Sea-Watch3
SEA-WATCH 3
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SEA-WATCH 3 |
C’è un tempo per essere torturati prima di morire senza una ragione, che non sia quella di essere nati nel posto e nel momento sbagliato, in una prigione libica e un tempo per attraversare il deserto prima di imbarcarsi e di morire affogati nel Mediterraneo C’è un tempo per essere abbandonati in alto mare da trafficanti disumani di uomini, donne e bambini e un tempo di essere salvati da altri uomini che sono rimasti umani. C’è un tempo per chiudere i porti e uno per aprirli se anche altri li aprono. C’è un tempo per soppesare con il bilancino dei sondaggi d’opinione i vantaggi o i danni che l’accoglienza comporta e un tempo di gettarsi in mare per salvare i naufraghi. C’è un tempo per la spietatezza e uno per la pietà, un tempo per il calcolo politico e un tempo per la carità, non importa se cristiana o semplicemente umana. C’è un tempo per obbedire alla propria coscienza, o a chi cinicamente specula sulla paura irrazionale di tanti miseri che temono l’invasione dei migranti (soprattutto africani). C’ò un tempo per la propaganda e uno per l’agire razionale in base al principio di realtà (o almeno si spera). C’è un tempo (presente) per il sacro egoismo sovranista e un tempo (futuro) per la presa d’atto che siamo tutti nella stessa barca, anzi, nello stesso barcone del mondo in balia delle onde cosmiche, le quali non distinguono tra Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi, tutti nello stesso barcone sempre a rischio di naufragar in uno spazio infinito senza porti né aperti né chiusi, senza confini da difendere, né muri da erigere o da abbattere e dove al governo c’è solo la forza di gravità. Questo è il tempo della disuguaglianza e dell’ingiustizia, del conflitto e della divisione, ma verrà un tempo in cui anche il tempo finirà e finalmente giustizia sarà fatta. |