Roberto Saviano

SAVIANO FRA DESTRA E SINISTRA
Non è utile arruolare Saviano in questo o in quello schieramento, in questo o in quel partito: più uno scrittore è libero più è al servizio solo della verità, cioè di un bene che non ha prezzo

SAVIANO FRA DESTRA E SINISTRA

Non è utile arruolare Saviano in questo o in quello schieramento, in questo o in quel partito:
 più uno scrittore è libero più è al servizio solo della verità, cioè di un bene che non ha prezzo

 
Uno dei sintomi del degrado etico-culturale in cui versa il nostro Paese è il “cannoneggiamento bipartisan” (cfr. M. De Feudis, sul “Secolo d’Italia” dell’11/11) che quotidiani come “Il Manifesto”, “Libero” e “Il Giornale” riservano a Roberto Saviano, lo scrittore assurto suo malgrado a icona mediatica della lotta contro la camorra, costretto a una vita blindata per aver osato compiere fino in fondo il proprio dovere di cittadino onesto in una terra dove l’illegalità è eretta a sistema, e chi la contrasta lo fa a suo rischio e pericolo.

 

 

Assurto suo malgrado? Obiettano i suoi critici: non cerca egli stesso quella visibilità e quell’esposizione sui media nazionali e internazionali che lo hanno reso, appunto, un’icona e, come è stato scritto sul “Manifesto” dal professor Dal Lago, un “eroe di carta”?

 

Icona o non icona, eroe di carta o in carne e ossa che sia, è innegabile che Saviano paga a caro prezzo la sua notorietà; e non solo per la vendetta a lui giurata dai clan camorristici, ma anche per gli attacchi che gli vengono dai vertici politico-aziendali della Casa e del Popolo delle Libertà, tramite i giornali di famiglia del Cav. e il Tg4, e, come se questo non bastasse, ora anche da una voce che dovrebbe essergli amica come quella di Marco Travaglio, che rimprovera a Saviano di parlare più dei morti che dei vivi, insistendo più sul fuoco amico contro Giovanni Falcone piuttosto che sulle connivenze di Dell’Utri con la mafia palermitana, imputandogli, in buona sostanza, di essere Saviano e non Travaglio. Anche in questo strano caso letterario, ma soprattutto politico-mediatico, troviamo scritta a caratteri cubitali la perdita di orientamento e di identità che travaglia entrambi gli schieramenti in campo, ma forse ancor più la Sinistra che non la Destra, a riprova di quello che da tempo va sostenendo l’ ideologo della Nuova Destra italiana, Marco Tarchi, che la diade destra-sinistra, se aveva un senso nel secolo scorso, oggi risulta ideologicamente e politicamente obsoleta, non trovando più riscontro effettivo né nella politica politicante né nei più aggiornati studi politologici (tra cui quelli dello stesso Tarchi), malgrado si continui a parlare di destra e di sinistra. Il caso Saviano sembra costruito apposta per confondere le idee così a chi persiste nel dichiararsi di destra come a chi, poveretto lui, crede ancora nell’esistenza di una sinistra. Tale confusione è rimarcata, tra gli altri, da uno stizzito e stizzoso intervento polemico di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera del 23/10, rivolto in primo luogo contro l’insipienza dell’italica destra: “Davvero formidabile la capacità della destra italiana di moltiplicare i suoi nemici. E che straordinario impulso masochista nel regalare alla sinistra Roberto Saviano, che di sinistra pure non è. Che capacità di frustrare ogni simpatia, di scoraggiare ogni contatto anche a chi, come Saviano, non è necessariamente animato da un’ostilità preconcetta nei confronti di questa maggioranza,,,,,,,,” E Battista prosegue elencando tutti gli atti e gli interventi di Saviano che lo hanno esposto agli attacchi e agli insulti dei blog e dei siti più “sinistri”, come quando ha inviato un video di solidarietà a una manifestazione in favore di Israele; o che gli hanno procurato l’ostracismo di alcuni intellettuali tutti d’un pezzo, come l’intervista in cui dichiarava la sua ammirazione per Ezra Pound, e che la destra, a suo dire, ha colpevolmente e masochisticamente ignorato; “La destra forse non sa che i peggiori attacchi a Saviano, negli ultimi mesi, sono venuti da sinistra, dai libri editi dal Manifesto, dagli scrittori che non sopportano che un loro collega vada troppo in televisione, perché andare troppo in televisione fa troppo ‘berlusconiano’. Oggi Saviano, nella stampa della destra, è diventato il simbolo del regime culturale della sinistra.” Questa la tesi (neanche poi tanto originale: lo aveva già detto Pietrangelo Buttafuoco tempo fa) di Battista, sinceramente rammaricato per un così pervicace autolesionismo culturale della destra oggi “egemonica”. Ma le cose stanno proprio così? Qui bisogna ancora intendersi bene sul significato di “destra” e di “sinistra”: è noto infatti che ci sono più destre e ancora più sinistre nel panorama politico e culturale attuale. Così Battista come Buttafuoco accreditano l’opinione corrente che oggi la destra sia rappresentata dal populismo mediatico-aziendale di Silvio Berlusconi, ma sono gli avvenimenti stessi che si incaricano di smentirli. E così, sull’altro versante, personaggi come Di Pietro e Travaglio, considerati di sinistra o addirittura “comunisti”, hanno poco o nulla a che vedere con la storia del movimento operaio e con le radici culturali della sinistra storica. Quindi non è corretto affermare che la “destra” sia tutta avversa all’autore di Gomorra; o forse la destra “futurista” e legalitaria di Fini, che considera Saviano una figura simbolica del rinnovamento della cultura e della politica istituzionale italiana inquinata dal berlusconismo, tracimato dal suo alveo originario fino a infettare anche i suoi disorientati avversari, non è destra? Non per niente Michele De Feudis nel suo editoriale sul “Secolo d’Italia” vede in Saviano un esempio di intellettuale libero, “che abbia nel cuore il fuoco della scoperta e dell’eresia, come postulato da Drieu (La Rochelle), per ……andare oltre la destra e la sinistra, per cambiare l’Italia, anche con le armi della parola e della scrittura”. E Dio solo sa quanto bisogno questo Paese abbia di disincagliarsi dalle secche del populismo berlusconiano e anche di quello antiberlusconiano, dalla macchina del fango e dei dossieraggi, dall’immondizia mediatica e da quella che si accumula sopra e sotto le italiche contrade. A questo fine non sarebbe nemmeno utile arruolare Saviano in questo o in quello schieramento, in questo o in quel partito: più uno scrittore è libero più è al servizio solo della verità, cioè di un bene che non ha prezzo.

 Fulvio Sguerso  18 novembre 2010

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.