Spazzatura Imperia-Savona

Vado ancora una volta, dopo la vicenda Maerks e l’ampliamento della centrale a carbone, diventa oggetto di “svendita” e trattativa in accordi da cui, puntualmente, l’Amministrazione Comunale viene estromessa.
SPAZZATURA IMPERIA-SAVONA : DIAMO I NUMERI

Vado ancora una volta, dopo la vicenda Maerks e l’ampliamento della centrale a carbone, diventa oggetto di “svendita” e trattativa in accordi da cui, puntualmente, l’Amministrazione Comunale viene estromessa.
SPAZZATURA IMPERIA-SAVONA : DIAMO I NUMERI

 

13 mila le tonnellate di spazzatura al mese che, da luglio, la Provincia di Imperia, con ritardi decennali gestione dei suoi rifiuti, intende riversare nella discarica vadese del Boscaccio.

31 gennaio 2011 è la data ultima preventivata di tale conferimento.

Solo 11, ad Imperia, i consiglieri della maggioranza di centro destra presenti , mentre l’opposizione del Pd si asteneva, con”grande senso di responsabilità”, permettendo così, col numero legale, che la pratica potesse essere approvata.

Dichiareranno più tardi che col cuore avrebbero votato NO, ma che il cervello li ha portati ad astenersi. Cervelli disposti a soprassedere sui punti oscuri legati agli accordi con Eco Savona, sui punti oscuri emersi sempre più chiaramente circa gli aspetti fiscali delle società che la compongono e sui costi che gli imperiesi dovranno sostenere per risarcire Savona o meglio pagare il servizio ad altri privati.

70% è, infatti, la quota che Geotea possiede di Eco Savona, gestore della discarica vadese del Boscaccio, mentre il Comune di Savona ne detiene il 5% e quello di Vado il 25%.

4 le sedi legali delle società Geotea italiane e straniere, isole britanniche comprese.

37 l’articolo delle normative antiriciclaggio contenute nel decreto legge 78/2010 (manovra finanziaria) che non permetterebbe più “agli operatori con sedi in paradisi fiscali di contrattare con la Pubblica Amministrazione, se non con speciale autorizzazione del Ministero dell’Economia, e comunque solo dopo aver dimostrato chi siano gli effettivi titolari delle partecipazioni societarie, anche per il tramite di società controllanti e per il tramite di società fiduciarie”.

 

 A Imperia comunque i cervelli dell’opposizione PD, si accontentano delle risposte dell’assessore Balestra cui questi aspetti non interessano, perché solo ora si accorge dell’urgenza di liberare le strade di Imperia dai rifiuti.

Tradendo poi, esso stesso, un grande senso di responsabilità e di riconoscenza verso un Comune, quello di Vado, e una Provincia quella di Savona, che per il principio della sussidiarietà tra enti pubblici, dovrebbero sentire il dovere di aiutare, dichiara, con malcelata arroganza, che “Semmai quelli sono problemi che si devono risolvere in casa loro i savonesi. E poi vorrei precisare che l’ente pubblico non ha alcun rapporto diretto di natura economica con i privati che gestiscono la discarica in questione. Sarà compito di Idroedil stoccare i rifiuti e poi portarli in altra discarica. Aggiungerei anche che non ho celebrato nessun matrimonio con il Boscaccio. Se nel frattempo ci saranno fornite altre soluzioni come Scarpino o la vicina Francia non ci precludiamo questa possibilità.”

29 giugno 2010, data del protocollo d’intesa trasmesso, in vie brevi, tra Regione Liguria, Provincia d’Imperia, Provincia di Savona e Comune di Vado Ligure per la riorganizzazione in termini transitori del servizio di smaltimento rifiuti urbani in Provincia di Imperia.

29 giugno 2010, data del diniego del Comune di Vado Ligure, vistosi rifiutare gli emendamenti proposti e trasmessi con nota formale alla Provincia di Savona.

