Rovesciare la domanda

Quello portato avanti dagli israeliani sui palestinesi è o no un genocidio a Gaza e una espropriazione territoriale e segregazione razziale in Cisgiordania e Gerusalemme Est?

Questa domanda inevitabilmente dà l’avvio ad una discussione che tra numeri dei morti, paragoni con altre situazioni più o meno simili della storia e dell’attualità, violazione dei diritti umani, verifica delle notizie, riferimenti giuridici, è facile manipolare e intorbidare, rendendola fuorviante o infinita.
Constatato ciò, potrebbe essere dirimente rovesciare la domanda affinché tutto risulti più chiaro visto da una nuova prospettiva.
Bisognerebbe cioè chiedersi, facendo costante riferimento a documenti terzi super partes e comunque pubblici, non cosa Israele ha fatto per essere giudicato colpevole di genocidio, ma cosa dovrebbe ancora fare.

A Gaza:
Impedire la disponibilità di cibo, acqua, carburante, elettricità a sufficienza.
Distruggere gli ospedali.
Distruggere la rete fognaria, le scuole, le case, le strade.
Permettere intrusioni e interferenze dei militari nell’attività di medici e paramedici.
Bombardare interi edifici dove c’era o si sospettava che ci fosse anche un solo appartenente ad Hamas.
Impedire sotto diverse forme attività lavorative finalizzate al sostentamento quali agricoltura e pesca.
Vietare di spostarsi anche tra le macerie a chi cerca di recuperare il recuperabile in termini di oggetti, ricordi, documenti, corpi.
Impedire di fuggire da un territorio che non presenta zone franche e i cui valichi sono tutti chiusi.
Impedire di comunicare oscurando internet.
Sparare sui mezzi di soccorso.
Provocare incendi nelle tendopoli.
Rifiutare il Cessate il Fuoco proposto il 31 maggio 2024, sostanzialmente identico a quello poi dichiarato il 19 gennaio 2025, provocando così nei 233 giorni trascorsi tra le due date altre migliaia di vittime.
Emanare ordini non veritieri, o generici o ambigui, sugli sfollamenti.
Concedere un lasso di tempo irrisorio per obbedire alle ingiunzioni.
Impedire alle organizzazioni umanitarie di far fronte senza impedimenti ai loro compiti.
Incarcerare a tempo indeterminato in detenzione amministrativa senza imputazione indifferentemente adulti e minori.
Utilizzare armi al fosforo bianco e proiettili a frammentazione.
Praticare la tortura.

Se per commettere genocidio Israele deve ancora fare tutte queste cose e può dimostrare che le prove ( foto, testimonianze oculari, registrazioni audio-video etc.) e i documenti di Organizzazioni terze e ufficiali che le attestano sono falsi, allora il suo non è genocidio.

Allo stesso modo e rispettando gli stessi criteri, bisognerebbe chiedersi non cosa Israele per essere riconosciuto come soggetto colonialista e segregazionista ha fatto, ma cosa dovrebbe ancora fare.

In Cisgiordania e a Gerusalemme Est:
Permettere e anzi favorire gli insediamenti illegali.
Provvedere al taglio degli alberi d’ulivo, alla distruzione dei campi e all’inquinamento dei pozzi.
Interrompere la continuità territoriale tra le città cisgiordane e all’interno di Gerusalemme Est creando checkpoint che neanche di fronte a motivi urgenti di salute sono tenuti a giustificare il rifiuto al passaggio.
Far sì che i processi contro i soprusi dei settler non giungano a sentenza, anche nel caso di omicidi, o che terminino con una condanna risibile.
Lasciare che i coloni mettano in atto pogrom diurni e notturni sotto gli occhi inerti o compiacenti dell’IDF.
Costringere i proprietari delle case espropriate a provvedere essi stessi alla loro demolizione, pena il pagamento delle spese per gli operai e le ruspe inviate all’uopo dallo Stato.
Permettere ai coloni di viaggiare armati di fucili M-16 e fare divieto assoluto ai palestinesi di avere con sé qualsiasi oggetto d’uso teoricamente atto ad offendere, come lime, forbici o cavatappi.

Se per commettere espropriazione territoriale e segregazione razziale Israele deve ancora fare tutte queste cose e può dimostrare che le prove ( foto, testimonianze oculari, registrazioni audio-video etc.) e i documenti di Organizzazioni terze e ufficiali che invece le attestano sono falsi, allora la sua non è espropriazione territoriale e segregazione razziale.

Al termine di questi elenchi, nutriti e tuttavia incompleti, se ancora qualcuno non accettasse le prove fornite dalle organizzazioni e dalle tecnologie di cui sopra, e pretendesse un maggior numero di testimonianze da soggetti presenti sul campo, dovrebbe porsi la domanda:
Israele ha permesso agli organi di informazione esteri di essere presenti e raccontare i fatti di prima mano documentando ciò che è accaduto nei Territori dal 7 ottobre 2023?

Siccome la risposta non può che essere NO in quanto è stato emanato un apposito documento di divieto al riguardo da parte del governo israeliano, bisognerebbe chiedere conto proprio a quello stesso governo del perché di un divieto il quale rende legittimi e decisamente fondati i sospetti sulle verità di Israele.

Fulvio Baldoino            

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