Savona-lavoro, un connubio problematico!

Savona-lavoro,
un connubio problematico!

Savona-lavoro, un connubio problematico!

Quando si parla di lavoro a Savona, si entra in un argomento delicatissimo, che di certo non può essere affrontato con superficialità. Un tasso di disoccupazione elevatissimo, aziende e negozi che chiudono, fuga di piccoli-medi imprenditori.

Dall’altra parte i soliti ricatti, come Tirreno Power o piattaforma Maersk, che vengono spacciate come uniche possibilità di rilancio occupazionale, quando, dati alla mano, portano invece più danni che benefici (ambientali ed economici), andando sempre nella stessa direzione d’impostazione economica che ci ha portato nel vortice della crisi odierna, ossia il mito della “crescita infinita”. Non ci rendiamo conto che la gente si ritrova in mezzo alla strada per via di questo sistema economico. E a Savona sembra che il problema sia di una classe dirigenziale e politica che è collusa con certi affari, oppure della loro totale incapacità, con una situazione che degrada di giorno in giorno. Siamo arrivati ad un punto che le persone, pur di lavorare, rinuncerebbero alla salute (vedi TP e Maersk) o, ancor peggio, scendono a difendere attività che sono sotto l’occhio del ciclone per vicende legate alla mafia. Salute, legalità, utilità, tutte cose che perdono valore di fronte al bisogno di un tozzo di pane e di un tetto sotto cui stare. Certi compromessi, in uno stato democratico, non devono esistere.

La politica e i sindacati difendono certe scelte, come l’ampliamento della centrale a carbone o la piattaforma danese fatta con soldi pubblici, mentre tutta questa cagnara non la fanno e non l’hanno fatta con aziende meno impattanti, più pulite e con più sbocchi lavorativi immediati, anche a livello di indotto, come Ferrania, come la FAC, tanto per citarne un paio.

Lì soluzioni non ne hanno volute trovare, con centinaia di lavoratori a spasso e un potenziale indotto distrutto. Invece si difendono le scelte sopracitate, scelte che non hanno futuro, ma che graveranno sulle tasche pubbliche, mentre il privato s’arricchirà. E adesso vediamo i lavoratori Scavo-Ter aizzati dai sindacati e, forse, dall’azienda stessa, a protestare contro le istituzioni, facendogli credere che l’azienda non lavora per motivi burocratici, quando invece ci sono inchieste in corso, che contestano reati gravissimi, nonché la presenza di un interdizione dai pubblici appalti. Non conosco a pieno le carte e la vicenda, ma un ente pubblico non deve assolutamente lavorare con aziende che hanno problemi di legalità. Capisco l’esigenza di lavorare, cosa che a Savona pare impossibile, ma distruggere dei valori importanti, non mi pare il caso! I nostri dirigenti non trovano soluzioni totalmente alternative (o non vogliono trovarle). Se non le stesse che vanno avanti da anni. E la dimostrazione la sta dando, a livello nazionale, il nostro concittadino Profumo, Ministro all’Istruzione. Con migliaia di insegnanti precari, lui apre un concorso per assumere nuovi insegnanti, con buona pace per chi da anni aspetta di salire nelle liste. I precari resteranno tali, ma verranno assunte nuove persone, non di certo una scelta lungimirante. Quello che manca a questa classe dirigenziale è la programmazione: sedersi ad un tavolo e scegliere che futuro si vuole per una città. Quali attività preferire e quali no, ma allo stesso tempo avere capacità di diversificare, per impedire che un settore in crisi non faccia a pezzi l’intera città. Una programmazione che non può scendere a compromessi con i privati, che deve dare un peso importante all’ambiente e alla legalità. Perché la prossima crisi non sarà economica, ma climatica ed energetica, e continuando di questo passo, quando giungerà, non avremo gli strumenti per fronteggiarla. Come si dice, meglio prevenire che curare.

Manuel Meles

Il cittadino  frustrato

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