1°emendamento– 70.000 tonnellate nel corso di un periodo di sette mesi, con una quota massima mensile di 13.000 ton., non possono essere accettati e pur tuttavia, consapevoli della criticità dell’emergenza, concomitante con la stagione estiva, il Comune sarebbe disponibile ad assentire il conferimento di una quantità massima di rifiuti pari a 35.000 ton. fino al 31.10.2010; perché la richiesta di smaltire 70.000 ton. di rifiuti (sino al 31.01.2011), comporterebbe una diminuzione del volume disponibile e di conseguenza della durata residua, valutabile fra i 18 ed i 20 mesi di attività di smaltimento della discarica del Boscaccio per cui al termine di questo periodo, per garantire continuità del servizio al Comune di Vado Ligure e agli altri Comuni della Provincia di Savona, sarebbe necessario che fossero già predisposte e collaudate, con tempi di allestimento stimati intorno ai 12 mesi, le infrastrutture di supporto all’ampliamento nonché un primo lotto operativo;

2° emendamento – più in generale eventuali assensi al conferimento per quantità e termini ulteriori, rispetto al limite delle 35.000 ton. ed al 31.10.2010, non potranno prescindere dall’avvio di un tavolo negoziale fra le Parti volto a definire gli strumenti amministrativi che consentano di avviare l’iter di valutazione e approvazione del progetto di ampliamento già previsto da accordi pregressi, conforme alla normativa vigente in tema di ciclo di gestione dei rifiuti, nonché a valutare nel loro complesso l’impatto sul territorio vadese delle infrastrutture a servizio degli altri comuni savonesi e liguri e le relative contromisure di tipo ambientale e logistico.

 

L’assessore Provinciale Marson che, qualche giorno prima, vantava un successo personale l’accordo preso con Imperia e tacciava la Regione di incapacità, invece di tutelare il suo territorio raccogliendo le istanze di chi lo amministra e dialogando con essi, taccia la decisione del Sindaco Caviglia di Vado come “ricerca di pubblicità”.

Vado ancora una volta, dopo la vicenda Maerks e l’ampliamento della centrale a carbone, diventa oggetto di “svendita” e trattativa in accordi da cui, puntualmente, l’Amministrazione Comunale viene estromessa.

 

N°1: il “termovalorizzatore”.

 

Mentre, qualche tempo fa, pochi lo avrebbero giudicato ammissibile, oggi molti politici, il vice-sindaco di Savona, Paolo Caviglia, in testa lo propagandano, rendendo lampante la mancanza di una vera strategia politica dei rifiuti a Savona.

La mancanza di una vera sensibilizzazione civica alla raccolta differenziata e al riciclo, la mancanza di “virtuosismo” dei nostri Amministratori di qualsiasi colore essi siano, stanno giustificando una funzionale emergenza che porta alla soluzione comoda, inevitabile ed economicamente vantaggiosa (non per la cittadinanza!) dell’inceneritore.

L’emergenza è più che palpabile con la raccolta differenziata al minimo, un unica discarica rimasta aperta su un territorio così vasto e gestita da un monopolio di privati, l’azienda pubblica ATA ridotta ad accumulare un passivo di bilancio difficilmente sanabile e un Piano Rifiuti poco credibile e condiviso e forse per questo non decollato.

 

Con l’arroganza e la presunzione che, sempre più spesso, contraddistinguono i politici intenti a contrastare chi si batte per la difesa dell’ambiente e della salute umana, fastidioso ostacolo per il raggiungimento dei loro obbiettivi, il Vice-Sindaco savonese sostiene che “ le nuove tecnologie escludono qualsiasi emissione nociva e di diossina consentendo importanti utili con termovalorizzatori anche di sole 70.000 tn/anno. Vedere ad esempio quello (tra i tanti) di Sesto S.Giovanni.
-I paesi europei dove i comunisti non sono condizionanti per buone scelte di governo e i verdi non sono fondamentalisti come in Italia, ad esempio la Germania, hanno scelto i termovalorizzatori investendo gli utili nella raccolta differenziata. Oggi la Germania sta smantellando gli impianti perché ha raggiunto un livello di differenziata intorno al 90%.”

