Ricordo di Rinaldo Ghini
Ricordo di un medico generoso e del buon umore
La scomparsa di Rinaldo Ghini e il legame a Loano
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Ricordo di un medico generoso e del buon umore
La scomparsa di Rinaldo Ghini e il legame a Loano
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Loano – Tra le centinaia di persone che non hanno voluto mancare all’ultimo “abbraccio” a Rinaldo Ghini – tra i medici vecchio stampo più conosciuti ed apprezzati del ponente savonese – prima per la funzione religiosa nella cattedrale San Michele di Albenga, poi la benedizione del feretro sulla piazza antistante (vedi ampio reportage fotografico di Silvio Fasano in questo numero del blog), c’erano solo pochi loanesi. Il tempo passa, gli anni e le generazioni cancellano la memoria. Ma Rinaldo Ghini, a Loano, ha trascorso uno dei periodi più esaltanti, positivi, al servizio della comunità tutta, della sua lunga vita professionale. |
Anche nella citta dei Doria prima e poi nel comprensorio finalese ha potuto essere apprezzato e stimato per il suo senso di generosità, l’eccezionale disponibilità verso tutti: ricchi e poveri. Il suo sorriso sempre rassicurante. A Loano il dottor Ghini era arrivato nell’allora ufficio igiene del Comune a metà degli anni sessanta. Era sindaco il commendator Felice Elice, un galantuomo, onesto e generoso verso i suoi concittadini, negli ideali prioritari degli interessi della comunità prima di tutto. La prima scrivania Ghini la occupò nello storico Palazzo Doria, sede del Municipio. Poi si trasferì, sempre nell’ambito dell’ufficio di igiene, in corso Roma, di fronte all’allora albergo Perelli, dove il Comune ha pure sistemato, per un certo periodo, la biblioteca civica. Il terzo trasferimento di Ghini, sulla via Aurelia, nei locali che oggi ospitano la Croce Rossa. Tra i suoi più longevi e fidati collaboratori, il dr. Ghini – che oltre ad ufficiale sanitario, ha svolto per un certo tempo il ruolo di medico condotto – poteva contare su Giacomo Morelli, dipendente comunale dal 1952, nel 1966 distaccato all’ufficio igiene, andato in pensione dopo 39 anni di diligente servizio, nel 1989. Morelli è stato anche segretario Ipab, la Fondazione Simone Stella, quando era presidente il compianto dr. Felice Bosisio, negli anni della realizzazione della nuovo struttura. Oggi il pensionato comunale Morelli ricorda Ghini con queste significative parole: “Una persona, un medico eccezionale, generoso ed altruista. Sempre di buon umore, anche nei momenti difficili sapeva creare un clima disteso nell’ambito del nostro lavoro. Allora ci occupavamo di tante pratiche, dalle vaccinazioni, alle tessere sanitarie, alle visite per la patente di guida. Nel suo ruolo era anche componente della commissione edilizia e nel rilascio delle certificazioni di abitabilità”. Con la trasformazione delle Usl a Asl, il dr. Ghini è successivamente diventato responsabile del distretto sanitario del Finalese, seguendo tutte le incombenze burocratiche e professionali che ne derivavano. Per 26 anni, insomma, ha dato il suo contributo alla cosiddetta ‘sanità pubblica’, lasciando di se il ricordo di medico generoso, educato, sempre pronto ad ascoltare ed aiutare. Darti una mano quando era necessario. E dove poteva. La figura di Rinaldo Ghini merita un’altra considerazione per chi l’ha conosciuto svolgendo il lavoro di cronista di questa provincia. Non sono mancati episodi, casi in cui Ghini– seppure raramente – si è dovuto confrontare con la giustizia, per indagini ed inchieste di carattere penale. Con rara signorilità, sapeva soprattutto rispettare i ruoli di chi aveva il dovere di informare l’opinione pubblica attraverso l’esercizio della libera stampa. Ghini non ha mai preteso trattamenti di favore, silenzi, anche se a volte certe notizie potevano non far piacere. Prima di tutto il rispetto dei ruoli, l’umiltà di non considerarsi tra gli intoccabili. Attendere sereno e fiducioso la conclusione. Le cronache dei quotidiani locali hanno già ricordato che nel giorno del funerale (9 gennaio), il dr. Ghini avrebbe compiuto 87 anni ed aveva in programma la festa di compleanno in famiglia. Il figlio Marco, al termine delle esequie, dal ‘pulpito’ ha voluto ringraziare quanti avevano manifestato affetto, stima e partecipazione alla perdita del caro papà. Ha citato, tra l’altro, una raccomandazione di papà Rinaldo ai figli: “Ricordatevi di fare sempre del bene al prossimo, non vi pentirete”. “U megu” ha lasciato alle sue spalle tantissimi ricordi di un’esistenza intensa, laboriosa, tra soddisfazioni ed immancabili sofferenze (colpito da una grave malattia). Rinaldo che in gioventù aveva indossato la maglia della gloriosa Albenga calcio. Poi la frequentazione e l’attività da hobby al Golf Club di Garlenda. Fino all’ultimo, fino a quando le forze l’hanno sorretto, anche dopo la merita pensione nel 1990, è rimasto vicino a quei pazienti che lo continuavano a cercare per consigli, diagnosi, cure. Magari con una chiacchierata nel ‘nostro dialetto’ ligure che tanto amava come simbolo di cultura e tradizioni locali. Lui terzino che ha giocato in seri C., gran tifoso Sampdoriano, ha dovuto ammainare tutte le bandiere. Il suo testamento morale ed umano, l’ha lasciato alla moglie Silvia, ai figli Maria Patrizia, assistente sociale, a Marco medico di base (specialista nella medicina del lavoro), a Carlo, oculista. E ancora, alle nuore Silvia e Francesca, ai cari nipoti Caterina, Andrea, Chiara, Carolina, Pietro e Matteo. Una fiammella che resisterà a lungo nel cuore di chi sa apprezzare, e portare riconoscenza alla gente buona e generosa. R.T. 15 gennaio 2012
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