Schiacciata fra sindacalismo e lobbismo la “Politica” è deceduta

È una specie di assalto alla diligenza. Il sindacalismo povero o ricco, ormai si fa usando da piede di porco: redditi di cittadinanza, scambio di voti, favori, mazzette, valigie e sacchi di contanti, per tutelare “pulitissimi interessi particolari” a danno delle piccole e medie imprese chiamate a pagare il conto a piè di lista e fallire.

Sensibilizzare il governo per una categoria di cittadini particolarmente disagiata, un territorio ecologicamente a rischio, un interesse vitale per una regione è sacrosanto sindacalismo, ma è criminale spacciarlo per politica.
Invece in Italia il sindacalismo povero, e mi sa anche in Europa quello ricco nobilitato “lobbismo”, sono degenerati fino a sostituire la politica, occupando le istituzioni e difendendo a tempo pieno interessi particolari di territori, gruppi o classi sociali a danno del bene comune.

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È una specie di assalto alla diligenza. Il sindacalismo povero o ricco, ormai si fa usando da piede di porco: redditi di cittadinanza, scambio di voti, favori, mazzette, valigie e sacchi di contanti, per tutelare “pulitissimi interessi particolari” a danno delle piccole e medie imprese chiamate a pagare il conto a piè di lista e fallire.
In Italia, i nostri “sindacalisti filantropi”, assegnando redditi di cittadinanza ai bisognosi veri, ma anche ai “possessori veri” di yacht, ferrari o chalet di montagna, si sono fatti eleggere e si sono spostati in massa al Parlamento e al Governo per fare sindacalismo come fosse la migliore politica del mondo.
La difesa dei percettori di reddito di cittadinanza per chi non ha da vivere è cosa buona e giusta; ma importata e imposta con la forza dei numeri in parlamento e al governo è un crimine, perché è a danno del bene comune.
I sindacalisti che si sono fatti eleggere, al parlamento e sono finiti al governo non avevano alcun diritto di continuare a tutelare interessi particolari. Avevano invece il dovere, da rappresentanti politici dell’intero Popolo italiano, di sostenere l’economia, creare occupazione, ed eliminare il sussidio che per mantenere i poveri disoccupati, fa fallire le piccole e medie imprese e aggiunge disoccupati a disoccupati.
Perciò in Italia la Corte Costituzionale e la Corte dei Conti avrebbero dovuto già valutare se la maggioranza che ha governato prima del presidente Meloni distribuendo redditi di cittadinanza, ha svolto correttamente la sua funzione politica creando l’occupazione necessaria a trasformare i sussidi in salari.
Perché se invece di fare politica hanno trovato più conveniente (per loro) continuare a fare sindacalismo e lobbismo nelle istituzioni scaricando il costo sulle piccole e medie imprese fino ad istigare non pochi imprenditori al suicidio, dovrebbero essere chiamati a risarcirle. Nonché a mantenere i sussidiati a proprie spese.

Lamberto Ferdinandi da PENSALIBERO

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