Spigolature di Renzo Balmelli da ADL

ADDIO A GORBACIOV, ULTIMO PRESIDENTE DELL’UNIONE SOVIETICA CHE EBBE UN RUOLO DI PRIMO PIANO NELLE TRASFORMAZIONI RADICALI DELLE RELAZIONI FRA EST E OVEST. PIU’ POPOLARE ALL’ESTERO CHE IN PATRIA, POSE FINE ALLA GUERRA FREDDA. SI È SPENTO ALL’ETA’ DI 91 ANNI DOPO LUNGA MALATTIA. RIPOSERÀ ACCANTO ALLA MOGLIE RAISA, DONNA DI FORTE TEMPERAMENTO E DAL FASCINO DISCRETO, CHE A SUA VOLTA RAPPRESENTÒ CON CORAGGIO, ANCHE NELLE CIRCOSTANZE PIU’ DRAMMATICHE, IL VOLTO NUOVO DEL PAESE CHE STAVA CAMBIANDO.

NOBEL. Tra i souvenir che i giornalisti riportano dai loro viaggi figuravano un tempo anche due buffi bambolotti di gomma con le effigi di Reagan e Gorbaciov. Il quale fu protagonista di un processo di apertura senza precedenti. A Washington nel dicembre del 1987 quei ninnoli andarono a ruba, nell’entusiasmo sollevato dal vertice tra i due statisti che segnò l’apice di una stagione straordinaria, culminata con il tramonto del mondo bipolare. O così almeno si credeva. Ci fu un evento memorabile accompagnato da un coreografico bagno di folla. Si ebbe davvero la sensazione che stesse per iniziare una nuova era nei rapporti tra le super potenze non più condizionati dall’equilibrio del terrore. In quei momenti di euforia un vento nuovo soffiava da Mosca e sembrava non ci fossero limiti alle speranze. Ai grandi appuntamenti internazionali l’ultimo leader dell’Unione Sovietica arrivava preceduto delle sue parole d’ordine: GLASNOST, trasparenza, e PERESTROIKA, ristrutturazione, portando un inedito soffio di libertà nell’opinione pubblica. Era giunta l’ora delle riforme in un sistema di potere gerontocratico e anchilosato. A modo loro quei pupazzetti divennero il simbolo di un’epoca che, vista con gli occhi di oggi, tra il rombo minaccioso dei cannoni e lo spettro del ricatto nucleare, appare lontanissima, irripetibile. Viene da chiedersi se nell’ospedale dove ha trascorso i suoi ultimi giorni, Mikhail Gorbaciov abbia avuto sentore del declino al quale sono andati incontro i suoi ammirevoli sforzi per realizzare il sogno di un’Europa votata a diventare una “casa comune” dall’Atlantico agli Urali, senza più steccati ideologici. Con l’avvento della nuova classe dirigente al Cremlino oggi prevale piuttosto l’impressione che su quelle nobili aspirazioni si sia ormai posata la polvere dell’oblio. Nella biografia di Gorbaciov, culminata con l’attribuzione del Nobel per la pace, restano tuttavia alcune ombre, anche importanti, per una certa lentezza nel gestire le riforme di cui si era fatto paladino. Vittima di un golpe dei conservatori che a quanto pare proprio ora stanno tornando in auge, nella memoria rimane il drammatico sequestro nella villa presidenziale in Crimea che di fatto segnò la fine della sua opera e pregiudicò in modo grave la salute della moglie. I suoi meriti tuttavia prevalgono nonostante l’impopolarità o l’indifferenza tra i russi che non gli perdonarono il crollo dell’URSS. Ora l’uomo più ammirato all’estero che in patria, l’artefice della caduta del Muro di Berlino e della riunificazione tedesca, il leader che pose fine alla guerra fredda, è entrato a sua volta nella Storia di cui ha provato a cambiare il corso e che sotto di lui si era messa a correre fino a quando rimase senza fiato. A ricordarlo ai posteri resta la simbolica eredità di due insoliti pupazzetti, muta testimonianza di un altro mondo, di un’altra epoca e di ideali in parte traditi da coloro che avrebbero dovuto perpetuarli. Nella loro innocenza quei bambolotti ancora divertono e fanno sorridere i bambini che ci giuocano. Ma spesso è un sorriso triste.

