Sistema Sanitario

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO

Tredicesima parte

LE MACROSCOPICHE CONTRADDIZIONI
 DEL NOSTRO SISTEMA SANITARIO

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 

Tredicesima parte

 
LE MACROSCOPICHE CONTRADDIZIONI
 DEL NOSTRO SISTEMA SANITARIO
 

All’inizio di questo Nuovo Anno, mi è capitato di scorgere tra le tante carte, dalle quali sono circondato, un interessante Articolo di Jenner Meletti (pubblicato sul Quotidiano “La Repubblica” di lunedì 27 Settenbre 2010), nel quale è inclusa un’intervista concessa dal Dottor Salvio Sigismondi, Presidente dell’Ordine dei medici di Cuneo; vista la notevole importanza dell’argomento trattato, mi permetto di sottoporre la parte iniziale dell’Articolo stesso alla cortese attenzione dei nostri Amici Lettori:

“C’ era una volta il medico Condotto, scomparso (sulla carta) nei primi mesi del 1980, con la realizzazione del Sistema Sanitario Nazionale, deciso nel 1978. Ma i medici di campagna e delle zone emarginate della montagna (dice Salvio Sigismondi) somigliano molto a quelli che avevano la condotta. E continuano a lavorare in condizioni pesantissime. Orari che non finiscono mai, spese continue. Se stacchi il cellulare, ti chiamano a casa. Ma senza di loro, una fetta d’Italia sarebbe abbandonata.

Anche il Presidente dell’Ordine è un Medico di Medicina Generale, con tre ambulatori a Fossano e in due frazioni.

Che tu lavori in centro a Milano o sotto il Monviso, lo “stipendio” è uguale per tutti: 38,62 euro all’anno per ogni assistito, che presto diventeranno 40,05. Ma per avere 850 pazienti in montagna, devi “occupare” un’intera valle. Non mi piace usare paroloni, ma credo che quelli che continuano a lavorare in certi territori siano eroi, o quanto meno missionari. Certo, non si potrà resistere a lungo. Come Federazione Nazionale Ordini Medici Chirurghi e Odontoiatri abbiamo studiato la curva anagrafica dei medici di medicina generale. Abbiamo scoperto che fra il 2015 ed il 2025 (per chi si occupa di programmazione sanitaria è già domani) circa 25 mila MEDICI DI MEDICINA GENERALE andranno in pensione e non saranno rimpiazzati perché mancheranno i laureati (o, meglio, i nuovi Medici Territoriali).

Circa 11 milioni di italiani resteranno dunque senza medico di base, e saranno quelli che abitano in campagna o in montagna, dove già i servizi sono al minimo. Se hai la broncopolmonite a Torino, puoi andare direttamente al pronto soccorso. In montagna l’ospedalizzazione è più difficile, bisogna fare arrivare l’ambulanza su strade quasi impossibili o fare atterrare (quando ci si riesce) l’elicottero.

Se non cambiano molte cose, presto avremo solo medici di città

 

Sin qui, dunque, il Servizio Giornalistico di Jenner Meletti (con le relative dichiarazioni del Dottor Salvio Sigismondi).

Ma, carissimi lettori, io mi permetto di andare oltre queste dichiarazioni, già di per sé preoccupanti, se non addirittura drammatiche.

Aggiungo che anche nelle Città (ivi compresa, ovviamente, la nostra Savona) stanno progressivamente diminuendo i Medici di Base ed, addirittura, rischia di crollare l’intero Sistema della Medicina Territoriale.

Domandiamoci per un attimo:

– QUANTI SONO I MEDICI DI MEDICINA GENERALE CHE POSSONO ANCORA ANDARE AL DOMICILIO DEL PAZIENTE, VISTE LE CONDIZIONI DEL TRAFFICO CITTADINO E LA PAUROSA ASSENZA DI AREE DI PARCHEGGIO?

– QUANTI SONO I MEDICI SPECIALISTI ANCORA DISPONIBILI AD EFFETTUARE GLI OPPORTUNI ACCERTAMENTI DIAGNOSTICI ED A SUGGERIRE GLI IDONEI TRATTAMENTI TERAPEUTICI PRESSO IL DOMICILIO DEL PAZIENTE?

– DOVE SONO CONVOCATI, COME SONO GESTITI E COME FUNZIONANO I POLIAMBULATORI TERRITORIALI ED I CONSULTORI FAMILIARI?

– ESISTE ANCORA UNA TRACCIA DEI SERVIZI DI MEDICINA SCOLASTICA E DI ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA DOMICILAIRE AGLI ANZIANI (AUTOSUFFICIENTI E NON)?

