e Ravenna. 

Oggi le forze impegnate hanno purtroppo perso momentaneamente, le sue tracce e lui sicuramente si trova in qualche modo libero, ma a quale prezzo ed in quali condizioni ha portato la sua amoralità al cospetto della cronaca?

Paolo Bongiovanni

 

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