RICORDO DI MARIO GENTA

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
 Parte ottava 
RICORDO DI MARIO GENTA NELLA SUA “STELLA MARIS”

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
Parte ottava

RICORDO DI MARIO GENTA NELLA SUA “STELLA MARIS”

Mario Genta ci ha lasciato serenamente il 4 Novembre.

Egli ha fatto dono, a tutti noi e, soprattutto, alle giovani generazioni, di una grande ed eccezionale eredità, costituita da uno straordinario amore verso il prossimo (rivolto, in particolare, verso la parte più povera e sofferente dell’umanità) e da un impegno costante e fattivo nel mondo del volontariato ed, in ispecie, della nostra amata CROCE BIANCA; il tutto accompagnato da un’ eccezionale umiltà e modestia, che mal sopportava le fantasmagoriche esternazioni verbali, che, quotidianamente ci sovrastano.

Nel suo ricordo e, soprattutto, con l’impegno di proseguire la strada, tracciata dai Suoi principi e dai suoi valori etici, desidero rendere omaggio alla Sua eccezionale figura, collocandola all’interno della Sua “STELLA MARIS”; per questa ragione, mi permetto di sottoporre all’attenzione dei nostri affezionati lettori un mio lontano scritto (datato 11 ottobre 1995) , avente per titolo: 

“STELLA MARIS” TRA PASSATO E FUTURO”

Perché la piccola Chiesa di San Raffaele al Porto continua ad esercitare (ormai da tanti anni) un fascino del tutto particolare sui cittadini Savonesi?

Questa domanda me la sono posta più volte, ma, a tale quesito, non sono riuscito a fornire una risposta unica e convincente; mi sono reso conto che diverse motivazioni (di ordine storico, artistico e sociale) hanno concorso (e concorrono) alla valorizzazione, etica e spirituale, di questo nostro piccolo tempio.

Intanto: non v’è dubbio che questa Chiesa (frutto dell’ingegno e della sensibilità artistica dell’Ing. Adolfo Barile) è profondamente legata alla storia della nostra Città; ricordava Don Giuseppe Formento, nel lontano dicembre 1953, che “la Chiesa di San Raffaele, per una felice coincidenza, ricorda la Chiesetta di Santa Caterina, che sorgeva nel florido borgo del Molo”. Come è noto l’intero borgo, con la Chiesetta, fu abbattuto, durante gli eventi bellici intercorrenti tra il 1740 ed il 1748, allorquando le autorità militari ritennero opportuno rafforzare la difesa del Priamar e, di conseguenza, modificare l’assetto urbanistico dell’intera Città.

Ma il grande bassorilievo, collocato sopra l’arco della porta della facciata e raffigurante San Raffaele Arcangelo, va vieppiù in profondità nella ricerca di antichi legami con la nostra storia e la nostra tradizione.

San Raffaele Arcangelo è, infatti, compatrono di Savona e, certamente, la venerazione dell’Arcangelo, nella nostra Città, è anteriore alla data di apparizione della Madonna a Santuario; il culto del Santo è rimasto intatto nella liturgia ufficiale ed, ancora oggi, il giorno 24 ottobre è dedicato alla celebrazione della figura e dell’opera del Santo, anche se questa data è caduta in un comprensibile dimenticatoio per il comune cittadino.

Quanto la figura ed il carisma di questo Santo siano presenti nella cultura della nostra Città è dimostrato da un articolo de “Il Letimbro” del 31 luglio 1953, che, addirittura, attribuisce al Santo virtù e poteri salvifici; riporto testualmente da quell’articolo:

«Nella notte di San Raffaele del 1942, Savona fu colpita dal primo bombardamento aereo in grande stile, a base di bombe e di spezzoni incendiari. Dalla quantità e dalla vastità degli incendi sviluppatisi è facile concludere che la nostra Città sarebbe stata interamente distrutta, se vi fosse stato un po’ di vento. Ma, inusitatamente per quella stagione, l’atmosfera era calmissima : ed è bello credere che le ali del celeste patrono abbiano equilibrato le forze dei venti, salvando Savona da sicura distruzione».

La figura dell’Arcangelo Raffaele ci porta istintivamente e quasi inconsciamente al ricordo di Renata Cuneo (autrice del bellissimo bassorilievo), quasi a dimostrazione di come questa Chiesa sappia realizzare, in modo mirabile, una felice simbiosi tra passato e presente. E’ molto bello leggere, oggi, la cronaca di quei giorni, a firma di Emilio Zanzi, comparsa sul “Corriere della Liguria” del 26 novembre 1954: «Renata Cuneo, ancora oppressa dalla felice stanchezza, datale dalla fatica per la realizzazione dell’imponente “sarcofago dei miracoli” nel camposanto di Zinola, provando e riprovando, facendo e rifacendo nella creta, più volte, il sacro gruppo, dopo molte settimane di laboriosa clausura nello studio savonese e in un laboratorio di scalpellatori fiorentini, poteva, finalmente, collocare l’opera sulla facciata, dando gli ultimi colpi necessari per intensificarne il chiaroscuro».

Ancora Emilio Zanzi giunge a scrivere: «Il gruppo dell’Arcangelo e di Tobiolo è, a nostro giudizio, l’opera più alta e pura, nella sintetica semplicità, della tenace ed animosa scultrice Savonese».

Trovo questa descrizione e queste parole estremamente toccanti, perché “riportano in vita” il modo di essere ed il modo di concepire l’arte di questa nostra grande concittadina.

Ma, a sua volta, l’immagine di Renata Cuneo, mi porta davanti agli occhi la figura di Mario Genta, carissimo amico, ma soprattutto, anima di questa Chiesa e della grande comunità di uomini e di donne, che è nata e cresciuta attorno alla Chiesa stessa.

So benissimo che Mario Genta non vuole si parli della Sua persona e della Sua attività; ma è impossibile parlare di San Raffaele al Porto senza parlare di Mario Genta, straordinaria figura di Sacerdote, figlio di contadini (come Egli stesso ama definirsi), che, in tutta la Sua vita, ha cercato di capire “la povera gente” ed ha condiviso, sino in fondo, le ansie, i timori, le aspettative e, soprattutto, i valori di quella straordinaria parte di umanità che vive e lavora, quotidianamente, nel nostro porto e sui nostri mari.

Ecco: io vedo, dietro la figura di Mario Genta, l’enorme moltitudine di marittimi e di naviganti che, nella Chiesa di San Raffaele al Porto, ha trovato conforto ed accoglienza; leggo, sia pure fuggevolmente, gli scritti di questi uomini sui diari, custoditi in archivio, e trovo in essi i sentimenti più alti dell’intera umanità. Mi rendo conto, dunque, che, in un’epoca come quella attuale, dove bassi istinti come il nazionalismo, la xenofobia, la discriminazione sembrano prevalere nel comune modo di pensare, San Raffaele al porto rappresenta l’anomalia vivente ed operante e mi convinco ulteriormente che, anche da questo piccolo angolo del nostro Porto, può partire l’himput per la creazione della società del futuro.

 

Savona, 17 novembre 2010           Aldo Pastore

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