SPIGOLATURE: MA CHE STRANI QUESTI UOMINI

Assemblea generale dell’ONU

ORTICELLO. Sono ben strani e controversi i comportamenti degli uomini e delle Nazioni al cospetto delle emergenze che affliggono l’umanità. Tra guerra e pace l’Assemblea generale dell’ONU in corso ora a New York ne è l’eloquente dimostrazione. Nella triste, amara e dolente via crucis dei migranti prevista all’ordine del giorno nessuno può proclamarsi innocente e mettersi tranquillamente la mano sul cuore. Il più delle volte i buoni propositi sbandierati a destra e a manca, finiscono con l’infrangersi contro gli interessi nazionali ed elettorali. Da un dramma all’altro, era lecito sperare che finalmente fosse in vista una soluzione globale e condivisa per alleviare il destino di coloro che la sorte ha già duramente punito. La storia – disse una volta un ministro israeliano – ci insegna che chi ha il dovere di intervenire si comporta saggiamente dopo che sono state esaurite tutte le altre alternative. Invece, ahinoi così non è. Di ritrovata saggezza ve n’è ben poca nelle ultime iniziative messe a punto per affrontare gli sbarchi in continuo aumento. Tante parole, belle parole, che come sempre verranno presto dimenticate.
Nel decalogo e nelle nuove misure restrittive elaborate per contenere il fenomeno migratorio, di provvedimenti inediti ve ne sono ben pochi, mentre v’è invece abbondanza di vecchi slogan privi di reale efficacia. Faremo, faremo: poi però ognuno andrà avanti a operare per proprio conto e ad erigere barriere per proteggere il proprio orticello.

Meloni, Salvini (La Republica)

DISTANZA. Se l’unione fa la forza, ancora non si capisce quanto conti la disunione per tenere in piede una maggioranza che mostra di fare acqua da tutte le parti. Nelle versioni di Giorgia e Matteo andate in scena contemporaneamente tra Lampedusa e il sacro prato di Pontida con uno sfoggio mediatico da show business, l’interrogativo si è posto senza mezzi termini. Sullo sfondo della crisi legata ai flussi migratori, i due protagonisti, che palesemente mal si sopportano, parlavano lingue diverse: sempre di destra-destra, certo, ma declinate in modo da rendere più che palpabile la distanza tra loro due. Ci si chiede quindi perché stiano assieme. Per una ragione molto semplice. Come scrive Repubblica, “non c’è dubbio sul fatto che ormai l’unico vero collante tra i tre principali partiti è il potere”. E non meno impellente a questo punto è un’altra questione che non può essere trascurata a lungo. Se l’è posta in questi giorni Aldo Grasso sul Corriere della Sera domandandosi se sia possibile governare un Paese “sempre in modalità di campagna elettorale”, fondata sugli slogan. Implicita e ovvia la risposta. Con questa ricetta, pur non avendo una visione condivisa – dato e non ammesso che ne abbiano mai avuta una – l’attuale maggioranza seduta a Palazzo Chigi conta di durare almeno cinque anni, addirittura dieci. Ohibò. La qualcosa considerata la durata media dei precedenti governi sembra, per dirla alla Mark Twain, una notizia grossolanamente esagerata.

PUBBLICITA’

Zurigo, 14/12/2019 – Lara Robbiani Tognina presenta al Coopi la nuova edizione bilingue di “Cìnkali”, testo del padre, Dario Robbiani, sull’emigrazione italiana

APPRODO. Nel travaglio provocato all’umanità della stupida guerra dichiarata dalla Russia all’Ucraina, sale più che mai il bisogno di un approdo sicuro per tornare a respirare aria buona. Nel clima particolare, unico nel suo genere, che si avvertiva a Zurigo prima che il Coopichiudesse i battenti, era bello e stimolante sedersi a tavola per discutere e riflettere sui temi di attualità che occupano il cuore e la mente. Se il locale non è più al solito indirizzo, ciò non significa tuttavia che lo storico ritrovo della sinistra e dell’emigrazione italiana abbia ammainato bandiera. Non lo ha fatto nei precedenti 120 anni, né mai lo farà. A ricordarcene l’importanza e il profondo significato concorre in modo esemplare il curatissimo saggio a cura di Jonas Heller, giovane ricercatore della facoltà di architettura presso il Politecnico federale, fresco di pubblicazione. Nel suo lavoro, l’autore propone un appassionato, documentatissimo affresco del Coopi quale aggregatore di ideali passato attraverso le temperie della dittatura e le lunghe lotte tese a creare una società migliore, degna di essere vissuta.
Attraverso la lettura si rivive la cronistoria di un’istituzione e dei suoi contenuti valoriali, culturali, politici e sociali che compongono un’eredità arrivata intatta fino ai nostri giorni. L’eredità di una “idea che non muore”, da consegnare alle nuove generazioni e di cui avere la massima cura quale insostituibile punto di riferimento per un futuro ancora tutto da disegnare. A Jonas Heller va il merito di ricordarlo caso mai qualcuno avesse la memoria corta.

Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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