– ESISTE ANCORA NEL NOSTRO LINGUAGGIO QUOTIDIANO LA PAROLA “PREVENZIONE”?

A queste poche ed elementari domande potremmo aggiungerne numerose altre; ma tutte ci condurranno ad un’unica ed onnicomprensiva risposta:

“LA MEDICINA TERRITORIALE E’ IN GRAVE CRISI ESISTENZIALE E CORRE IL SERIO PERICOLO DI SCOMPARIRE DEL TUTTO.”

L’indiretta conferma a questo giudizio (che non è soltanto MIO PERSONALE, ma ritengo sia ampiamente condiviso) giunge a tutti noi da un’esemplare pubblicazione del Dott. Roberto Lerza (Direttore s.c. Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza dell’Ospedale San Paolo di Savona), comparsa in data Dicembre 2010 sulla RIVISTA “SANITA’ NOTIZIE” (PERIODICO TRIMESTRALE DELL’ASL2 SAVONESE)

L’intera relazione del Dott. Lerza merita di essere letta e studiata nella sua completezza, alla luce dell’indiscutibile preparazione professionale e della quotidiana esperienza sul campo dell’Autore; mi limito, per ragioni di spazio, a riproporre solamente il Titolo della relazione stessa, perché questo Titolo riesce a concentrare, in poche righe, tutta l’essenza del problema che abbiamo di fronte:

“IL SOVRAFFOLAMENTO DEL PRONTO SOCCORSO DETERMINA UNA SITUAZIONE NELLA QUALE LA DOMANDA DI SERVIZI IN EMERGENZA SUPERA LA CAPACITA’ DI FORNIRE ADEGUATA ASSISTENZA IN TEMPI RAGIONEVOLI.

LA CAUSE? DEMOGRAFICHE, EPIDEMIOLOGICHE, SOCIALI, STRUTTURALI, ORGANIZZATIVE. TRA LE IPOTESI DI SOLUZIONE UN NUOVO RUOLO DELLE STRUTTURE SANITARIE DEL TERRITORIO E DEL MEDICO DI MEDICINA GENERALE, PUNTO DI RIFERIMENTO EFFETTIVO PER LA SALUTE DEL PAZIENTE

Ma se questo nuovo ruolo non verrà creato e raggiunto a quali conseguenze andremo incontro?

E’ presto detto, perché quanto dirò, nelle prossime righe, si sta avverando, purtroppo:

– ULTERIORE AUMENTO DELLE RICHIESTE DI PRESTAZIONI IN PRONTO SOCCORSO

– ULTERIORI DISAGI PER CITTADINI(PROLUNGAMENTO DEI TEMPI DI ATTESA E, SOPRATTUTTO, RISCHIO DI INCORRERE IN ERRORI DIAGNOSTICI E TERAPEUTICI)

– SOVRACCARICO LAVORATIVO PER TUTTO IL PERSONALE SANITARIO

– CONSEGUENTE AUMENTO DEI RICOVERI OSPEDALIERI (IN ASTANTERIA ED IN REPARTO)

– CONSEGUENZIALE AUMENTO DEI LETTI E DELLE DIVISIONI OPSEDALIERE

– NECESSITA’ DI AUMENTO DEL PERSONALE OSPEDALIERO (MEDICO, INFERMIERISTICO ED ASSISTENZIALE)

– CONSEGUENTE AUMENTO DEI PRIMARIATI

– INSOSTENIBILE AUMENTO DEI COSTI OSPEDALIERI E, PIU’ IN GENERALE, DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

La conferma della potenziale veridicità di queste prospettive è, peraltro attestata dal sottostante Grafico (pubblicato, da gran parte dei Quotidiani nazionali, in data 20-11-2010), dal quale emerge, tra l’altro, anche sul piano puramente finanziario, l’esiguità dell’importanza della Medicina Generale Convenzionata (o, Territoriale, che dir si voglia):

 

  

Alla luce delle considerazioni sovra esposte e di questi ultimi dati, noi tutti ci dobbiamo porre questa fondamentale domanda: COME USCIRE DA QUESTA CRISI?

La prima Risposta è insita nelle Proposte serie e ponderate, che il Dott. Roberto Lerza ha dettagliatamente precisato nella Sua relazione.

Ma, io. Carissimi amici lettori, sento anche il dovere di continuare a ripetere quanto già scritto nel lontano 14 Giugno 1996 (Testo: “L’ALTRA CITTA’ – CAPITOLO: IL COSTO DELLA SANITA’ pagine 245 e seguenti):

Occorre, a mio modo di vedere, procedere ad attuare alcune riforme di struttura, che, peraltro, erano già previste nell’assetto normativo della Legge 833 (istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale) e che, per interi due decenni, sono state completamente disattese.