In Italia farneticare in politica è ormai un’abitudine, offendere chi porta tesi contrarie alle proprie anche, portare la Germania ad esempio solo strumentalmente, non conoscendo a fondo quella realtà e quella mentalità, può essere comprensibile per chi amministra una realtà provinciale e sonnolenta come Savona, ma la scarsa conoscenza su cosa si propaganda come esempio virtuoso, quella non è accettabile!!!!

 

Per chi volesse sapere di cosa parla il Vice-Sindaco Caviglia, queste sono le informazioni sull’inceneritore di Sesto San Giovanni:

Costruito strategicamente a cuspide sui comuni di Milano, Sesto San Giovanni e Cologno Monzese.
Già edificato utilizzando una tecnologia obsoleta:

  -tre forni ognuno dei quali troppo piccolo per garantire una temperatura

  di combustione costante

  -sistema di caricamento dei rifiuti non funzionale

  -fosse dei rifiuti e impianto chimico-fisico di intervento sulle acque di

  lavaggio inadeguati

  -filtro a maniche collocato dopo quello a umido

  -sistema di immissione additivi non automatico, privo di rivelatore di

  radioattività all’ingresso dei rifiuti.

  -collocato a poche centinaia di metri da una zona densamente abitata

  è difficilmente modificabile in quanto costruito sulla una piccola area che rende difficile installare impianti per l’abbattimento degli inquinanti previsti dalla nuova normativa.
Il camino misura solamente 75 mt, i fumi spesso non si disperdono verso l’alto diluendosi, ma ricadono nelle vicinanze dell’impianto.

Nel 2002 il forno ha superato 116 volte i limiti giornalieri legislativi degli inquinanti;
nel 2003 250 volte;
nel 2004 150 volte.
I microinquinanti vengono però rilevati ogni 6 mesi con una procedura che non rende affidabili i dati raccolti.

(queste informazioni sono pubbliche tratte da un competente sito di Sesto San Giovanni )

 

Caviglia come la maggioranza dei nostri amministratori che non vuole informarsi, non sa che in USA gli inceneritori, non li costruiscono più.

In Danimarca e in altri paesi europei li hanno tassati perché sono consapevoli che i forni brucia- rifiuti trasformano i normali rifiuti in rifiuti tossici costituiti da ceneri, fanghi e fumi.

Termovalorizzatore è un termine falso, inventato ad arte e usato con convinzione solo in Italia e con il finanziamento statale dei CIP6 (finanziamenti per le fonti rinnovabili !?!), così oltre a d essere nocivi sono anche convenienti.

Dietro la produzione di poca energia elettrica, ci sono tonnellate di ceneri tossiche, fumi, ceneri volatili, acqua inquinata dalla combustione, fanghi tossici, carboni attivi carichi di sostanze altamente pericolose, senza contare le nano polveri i cui danni anche sul DNA sono, a noi savonesi, ormai troppo note.

A fronte di tutto ciò non risulta che, in Italia, tali impianti abbiano concorso alla chiusura delle discariche perché, mentre è sicuro che inquinano e i dati in termini di danni alla salute sono pubblici al contrario dei dati sulle emissioni spesso top secret, non bruciano tutti i rifiuti e quindi non risolvono, mentre è altrettanto sicuro che distribuiscono lauti guadagni a chi li costruisce e li gestisce.

Non si spiegherebbe il motivo per cui, in Campania, la camorra sia stata dietro per anni a quest’ultimo lucroso business.

Caviglia termina, poi, a proposito della spazzatura imperiese, rispondendo a una proposta provocatoria di Rifondazione Comunista :”Ora dopo che è stata messa sul tavolo una bella torta, si fa demagogia e populismo chiedendo che almeno i cittadini vadesi non paghino più la Tarsu, e cioè un po’ di briciole che cadono dal tavolo”.

                                                                    ANTONIA BRIUGLIA

 

 

 

 

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