Silvia Salis: dal martello olimpico alla sfida per Genova

C’è chi entra in politica dopo anni di militanza nei partiti, chi si costruisce un profilo a colpi di talk show e chi, come Silvia Salis, salta nella mischia lanciando il cuore oltre l’ostacolo – o, nel suo caso, oltre la gabbia del lancio del martello.

La sua candidatura a sindaca di Genova per il centrosinistra è arrivata come un fulmine a ciel sereno, o meglio: come un martello piovuto dall’alto. Perché, se è vero che nel pantano delle indecisioni del centrosinistra genovese serviva una scossa, è altrettanto vero che il nome di Salis ha colto di sorpresa la base militante del Pd, rimasta spaesata ma alla fine disposta ad accettare l’“atleta civica” pur di smuovere le acque stagnanti.

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Classe 1985, genovese, laureata in Scienze Politiche, Salis non è una sconosciuta per chi frequenta lo sport italiano: dieci titoli nazionali nel lancio del martello, due partecipazioni olimpiche (Pechino 2008 e Londra 2012), e oggi vicepresidente vicaria del Coni. Un curriculum solido, costruito lontano dai palazzi della politica, ma non per questo privo di implicazioni pubbliche.

La sua è una “scelta di cuore”, dice lei stessa. Una candidatura nata nel segno della memoria del padre Eugenio, figura amatissima nell’atletica ligure, recentemente scomparso. E c’è da crederle: Salis parla come chi sente davvero di dover restituire qualcosa alla propria città. E tuttavia, i conti con la politica sono più duri di qualsiasi gara olimpica. Perché nel centrosinistra genovese l’entusiasmo per il suo nome è inversamente proporzionale alla sua notorietà tra gli iscritti. E la benedizione del M5s e dell’Alleanza Verdi-Sinistra non basta a sciogliere i dubbi di chi teme un’altra candidatura “civetta”, buona per le foto e i buoni propositi, meno per affrontare i colpi bassi del duello elettorale.

A destra, nel frattempo, l’attuale vicesindaco Pietro Piciocchi si prepara a indossare i panni del candidato da battere. Uomo di macchina, tecnico con ambizioni politiche, rappresenta la continuità dell’amministrazione Bucci. Ed è proprio con Bucci che Salis ha avuto in passato rapporti istituzionali, tanto da ricevere nel 2023 l’incarico di “ambasciatrice di Genova”. Un gesto che ora i detrattori del centrosinistra non mancano di ricordare con sospetto: l’atleta olimpica ha cambiato corsia o solo strategia?

Sposata dal 2020 con il regista Fausto Brizzi, Salis si presenta come simbolo della società civile, lontana dai giochi di corrente che negli ultimi mesi hanno dilaniato il Pd locale. Ma la vera domanda è: riuscirà a trasformare la sua esperienza nello sport – fatta di disciplina, ascolto e spirito di squadra – in una proposta politica concreta, capace di parlare ai quartieri, alle periferie, ai giovani che ormai alle urne non vanno più?

Silvia Salis promette di portare il fair play in politica. Un intento nobile, ma anche rischioso. Perché la politica, si sa, raramente gioca secondo le regole. E perché, per vincere a Genova, non basta più lanciare lontano: bisogna anche sapere dove atterrare.

R.T.

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