Si scrive biologico ma si legge biotecnologico

SI SCRIVE BIOLOGICO
MA SI LEGGE BIOTECNOLOGICO

 

SI SCRIVE BIOLOGICO MA SI LEGGE BIOTECNOLOGICO

di Nat Russo

Grano biologico e/o biotecnologico?

Che cos’è naturale? Bella domanda, specie se parliamo di cibo. Tutti vorremmo mangiare naturale. Ma cosa vuol dire? Secondo natura, non artificiale. Non è però una risposta esaustiva, poichè non c’è niente di più culturale dell’idea di natura. Eppure molti non solo si accontentano di questa risposta parziale, ma vanno oltre, poichè uniscono a ciò il pregiudizio di considerare ciò che è naturale, più buono, più giusto, più sano e più sicuro.

Batti e ribatti i movimenti ambientalisti nella loro lotta alle biotecnologie agroalimentari hanno vinto. Ma si tratta di una vittoria di Pirro. Molti oggi ripetono il mantra ideologico: naturale=sicuro=innocuo=moralmente buono, come se fosse una verità appurata, ma il concetto non è però passato completamente nella massa. Ho chiesto a mia madre, massaia novantenne, certamente non ideologizzata, ma ancora saldamente responsabile degli acquisti alimentari di una famiglia numerosa con molte ramificazioni parentali, per te cosa è un cibo naturale mi ha risposto naturale è ciò a cui siamo abituati.

Una selezionata schiera di militanti del naturale si fida solo delle specie native, meglio se tipiche della zona. Ma le contraddizioni sono dietro ad ogni angolo. Ne parlavo con una collega, professoressa di scienze, sicuramente ambientalista d.o.c., mentre acquistava con disinvoltura della trevigiana, kiwi, ananas, caffè e persino dello zucchero di canna Eridania (l’Eridano, cioè il Po, scorre in una valle nota per le piantagioni di canna da zucchero?), perché fa meno male dell’altro. Insomma una spesa da visitors, per una nemica giurata delle specie aliene esotiche invasive e di tutte le specie alloctone (cioè cresciute altrove) nemiche della biodiversità locale. Ma allora devo credere che persino quel kiwi intruso, che così bene ha attecchito trent’anni fa in Italia, specie in Piemonte, è un pericolo, poichè la sua biodiversità cattiva è una minaccia per la biodiversità buona locale?

Forse è colpa solo di una mancata sedimentazione nella memoria. Dopo un poco di decenni l’esotico diventa naturale e persino tipico. Si pensi alla naturale polenta di mais. Pochi ricordano che un tempo il miglio (quello che oggi diamo ai canarini) era l’ingrediente principale della polenta. La polenta con il mais è ora tradizione, con un sacco di ricette storiche la cui origine si perde nella notte dei tempi. Tra cinquantanni il pesce siluro, che sta invadendo il bacino del Po, sarà considerato dai nostri nipoti naturalmente presente, da sempre, e verranno tramandate ricette tradizionali apposite.

La mancanza di prospettiva storica fa spesso brutti scherzi. Poiché i cambiamenti naturali sono lenti e impercettibili su scala umana, siamo portati a credere, per esempio, che i peperoni, i pomodori e le patate da noi siano sempre esistiti e che siano sempre stati uguali a quelli che sono oggi.

Vi è infine la truppa scelta di chi ha fatto il passo decisivo ed oltre al naturale, cerca anche il biologico. È implicito che si tratti di un nemico giurato degli OGM. Con questa scelta dolorosa (per il gusto e per il portafoglio) è certo di mangiare all’antica, sano e meglio. Purtroppo ciò non è vero. A differenza di quanto viene comunemente creduto, il biologico non è nutrizionalmente superiore ai prodotti convenzionali. Questo dipende dal livello tecnico ancora arretrato dell’agricoltura biologica rispetto a quella tradizionale, che fatica a selezionare cultivar adatti e che per ragioni ideologiche non chiede aiuto alla ricerca scientifica ed alle biotecnologie, che non riesce a vedere come preziose alleate, ma considera solo come pericolose nemiche.

Qui siamo al paradosso: perché il movimentismo più d’avanguardia si dimostra, scientificamente, quello più di retroguardia. Non a caso il biologico italiano fatica ad affermarsi. Fortunatamente non succede questo nel resto del mondo.

La California (dove è nato il biologico, non scordiamocelo) con le sue 75.000 fattorie e ranch, è una grande potenza agricola mondiale, per produzione ed esportazione (36.6 miliardi di dollari/anno il 12% del totale USA): qui si scrive biologico (anzi organic) ma si legge biotecnologico. Frutta e verdura organic (a differenza della nostra) hanno un aspetto bellissimo ed un sapore squisito. Come mai? Semplice, il biologico ha chiesto aiuto al biotecnologico, che gli ha fornito cultivar ibridi adatti alla coltivazione biologica ed alle concimazioni non chimiche che richiede. I buoni raccolti hanno permesso prezzi decisamente più abbordabili ed anche l’organic ha conquistato la sua fetta di mercato. Ma vallo a dire alla lobby nostrana dei duri e puri. Ah, beati manichei, della vostra arroganza pagano gli altri, non pagate voi!

 

NAT RUSSO

 

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