Sogni di gloria. Paper house

SOGNI DI GLORIA.

PAPER HOUSE

SOGNI DI GLORIA. PAPER HOUSE

 In Spagna, ma ormai a livello internazionale, furoreggia la serie TV “La casa de papel” (La casa di carta), giunta alla sua terza sequel, che narra la proverbiale “rapina del secolo”: un gruppo di giovani, all’uopo istruiti, riesce a penetrare nel caveau della Banca Centrale, fa partire le rotative e si esalta nello stampaggio di centinaia di milioni di euro, cantando e ballando “Bella Ciao”, quasi fosse un revival delle azioni partigiane dell’ultima guerra, una replica della lotta di classe contro il nuovo oppressore: il gotha bancario internazionale.  [VEDI] 

 


Insomma: Bandiera rossa la trionferà! in salsa sovranista

 

La serie ha avuto enorme, quanto facile e prevedibile, successo, poiché lo spettatore si identifica pienamente in quel gruppo di animosi, che danno l’assalto alla zecca anziché all’arsenale di un tempo, in una sottesa equivalenza euro = armi. 

 Il tema non è certo nuovo [VEDI], accarezzando il sogno proibito di quanti devono duramente faticare per guadagnare quei pezzi di carta di così facile fattura. La novità è stata quella di accostare l’epica impresa a quella dei partigiani contro i nazisti, ridando vita a sentimenti di sinistra ormai sepolti dalla politica neoliberista degli ex comunisti: Bella Ciao tocca ancora oggi le corde di tanti combattenti, oggi più che ottuagenari, ma ne trasmette l’emozione ai loro figli e nipoti.

 


I giovani George Clooney, Brad Pitt, Julia Roberts nell’ardua impresa di svaligiare il caveau di un ricchissimo biscazziere di Las Vegas.

 

La storia veicola peraltro un messaggio ausiliario ai sentimenti “sovranisti” oggi dilaganti un po’ in tutta Europa, nonostante si tratti di una rapina privata; ma la sua implicita estensione ad uno Stato che stia dalla parte della gente e non contro di essa -quale è oggi percepito- fa subito presa sull’immaginario collettivo, elevando il rapinatore al rango di Cavaliere Bianco. 

Io stesso ho tentato, sin dal 2012, quando eravamo sull’orlo dell’abisso, di trovare chi traducesse in film una mia sceneggiatura, che tratta dello strapotere della finanza ai danni dell’economia reale e quindi della ribellione di un professore di Economia Monetaria, che decide di non proseguire in un insegnamento fuorviante, spiegando invece agli studenti come davvero funziona il sistema bancario e monetario, con ciò subendo le prevedibili ritorsioni dei suoi superiori e dei tribunali, tutti schierati per il mantenimento dell’ordine costituito, anche se in violazione delle leggi (come mostrerò in un prossimo articolo).

Le ragioni del successo di chi ha scritto la sceneggiatura della serie spagnola, dapprima nel trovare i finanziamenti, e successivamente nel catturare il gradimento del pubblico, sono di varia natura, ma a mio avviso stanno soprattutto nel tono “goliardico” dell’impresa, impossibile in realtà, ma appagante le velleità libertarie che albergano in ciascuno di noi e sulle quali indulge la maggior parte dei film, per “fare cassetta”. 

 

  

Agli antipodi: Il Che, l’eroe della giustizia fai-da-te; la bilancia della disuguaglianza; il tribunale della dura lex sed lex. Per chi tifa la platea? 

 

Di più, l’accostamento dei giovani eroi di oggi ai partigiani di ieri cattura abilmente chi rimpiange la perduta sinistra, che nel film riemerge, vincente ora come allora. Quei giovani sono un po’ i Che Guevara, i Cuba Libre risuscitati, guerriglieri di un laico Esercito della Salvezza, in lotta contro il Moloch bancario. 

Il mio eroe è invece un singolo, che si batte in solitaria per il trionfo del diritto contro la mera forza, che fa, modifica e interpreta leggi e costituzioni a suo esclusivo vantaggio. Infatti, non c’è niente di più frustrante che veder applicare col bilancino leggi che penalizzano l’uomo della strada, incuranti dei principi costituzionali, mentre si esalta la Costituzione quando serve ai potenti. 

Ma, tornando in tema, quel fiume di danaro che le rotative, azionate dai candidi rapinatori, sputano allegramente, veicola anche un altro messaggio: 

 


E’ solo carta, bellezza!

 

che il denaro non è una merce rara e preziosa, è soltanto carta, che acquista valore di scambio soltanto grazie alla sua accettazione da parte delle banche e del fisco, quindi anche della gente. Una semplice constatazione, che cozza contro quanto i fautori dell’austerity vogliono farci credere, dosando con avarizia il denaro circolante, per alzarne il prezzo (gli interessi) quanto meno loro stessi ne mettono a disposizione. Il gioco non si limita a questo, poiché ai periodi “di magra” fanno seguire periodi affluenti, per poi chiuderli con una recessione pianificata. Col risultato di saccheggiare le nazioni dei loro beni, pubblici e privati, a prezzi di realizzo. Qualcuno ricorda come e quando iniziò il nostro saccheggio? Digitare “Panfilo Britannia, 1992”…

 

Marco Giacinto Pellifroni                    10 febbraio 2019

 

 

 

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