Ripristinare la legalità

 Ripristinare la legalità

Ripristinare la legalità

Ancora una volta, le cronache nazionali portano alla ribalta l’ennesimo politico eletto grazie ai voti delle cosche mafiose, precisamente l’assessore Zambetti, Regione Lombardia, giunta Formigoni IV. L’assessore del “Celeste” è accusato di aver comprato i voti dalle ‘ndrine, di riflesso vengono tirati in ballo diversi nomi, tutti con sede nel savonese e in Liguria. Qua però non intendo analizzare la situazione, lasciando nomi e fatti a chi è meglio informato di me.

L’intento è cercare di affondare il colpo su chi sta permettendo che questo “sistema” basato su voti-elezioni-appalti, vada avanti senza intoppi. La Liguria, per conformazioni fisiche, è sempre stata una terra fertile per certi tipi di affari. Scordatevi le scene da far-west (succedono anche quelle), abituatevi a pensare diversamente: i politici sono spesso i referenti di queste cosche, sono i primi a permettere la loro presenza sul territorio, perché eletti proprio con i voti dei mafiosi. E qualcosa in cambio devono dare, in genere appalti edili o sui rifiuti. La mafia, nello specifico ligure la ‘ndrangheta, non sono solo sparatorie e attività illegali. Sono soprattutto attività edili, movimento terra, gestione dei rifiuti, che servono a riciclare il denaro ottenuto con le sopracitate attività. Sono una droga per l’economia, perché impediscono alle aziende oneste di lavorare, causandone magari il fallimento (in questo periodo è ancor più facile che accada). Sono una piaga, perché basano il loro “successo” con il consenso sociale, con le persone che grazie alle loro ditte lavorano. Politica e sindacati non si oppongono a questo sistema, vedi il recente caso Scavoter, con la CISL e la Provincia che invece di dissociarsi da un’azienda che ha un’interdizione atipica sui lavori pubblici, i primi chiedono la rimozione di tale interdizione, mentre i secondi si chiudono in un assordante silenzio, lasciando soli Tribunale di Savona (con la DIA) e Prefettura (con il Ministero dell’Interno). Chi si assume la responsabilità di tutto questo? La giunta PdL di Vaccarezza? Quando ci pare questo Paese è super-giustizialista, mentre in questo caso qualcuno si nasconde in un iper-garantismo cronico. Ci siamo dimenticati della responsabilità politica? Innocenti o colpevoli, le ditte, le aziende, le società inficiate in indagini di corruzione o altri reati gravi di stampo mafioso, che in qualche modo penalizzino chi ha sempre avuto una gestione trasparente e legale, devono essere escluse immediatamente da qualsiasi lavoro pubblico o qualunque servizio fornito in appalto. La cosa pubblica DEVE essere gestita in maniera trasparente, senza qualsiasi dubbio sulla correttezza dell’operato di chi fornisce il servizio pubblico o, sempre per il pubblico, effettua lavori.

Perché la società ci perde sempre. Le cifre sono chiare: la corruzione costa alla comunità circa 60 miliardi di € l’anno (fonte: Corte dei Conti). La Commissione Parlamentare Antimafia stima in 150 miliardi di € il giro d’affari delle attività mafiose. Indubbiamente un grave danno per tutti. Come combattere questo fenomeno? Isolandoli, lasciando soli i soggetti che risultano inficiati in questi giri.

Non parlateci, non accettate neanche un caffè da questi personaggi. Ma soprattutto non continuate a votare chi per tutta la storia repubblicana ha permesso che le associazioni mafiose prendessero piede nell’economia locale. Perché chi in una città le combatte, in un’altra ne è il principale referente. Abbiate il coraggio di denunciare pubblicamente. Non sarete considerati dei conigli, ma degli eroi. Chi denuncia la mafia e i suoi tentativi di drogare la società è un eroe e non sarà solo. Ci sono una moltitudine di persone che saranno con voi, ci sono i magistrati onesti, le prefetture, le Direzioni Investigative Antimafia, le associazioni che combattono le mafie. Un minimo di legalità esiste ancora. Rompere quel velo di omertà e quel sistema di connivenze che le mafie mettono in atto per assicurarsi sempre una posizione dominante nelle economie locali è solo il primo passo. Il voto giusto nella cabina elettorale è il secondo. I politici onesti devono adottare invece misure iper-precautive. Impedire la partecipazione agli appalti per lavori e servizi alle società implicate in faccende poco oneste, richiedendo l’Informativa Antimafia in Prefettura e non il semplice Certificato. Mettere dei limiti al ribasso percentuale nelle gare d’appalto. E i politici devono essere spediti a casa se permettono che queste maledette associazioni si infiltrino nel nostro tessuto economico e mai più ripresentarsi in una carica pubblica. La nostra unione, la nostra forza permetterà il discioglimento e il crollo di questo sistema di incastri tra politica e mafia, permettendo finalmente alla gente onesta di avere ciò che gli spetta. La miglior lotta antimafia viene dalla società civile, dai piccoli gesti (come il rifiutare il saluto di certi elementi), fino al voto in cabina elettorale. Le mafie le combattiamo prima noi con le nostre azioni, di riflesso subiranno ciò che gli spetta da parte delle istituzioni. Ma se non cominciamo a ripristinare la legalità, non riusciremo mai a liberarci del peggior male che la nostra economia subisce ogni giorno.

Manuel Meles

Il cittadino  frustrato

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