Solo i maschi potranno salvarci
C’è tanto clamore in questo periodo sul femminicidio, sia per la morte orribile di Giulia che per la fatidica data da poco trascorsa del 25 novembre.
Tuttavia, di molte altre donne uccise, una ogni tre giorni, magari non così giovani, forse eliminate dopo una vita di soprusi, botte, offese, intimidazioni, smantellamento dell’identità, si parla ancora troppo poco.
Quando ero giovane, il femminismo era molto forte e le donne erano riuscite a conquistare alcuni diritti. Soprattutto, però, avevano cercato di considerarsi pari all’uomo nella dignità di esseri umani.
Io non sono mai stata femminista militante neppure allora, anche se ho partecipato a scioperi, cortei, discussioni durate spesso intere notti con compagni/e.
Sono stata sempre e solo militante nella mia esistenza e non ho soluzioni, ricette e neppure idee per migliorare la situazione.
Comunque, ormai il mio tempo è finito e cambiare o non cambiare è in mano solo ai giovani che decideranno per sé che tipo di società vogliano.
Quando sono nate le mie figlie, ho fatto del mio meglio per fare capire loro che le donne contano e sono importanti. Spesso sono stata particolarmente dura con mio marito proprio per dare esempio a loro che non bisogna accettare mai alcuna imposizione, che bisogna essere determinate e non rinunciare mai a ciò che si desidera (nonostante mio marito sia stato sempre disponibile e impegnato in famiglia).
Se abbiano capito o no, non è più un mio problema, sarà la loro vita intera a dimostrarlo.
Infine, come detto, su questo soggetto non sono una grande esperta, solo una praticante anziana.
Ho notato, però, in questo tempo, in cui ci siamo molto allontanati da quel femminismo che ho vissuto, che gli uomini non sopportano di essere lasciati. Forse, perché si ritengono superiori e vogliono essere gli unici ad abbandonare quella che considerano una loro proprietà. O, forse, perché hanno paura di non saper instaurare mai più un’altra relazione, cioé non hanno stima di sé. Tutti parlano di questi uomini in crisi e del defunto patriarcato che permetteva loro di avere un’identità padronale.
Eppure anche le donne, giovani e meno giovani, hanno difficoltà a lasciare immediatamente una relazione dove non sono rispettate, neppure quando subiscono tradimenti, ingiurie fisiche e morali, o quando il maschio si dimostra troppo ossessivo e possessivo. Perché? Credo che ogni donna debba porsi questa domanda. Pigrizia? Paura? Io non ho la risposta giusta ma certamente l’unica sbagliata sarebbe “amore” perché l’amore per sua natura non può essere obbligo e neppure sofferenza.
Le donne, quindi, devono tornare al vecchio femminismo, devono sentirsi autosufficienti, forti, libere, determinate.
Per far crescere mentalmente gli uomini che ancora oggi non danno il giusto peso all’essere umano donna, invece, possono agire solo altri uomini.
È inutile che ci provino quelle femmine che essi disprezzano come inferiori.
Devono essere i maschi, da soli, a scendere in piazza, perché tutti capiscano che un vero uomo non vuole una relazione con una schiava obbligata a soddisfarlo. Un vero uomo desidera confrontarsi con una persona libera che lo scelga liberamente perché lo apprezza e davvero desidera condividere un progetto di vita proprio con lui.
Infine, un uomo e una donna sanno anche che una relazione per quanto bella e importante potrebbe finire. Allora sarà un grande dolore per chi lascia e per chi è lasciato, ma siamo sulla Terra dove tutto è soggetto a concludersi, anche l’amore.
La persona che ha stima di sé, raccoglie, negli insuccessi dell’esistenza, i pezzi nei quali si sente tutta rotta e continua il percorso.
Anche perché sa che dopo la notte, per chi ha coraggio, spunta sempre il mattino.
Renata Rusca Zargar