Ricordo di Ugo Tombesi

RICORDO DI UGO TOMBESI

RICORDO DI UGO TOMBESI

  La prima cosa che mi viene in mente pensando a lui è: di Ugo ci si poteva fidare; il suo linguaggio era quello evangelico del sì sì, no no; diceva pane al pane e vino al vino e detestava gli ipocriti, gli opportunisti, i supponenti, gli sputasentenze. Per questo la sua amicizia era preziosa: tra tante maschere il suo era un volto scoperto, e  diceva quello che pensava, da cattolico “adulto”, senza nessun timore reverenziale per le porpore ecclesiastiche o politiche. Non per niente si sentiva vicino ai cosiddetti “preti di strada”, ai “disobbedienti” come Don Milani, Don Gallo, Don Ciotti, Padre Zanotelli…

 
Ugo Tombesi

 Agiva e pensava laicamente, scegliendo però sempre le ragioni degli ultimi, degli umiliati e degli offesi; e anche delle minoranze religiose presenti da anni  sul nostro territorio come quella islamica (con grande scandalo dei cattolici tradizionalisti e anti Concilio Vaticano II), nella fondata convinzione che chiudersi in difesa anziché aprirsi alla conoscenza e al dialogo tra culture diverse non porti da nessuna parte, anzi radicalizzi la logica schmittiana dell’amico-nemico e huntingtoniana del conflitto di civiltà, mentre, come ci ha ricordato in questi tristissimi giorni Renzo Piano, costruire ponti è meglio che alzare muri. Si deve all’iniziativa di Ugo e dei suoi amici Danilo Bruno e Franco Astengo la collocazione del “Centro culturale islamico savonese” al pianterreno dell’edificio delle case popolari di Via Aglietto; questo avvenimento, ha scritto Ugo su “Trucioli savonesi”: “rappresenta, anche ai sensi della nostra costituzione, un segno tangibile di possibilità di accesso al culto per una consistente comunità di cittadini che vivono, lavorano, pagano tasse e contributi da noi ed abbiano, come la legge fondamentale garantisce, la possibilità di praticare in condizioni accettabili il loro credo…” (Dulcis in fundo).


Centro islamico in via Aglietto

Eh sì, Ugo aveva il difetto di prendere sul serio i principi fondamentali della nostra Costituzione, sulle orme di filosofi come Norberto Bobbio, di giuristi come Gustavo Zagrebelsky, di storici come Alessandro Galante Garrone. Con simili maestri, Ugo non ha mai corso il pericolo di perdere la propria libertà di giudizio e di critica, anche nei confronti del sindacato e delle ACLI: “Chi, come chi scrive, ha militato in questa organizzazione, non si stupisce tanto che la Chiesa conservatrice di Bagnasco dia la propria benedizione [era il tempo del governo Monti] , quanto della sostanziale acquiescenza di militanti e iscritti che hanno sbandierato autonomia  e incompatibilità tra ruoli partitici e ruoli sindacali e associativi e oggi si ritrovano i propri dirigenti avvinti come l’edera a Montezemolo, sotto la benedicente parola della CEI” (C’è chi vuole un nuovo Concilio?, sempre su Trucioli savonesi).


Giustizia e libertà

Proprio perché geloso della sua libertà di pensiero e della sua indipendenza, Ugo non  ha mai voluto legarsi a nessun partito; diverso è il caso di un’associazione come “Libertà e Giustizia” che intende costituire “l’anello mancante tra i migliori fermenti della società civile e lo spazio ufficiale della politica”; ecco, un movimento come questo, che deriva il suo nome da quello fondato a Parigi nell’agosto del 1929 da Carlo Rosselli e da Emilio Lussu, nel cui Manifesto programmatico si dichiara che libertà e socialismo sono un binomio inscindibile, piaceva a Ugo e vi aderì. Anche per lui, come per Carlo Rosselli, il socialismo era prima di tutto trasformazione morale e solo in seguito anche materiale. Giustizia e libertà: il socialismo senza libertà è dittatura, la libertà senza giustizia è arbitrio. Per questi ideali ha vissuto e ha combattuto fino alla fine Ugo Tombesi. Grazie Ugo, ora e per sempre.  Non ti dimenticheremo.

FULVIO SGUERSO 

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