Se non ora quando.

Olof Palme

Mai come oggi i vari rivi fiumi e torrentelli di idee sentono il bisogno di confluire in un unico grande lago, calmo per antonomasia ma anche accogliente e avvolgente.
Nihil novi sub sole, si dirà. Infatti, ma fino ad oggi non siamo riusciti a dare un senso compiuto e organizzato a tutti questi flussi che, accomunati da ideali simili, non soggetti al pensiero unico ma  poco contrastanti, cercavano una collocazione vivace e moderna ma anche saggia e razionale.
“Noi democratici non siamo contro la ricchezza ma contro la povertà. La ricchezza, per noi, non è una colpa da espiare, ma un legittimo obiettivo da perseguire. Ma la ricchezza non può non essere anche una responsabilità da esercitare”.
Olof Palme, un socialdemocratico che pensa come un liberale.
Ecco da questo pensiero di Palme vorrei partire per chiarire una posizione che spesso viene interpretata in maniera fuorviante. Se i socialisti e i liberali fossero stati meno snob e pieni di sé avrebbero potuto combinare qualcosa di buono. Insieme.
E’ forse impossibile  elaborare  un proprio concetto di stato sociale in senso  liberale?  O ci si deve sempre riferire a schemi preconfezionati? Lo dico con grande tristezza.
Repubblicani, Socialisti, Liberali, insieme ad altre forze politiche, ambiscono a una cadrega e, per averla, si fanno il loro partitino finendo per portare acqua ai mulini della malandata sinistra perdente o di una destra esagerata e iperbolica, a cui stanno lasciando, abbandonandolo, il  Belpaese. Ma ci sarebbe da trovare un leader carismatico che li mettesse d’accordo. Mica facile. Eppure chi cerca trova.  Un personaggio con una giusta autostima ma anche apertura mentale e tolleranza. E anche con un po’ di rispetto per il cosiddetto bene comune. Esisterà nell’orbe terraqueo?

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Da giovane ancora imberbe, avevo scelto la via del liberalismo, perchè ero convinta, e lo sono ancora, che l’uomo ha bisogno di libertà di pensiero e azione per  esprimersi e dare il meglio di sé.  Affrancandosi da uno statalismo esasperato. Ho sempre avuto una grande fiducia nell’uomo e nelle sue capacità.  Perchè esistono dimostrazioni evidenti e inconfutabili di ciò che  è stato capace di costruire, in senso culturale, umanistico,  intellettuale  e tecnico scientifico. E ciò  che è passato è un usato sicuro, mentre il futuro,  chissà. Certo ha compiuto anche nefandezze. Dunque occorre saper scegliere emulando il positivo,  storicizzando e metabolizzando il negativo   e non usandolo   come   icona  da tirar fuori demagogicamente alla bisogna.
Il mio babbo, socialista doc, mi rimproverava sostenendo che il partito liberale era il partito dei signori. E noi, signori non eravamo. Il babbo era una persona molto aperta e intelligente, ma non riusciva a perdonare il duce per averlo tenuto in naja per sette anni, beccandolo con la dichiarazione di  guerra, proprio all’inizio del servizio militare. Era stato prigioniero degli Inglesi e ripeteva, spesso, che non ci stava poi tanto male perché faceva un po’ il cuoco e  un po’  il furiere, credo si dica in gergo militare. Perchè sapeva leggere e far di conto.
Per tanto tempo ho avuto idea che i due principi non potessero comprendersi e collocarsi, se non  intrinsecamente,  almeno in modo benevolo e disponibile.  Come la maggior parte degli esponenti duri e puri. Da una parte e dall’altra.  Ma col passare del tempo ho riflettuto e sono arrivata alla conclusione che sarebbe stato possibile fonderli, lasciando al macero ideologie e dogmatismi.
E intanto mi becco insulti, spero benevoli ma un tantino supponenti, da amici socialisti e liberali che non accettano questo  mio personale new deal. “Il socialismo liberale fu teorizzato da Rosselli negli anni trenta e non ebbe successo. Tutto è tranne novità. E poi basta con l’autocertificazione della rispettabilità”.
Non credo sia importante se è stato teorizzato da qualcuno in passato, fallendo, tanto meno se non è una novità, e poi un secolo fa.  La mia scarsa conoscenza della storia mi premia, in questo caso, perchè queste idee sono frutto di elaborazione e riflessione personale. Se poi l’ha detto qualcun altro non mi tange.  Anche se ubi maior… Tutto, per citare Einaudi, deve avvenire in contingenza.  E,  dopo un secolo qualcosina è cambiato.
Dunque quel tanto di statalismo necessario per la sopravvivenza di base garantendo a tutti pane e lavoro. E, importante visione abbastanza sottovalutata con welfare insufficiente, una  particolare attenzione a chi non può, davvero,  lavorare ed essere produttivo.
Nella realtà attuale   c’è bisogno di pensare alla povertà imminente, al sostegno  di  vecchi e  bambini, inabili,  disabili e  disoccupati,  secondo un principio di solidarietà. Di stampo socialista, o meglio, sociale. Ma  in contemporanea, non certo in alternativa,  è indispensabile la ripresa economica, la crescita,  attraverso incentivi a chi intraprende.  E magari, non delocalizza. Anche con la compartecipazione attiva dei dipendenti e una necessaria revisione fiscale che è  come l’araba fenice. Restano da individuare  le modalità. E qui casca l’asino, è qui che occorre non scontrarsi ma incontrarsi fra i principi socialisti e quelli liberali.

Albert Einstein

“Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa” diceva il vecchio Albert.
E poi, con ampio respiro, riservare ai giovani virgulti  aria di libertà, concedendo loro un’ampia  possibilità di emanciparsi, di estrinsecarsi in vocazioni e talenti. Secondo un giusto e auspicabile criterio di meritocrazia. Alleggerendo le briglie burocratiche, nonché le  soffocanti oppressioni fiscali che tarpano le ali anche a chi ha volontà e coraggio di intraprendere.
Sì, certo, qualcuno dirà che la corruzione incombe e che  la burocrazia serve anche a controllare gli ignavi.  O a facilitarne il compito? Ma senza una equilibrata  gestione dello stato, non troppo incombente e invasiva,  non si compiccia nulla di buono.
E lo stiamo vivendo oggi, al governo. Dove  si sentono voci e echi che rimbombano.. “chi non fa non falla e nessuno si comporta male. Dunque tutto fermo, così nessuno ruba”.
Nota a margine
“L’uomo che è uno solo, è costretto ad essere a volta a volta e nel tempo stesso, liberale e socialista; o più l’uno o più l’ altro, a seconda del prevalere dell’uno o dell’altro principio. La diversità tra le due parti è di temperamento; i liberali più attenti ai meriti ed agli sforzi della persona sono propensi a tenersi stretti nell’ ammontare dei sussidi, laddove i socialisti, meglio misericordiosi verso gli incolpevoli, sono pronti a maggiori larghezze. Né il contrasto è dannoso, perché giova alla scoperta del punto critico, per il quale si opera il trapasso dal bene al male sociale.”
Luigi Einaudi “Le prediche inutili”.
La ricerca costante di un equilibrio politico,  di per sé instabile,  in un sistema che  tende a una metamorfosi ininterrotta,     può dar vita a  una società più giusta, mentre gli eccessi, integralisti e intolleranti da una parte o dall’altra  possono  produrre solo danni.
La scelta tra più soluzioni possibili non necessariamente deve cadere su quella che è la più liberale di tutte, ma su quella che risulta più adeguata al caso concreto (parafrasando Einaudi).
Carla Ceretelli

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