Rileggere i classici? Facile a dirsi, non a farsi

RILEGGERE I CLASSICI?
Facile a dirsi, non a farsi

RILEGGERE I CLASSICI?

Facile a dirsi, non a farsi

 SOLLIEVO. Prepariamoci. La fine della maledizione non è per oggi e neppure per domani.

Ci vorrà ancora molta pazienza prima di rivedere la famosa luce in fondo al tunnel. Per ingannare l’attesa spiccano a caratteri cubitali le esortazioni a restare a casa e riscoprire i grandi classici della letteratura.

Kafka, Dumas, Pirandello, Flaubert, Scott Fitzgerald, spesso sacrificati alle frettolose consultazioni dei social, tornano in auge per occupare in modo intelligente le tante ore libere che avremmo preferito avere in altre circostanze.

Facile a dirsi, non a farsi.

La domanda che corre con maggior frequenza è sapere perché non riusciamo, non sempre, a leggere con l’animo giusto un romanzo al tempo del virus.

Perché non ce la facciamo a estraniarci completamente?

Perché la mente funziona così.

Voltata la pagina e chiuso il libro, la realtà ci riacciuffa prepotente e racconta una storia più aspra e diversa da quella che immaginiamo o vorremmo che fosse.

Eppure, per quanto complicato sia, per quanto impellente sia il bisogno di un sollievo, non bisogna arrendersi.

Non c’è altro modo per tornare alla vita precedente, se non restare vigili con lo spirito.
  

 Renzo Balmelli da  L’avvenire dei lavoratori

 

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