Sì alle centrali a gas ma no nei centri abitati
SI’ alle centrali a gas
ma NO nei centri abitati
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SI’ alle centrali a gas ma NO nei centri abitati
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Il Piano Nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) è un documento di indirizzo programmatico del nostro paese in termini di politica energetica, concertato con l’Unione Europea, che ha preso vita grazie all’adozione, nel 2017, della nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN). Su alcuni elementi vale la pena porre attenzione, fra questi la transizione a fonti energetiche green, con un progressivo abbandono delle fonti fossili, in primis il carbone. E’ importante però ricordare alcune questioni tecniche che sono imprescindibili, tra cui: – l’attuale copertura di fonti rinnovabili per i fabbisogni del nostro paese, ancora molto al di sotto del necessario; – l’intermittenza delle stesse fonti che per loro natura hanno degli alti e bassi produttivi. Cosa è intervenuto nel frattempo? Il capacity market, ovvero quel sistema compensativo a favore delle centrali elettriche tradizionali, quindi alimentate a gas e in alcuni casi ancora a carbone, che si rendono disponibili a intervenire immettendo energia quando le fonti rinnovabili non sono sufficienti: questo è indispensabile perché la rete elettrica deve avere un costante equilibrio tra immissione energia e utilizzo della stessa. Nel processo di transizione, che traguarda il 2030 come primo importante step di de-carbonizzazione e il 2050 come quasi totale de-carbonizzazione, rimane presente l’utilizzo quale fonte energetica del gas, cui si traguarda di affiancare l’idrogeno trattato in forma green. Del gas ora ci sono nuove tipologie di utilizzo e impatti nelle emissioni estremamente contenuti, ma, volendo sintetizzare il concetto, per alcuni decenni è vi sarà necessità di mantenere sul territorio nazionale un certo numero di centrali alimentate con gas: questo per garantire la necessaria quantità di energia in ogni momento. Ed è altrettanto facilmente ipotizzabile che diversi produttori avvieranno proposte di transizione delle loro centrali a carbone, passando al gas. Venendo quindi al dibattito locale che si è avviato sull’ipotesi di un raddoppio a gas, perchè un gruppo è già presente ed operativo, della centrale di Vado Ligure di proprietà Tirreno Power, è plausibile che sia in linea con la politica energetica tracciata e che la dislocazione, al netto del preciso luogo fisico, è insita nella necessità di avere un certo numero di centrali disponibili nelle diverse zone in cui è suddiviso il mercato elettrico italiano, oltre che per alcune ragioni fisiche, anche per ragioni di prezzo del mercato elettrico, al netto dei contributi ricevuti se si aderisce al “capacity market”. Credo che il dibattito non possa quindi essere se nel nostro paese ci devono essere ancora centrali a gas o meno, perché a mio avviso la risposta non può che essere affermativa, ma piuttosto se a seconda di determinati parametri e tecnologie utilizzate, tali possano essere localizzate nei pressi di centri abitati. Questo è un elemento corretto di ragionamento politico, ma non deve essere viziato né dalla preclusione aprioristica, non tecnicamente percorribile, né dal concetto inglese NIMBY “Not In My Back Yard”, letteralmente “Non nel mio cortile sul retro”.
Andrea Melis Ex Consigliere Regionale
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