ANTIDOTO. Faceva sorridere nelle pochade della Belle Époque, tra scappatelle e virtù tentennanti. Spiare dal buco della serratura oppure origliare dietro le porte è stato ed è un passatempo in apparenza spassoso, ma solo sul palcoscenico del varietà. In un altro ambito, cinema e letteratura vi hanno attinto a piene mani per produrre drammi e capolavori che scandagliano a fondo l’esistenza delle persone. Con risultati a tratti sconvolgenti. Il film Das Leben der anderen, ambientato nell’ex DDR, a tale proposito è un compendio delle intimità violate e delle viltà commesse dal potere per rovinare la “vita degli altri”. Cambiando l’angolo di osservazione, in questa stagione ha tenuto banco un golosissimo consumo di gossip che nessuno ammetterà, ma che ha prodotto effetti interessanti sul comportamento degli utenti. Durante la torrida estate che sta finendo, sotto l’ombrellone sono andati a ruba i pruriginosi racconti, ricchi di dettagli piccanti, su come si sono disfatti letti nuziali leggendari. È stata un palese intrusione nella privacy dei protagonisti, forse cercata e voluto da loro stessi, che però fa audience. Tra un tuffo e un gelato, leggendo quelle storie era come se venissimo proiettati su una impalpabile bolla di sapone che affascina per pochi istanti. Gli esperti direbbero che è una reazione umanissima, un potente antidoto per esorcizzare le calamità del vivere quotidiano. Calamità che però, fugaci illusioni a parte, si ripresenteranno al momento di tornare a scuola o al lavoro. Sarà uno choc, ma è pur vero che le paure ci sono piombate addosso tutte assieme e sono tantissime.

DERIVA. Tra pandemie da domare, crisi di ogni genere, gas alle stelle e ricatti vari, stiamo attraversando tempi difficili resi ancora più drammatici dai sei, quasi sette mesi della interminabile, crudele guerra russa in Ucraina. È già accaduto, e come ammoniva Primo Levi potrebbe accadere ancora. Anzi, sta accadendo sotto i nostri occhi e non è bello da vedere. Di tempi difficili ne scrissero con illuminata perizia autori del calibro di Dickens e Leopardi. Sono state, le loro, analisi oltremodo sferzanti e istruttive sulle scarse virtù ed i molti vizi segreti delle classi dominanti. E da allora ben poco è cambiato. Le identiche, pessime abitudini oggi le ritroviamo forse ancor più nefaste di prima, come se la lezione fosse purtroppo rimasta inascoltata. Ed è appunto sulla capacità di fermare tale deriva che si giocherà l’avvenire.

SOLIDITÀ. Ci troviamo nel mezzo di una crisi generale in cui la disinformazione ha toccato vertici impensabili. Bufale, fake-news, rumors e post-verità stanno sconvolgendo la solidità delle istituzioni, mettendo a dura prova la tenuta degli assetti democratici. Finora i danni sono stati contenuti, ma di questo passo la manipolazione potrebbe diventare un fenomeno incontrollabile in grado di causare grossi rischi alla società che si vuole aperta, moderna e in continua evoluzione. Quanto è avvenuto e avviene a Washington per sabotare il mandato di Biden, oppure la disinvoltura dimostrata dai russi nella narrazione della loro guerra, ne sono l’ennesima conferma. Il peggio, però, è osservare che gli autori di siffatte azioni, protetti da una sorta di immunità, continuano ad avere un uditorio che applaude, cresce e si fa irretire dal verbo insidioso dei cattivi profeti. E ciò da molto da pensare.

BARI. Ha scritto un autore americano che qualunque impressione facciano su di noi gli sgradevoli eventi ai quali assistiamo, occorre sapere che nella maggior parte dei casi essi sono al servizio di un determinato sistema e quindi sfuggono al giudizio umano. Se si vuole, una sorta di dittatura strisciante. Sui temi più delicati, sul criminale commercio delle armi, sulla questione nucleare, sui diritti civili, sulla parità di genere, sulle migrazioni, sul benessere diffuso e su tutti i problemi legati al cambiamento climatico, tra l’altro aspramente combattuto dai negazionisti, l’impressione dominante è che al tavolo del mondo siedano più bari che in una bisca di terz’ordine. Progresso, uguaglianza e solidarietà universale finiscono così col contare meno di un fante di picche. Arginare la mistificazione sarà dunque il compito più importante di cui la nostra e le prossime generazioni dovranno farsi carico per garantire una società più giusta e più equa.

ROSSO/NERO. Nella corsa verso ili voto del fatidico 25 settembre mancava un quadro più chiaro su quali siano le poste in gioco davvero rilevanti di questa campagna elettorale. A colmare la lacuna ha provveduto il Pd che ha messo a fuoco il nocciolo della questione mentre mancano poche settimane all’appuntamento con le urne e non v’è più il tempo di bluffare o farsi belli con promesse che non saranno mai mantenute. Accanto ai grandi problemi irrisolti, appare evidente che la partita si giocherà tra destra e sinistra, tra rosso e nero per usare una espressione colorita che rende l’idea. In quest’ottica l’Italia, osservata speciale nelle cancellerie internazionali, vivrà una sfida che non è esagerato definire di importanza epocale. Dall’esito che ne verrà fuori dipenderanno infatti la stabilità politica, economica e sociale del Paese, nonché il suo ruolo in Europa. Insomma si tratta di andare avanti o indietro e quindi decidere se proseguire sulla via del progresso, certo non facile, ma stimolante, già avviata dal precedente governo e dalla sinistra, oppure se lasciare campo libero alle ben note forze di destra che declinano il futuro strizzando l’occhio al passato. Quel passato nazional-sovranista pieno di insidie e fonte di non poche preoccupazioni.

Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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