La prima riforma concreta da attuare riguarda il DECENTRAMENTO FINANZIARIO ED OPERATIVO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE: per anni abbiamo assistito alla definizione, in sede centrale, del Fondo Sanitario Nazionale con criteri restrittivi e sottostimati, non tenendo minimamente conto delle precise indicazioni delle Regioni, che fondavano le loro previsioni sui bilanci consuntivi degli anni precedenti; è giunto ormai il tempo di un vero ed autentico decentramento del nostro Stato e, per il settore della sanità, i tempi sono più che maturi.

Jenner Meletti

 La seconda riforma è molto più complessa, perchè, per rendere effettiva, concreta e reale la sua attuazione occorre un grande salto di qualità sul piano culturale e di costume e, successivamente, sul piano politico-amministrativo.

In termini molto semplici, OCCORRE TRASFERIRE IL BARICENTRO DELLA SANITÀ DALL’OSPEDALE AL TERRITORIO; è, infatti, a livello territoriale che occorre fare prevenzione, cura e riabilitazione; l’ospedale, in avvenire, dovrà diventare una struttura, altamente specializzata, dove verrà curata e riabilitata soltanto quella parte di cittadini che non potrà essere razionalmente trattata a livello territoriale.

Spostare il baricentro dall’ospedale al territorio significa, di conseguenza, trasferire competenze, risorse finanziarie, strutture e personale dall’ospedale al territorio; d’altra parte, questa tendenza è diventata patrimonio culturale ed operativo della grande maggioranza degli altri Paesi Europei e non si vede perchè il nostro Paese, ad onta delle sue lungimiranti ipotesi legislative, non si debba mettere al passo del progresso scientifico e civile, avvenuto a livello continentale.

Che cosa fare, dunque, in concreto?

Mi permetto di suggerire alcune indicazioni che mi paiono assolutamente ineludibili:

– Occorre creare i distretti socio-sanitari di base (la Regione Liguria, dopo aver commesso l’imperdonabile errore di non istituire le Unità Socio-Sanitarie Locali, è in enorme ritardo rispetto ad altre Regioni Italiane);

– E’ necessario collocare nel distretto tutte le attività dei servizi territoriali sanitari e sociali, sia specifiche che fra loro integrate; in tale senso i distretti socio-sanitari dovranno diventare la sede di gestione e di coordinamento operativo ed organizzativo di tutti i servizi territoriali;

– Di conseguenza, è urgente costituire le équipes socio-sanitarie distrettuali, utilizzando, a tal fine, gli esuberi di personale ospedaliero ed attuando, in concreto, una seria politica di mobilità del personale stesso;

– E’ necessario valorizzare ed utilizzare al massimo ogni forma di volontariato (individuale o associativo); parimenti si rende necessaria l’istituzione di un Servizio Civile (alternativo a quello Militare), al fine di poter utilizzare, all’interno delle èquipes territoriali, giovani altamente motivati sul piano etico e sociale;

 

– E’ urgente potenziare e decentrare ulteriormente gli ambulatori di quartiere e ricuperare, alla loro primaria ed indispensabile funzione, i consultori familiari;

– Si rende necessario trasferire alle competenze dei distretti e delle loro équipes l’assistenza socio-sanitaria agli anziani non autosufficienti e dei cronici in senso lato; a tal fine va privilegiata l’assistenza domiciliare rispetto al ricovero in R.S.A. (Residenze Sanitarie Assistite); in proposito, vanno studiate ed attuate forme di incentivazione economica alle famiglie che si facciano carico di far fronte ai bisogni assistenziali degli anziani (sull’esempio di quanto ha già fatto la Regione Toscana, con Legge Regionale n. 108 del 21/12/1995).

Questa è, a mio modo di vedere, la strada dell’avvenire; attraverso questa metodologia è possibile migliorare la qualità dell’intervento sanitario e, contemporaneamente, ridurre la quantità complessiva della spesa.

Ma…giunti a questo punto, molti lettori metteranno in evidenza che io, Aldo Pastore, sono un individuo alla continua e vana ricerca di nuovi ideali, che non troveranno mai spazio nella concreta realtà di tutti i giorni.

Mi permetto di rispondere a loro con un detto di T. Gyatso XVI DALAI LAMA:

“Gli ideali sono molto importanti nella vita; senza di essi non puoi fare nulla. Che tu li consegua o meno è irrilevante, ma bisogna tentare di avvicinarsi ad essi.”

8 Gennaio 2011                                                      Aldo Pastore

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