Salari e stipendi non sono coerenti col livello di vita
Nel nostro Paese la forbice tra i ricchi ed i poveri si amplia. I top manager guadagnano sempre di più
Gli italiani sono alle prese non solo con i rincari diffusi, bollette di luce e gas, benzina, ma soprattutto, cosa più grave, con l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità e dall’altra parte invece stipendi e pensioni molte volte al di sotto del Reddito di Cittadinanza. Tutto questo limita fortemente il potere d’acquisto costringendo tante persone a scegliere tra il pranzo o la cena o addirittura la Caritas.
Osserviamo drammaticamente che i prezzi degli alimentari sono aumentati: ad esempio il burro del 43%, il pane del 20%, riso e farina del 25%, formaggi del 18%, latte 25%.
Attualmente si osserva che 5milioni e mezzo di cittadini italiani sono in povertà assoluta; cioè un italiano su dieci! Chi era sulla soglia di povertà ne è finito al di sotto. I salari sono fermi ormai da troppi anni ed un terzo di questi non arrivano ai mille Euro.
Anche un terzo di tutti i pensionati ha un assegno mensile inferiore a mille Euro, mentre gli assegni sociali non arrivano a cinquecento Euro al mese mentre in Francia, paese anch’esso facente parte dell’UE è di mille e cento euro mensili.
Il nostro è un Paese fatto di lavoratori poveri che saranno domani anche pensionati poveri. L’ondata di rincari preoccupa e rende di fatto impossibile per troppe famiglie far quadrare i conti; rispetto alla media europea, l’Italia ha retribuzioni inferiori a tutti gli altri Paesi dell’UE.
Poche settimane fa il Governo ha scelto i manager per le Società partecipate nominando così i nuovi vertici di ENI, ENEL, Poste, Leonardo, Terna, etc. Per le Società non quotate in Borsa gli stipendi Manager non possono superare i 240 mila Euro l’anno. Viceversa per le Società quotate non ci sono limiti. Gli stipendi sono impressionanti! In testa c’è ENI con l’AD De Scalzi che percepisce 5milioni e 850mila Euro l’anno, segue ENEL con l’AD Cattaneo con 2milioni e 400mila Euro l’anno, Poste con l’AD Del Fante con 1milione e 638mila Euro l’anno, Leonardo con l’ex Ministro Cingolani anche lui con stipendio milionario.
Un Top manager italiano guadagna 649 volte lo stipendio di un operaio. Non c’è crisi per i Top manager: i loro stipendi sono cresciuti in un anno ulteriormente del 17%.
Non troviamo sicuramente Amministratori Delegati tra le persone che fatica ad arrivare a fine mese; lo stipendio dei primi, al contrario degli altri, ha risentito del miglioramento delle condizioni di mercato, avvenuto all’uscita della fase più critica della pandemia e prima dello scoppio della guerra.
Per uguagliare la cifra guadagnata in un anno da un Amministratore Delegato servono circa 92 anni di lavoro di un comune stipendiato!
Ed ogni volta che un nuovo Governo decide queste nomine, assistiamo alla solita contrapposizione tra i boiardi di Stato in scadenza, che usano tutti i loro potenti mezzi per farsi confermare, e alle manovre dei politici per occupare invece il maggior spazio possibile attraverso i loro “preferiti”.
Mentre il tema del salario minimo scuote l’UE nessuno parla del problema opposto; i Top manager guadagnano troppo e nessuno se lo chiede.
Il solco col resto del Paese diventa sempre più profondo.
Valentina Vangelisti
Articolo pubblicato sul Blog “Alfieri dei Popoli” Diretto da Gabriella POL