SE SBARCASSERO I MARZIANI

 SE SBARCASSERO I MARZIANI

SE SBARCASSERO I MARZIANI

Di fronte ad un apparato che vive, che lotta per vivere anche domani cercando il cibo e pause alla fatica, che muta nel tempo, che si muove e che respira, non possiamo autoingannarci (ma quanto è comodo a volte l’autoinganno!!) dicendo a noi stessi che siamo liberi di fare di quell’ individuo ciò che vogliamo. 

 Come minimo dobbiamo prima spiegare e spiegarci il motivo per cui la facoltà ad agire indiscriminatamente verso di lui non la estendiamo anche e parallelamente alle persone, visto che molti cerebrolesi o microcefali, per esempio, sono intellettualmente inferiori a certi animali.

Chi tra i singoli e le istituzioni si erge a difesa del dualismo uomo-animale, indicando il primo come portatore di una dignità tale da permettergli di privare della dignità il secondo, non ha mai risposto chiaramente.

Tralasciando lo strano fatto per cui chi ha dignità, proprio per questa sua nobile caratteristica, generalmente non si appoggia alla sua dignità per arrogarsi il diritto di toglierla agli altri, ciò che bisogna sottolineare ora è come invece dovrebbe saper rispondere a questa domanda, che sembrandoci fondamentale non ci stanchiamo di riproporre, sia pur calata in contesti diversi: “Se esistessero dei marziani, intellettualmente tanto più avanzati dell’uomo quanto l’uomo lo è degli animali, e fossero in grado di sottometterlo, e sbarcassero sulla Terra, avrebbero il diritto di legare su un tavolo operatorio una persona e di vivisezionarla?”.

Infatti l’uomo è troppo coinvolto nel “proprio particulare” perché un discorso sulla ammissibilità della vivisezione, della alimentazione carnea, degli allevamenti intensivi, dei giochi cruenti, della marchiatura a fuoco ecc., possa essere serenamente fatto, sicché la maniera migliore per affrontare un simile discorso, sta nell’attuare la tecnica dello straniamento: vedere le cose con gli occhi di un altro. Anzi, di uno che è così altro da essere alieno: un extraterrestre.

Costui, come tale, non sarebbe assuefatto a certi comportamenti, e perciò non li giudicherebbe condizionato dalla forza della abitudine, la quale, come si sa, oscura la capacità di giudizio.

Egli giudicherebbe invece la cosa per come la cosa è. Pura nella sua bellezza o nella sua brutalità. Senza che qualche grillo parlante rovesciato gli sussurrasse all’ orecchio: “Ma intanto lo fanno tutti, tutti l’hanno sempre fatto…E’ normale!”. Dove non è affatto detto che il normale non sia in realtà un nor-male. Cioè un male che ci sfugge perché si annida proprio nella parola “normale“. E che, a volte, pare così scontato da informare di sé persino la norma (la legge!!).

Da questo osservatorio marziano, da questo sguardo straniante, potranno, è vero, venir meno molte delle nostre certezze. Ma potranno anche nascere un modo di pensare e di agire più autentici.

Fulvio Baldoino

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