RICORDI DI GIOVENTU’
RICORDI DI GIOVENTU’
La lezione di Don Mazzolari e di Don Ravera
Chi non ricorda la libreria dello studente di via Sormano
dal mensile LIGURIA VALBORMIDA & DINTORNI
|
RICORDI DI GIOVENTU’
La lezione di Don Mazzolari e di Don Ravera
Chi non ricorda la libreria dello studente di via Sormano
dal mensile LIGURIA VALBORMIDA & DINTORNI
|
La politica e l’impegno sociale hanno caratterizzato gli anni del dopoguerra, rappresentando un punto di riferimento costante e prioritario. Leggevo “Adesso”, rivista quindicinale di don Mazzolari. |
Durante i primi anni Cinquanta ospitò per alcuni mesi un serrato dibattito Antonio Greppi, Sindaco di Milano e Carlo Silvestri che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, era stato condannato a morte dalle SS per un attentato al quale era estraneo. La sentenza non fu eseguita per il diretto intervento di Mussolini. Quell’avvenimento portò Silvestri a sviluppare un sentimento di solidarietà cristiana e a fondare la “Croce Rossa Silvestri” che salvò, prima del 25 aprile; tanti antifascisti e, dopo il 25 aprile, tanti fascisti e che rimarra il suo capolavoro. (…) La rivista di don Mazzolari era per me un appuntamento costante. A Savona se ne vendevano non più di una quindicina di copie, Poteva essere acquistata presso la Libreria dello Studente in via Sormano. Ricordo he era gestita da Silvio Trucco, da una sua anziana zia e da una giovane collaboratrice, Alba Sicca, che sarà un dirigente della Cisl di Savona. Si trattava dell’unico punto vendita a Savona di Adesso, un giornale controcorrente come i lettori che lo seguivano.Basti pensare che alla fine degli anni ‘40, in piena guerra fredda, don Mazzolari proponeva il dialogo internazionale al posto dello scontro, allora in atto, tra la Nato in Occidente e il Patto di Varsavia all’est. Lottava, ad ogni costo, per la pace durante gli ultimi sanguinosi conflitti coloniali. Era certo che la minaccia nucleare potesse innescare, incontrollabile, catastrofe planetaria con la rincorsa agli armamenti. La libreria dello Studente era poco più di un “buco”, con gli scaffali stracolmi di libri e un retrobottega minuscolo da dove spuntava Silvio o chi c’era inquel momento. I liberi erano scontati sul prezzo, si poteva pagarli a rate e averli anche in prestito da consultare; era un passaggio obbligato per gli studenti e i giovani che vivevano in quel “magro” dopoguerra. Il quindicinale di don Mazzolari costava, negli anni ’50, quaranta lire ed era pubblicato a Milano. La rivista trovava poco spazio nell’Azione Cattolica perché il clero era in maggioranza indifferente, se non ostile. Figuratevi nella DC savonese, dove il dibattito era tenuto piuttosto in sordina mentre le discussioni sui contenuti che venivano proposti laceravano quanti le svolgevano e isolavano i sostenitori delle tesi di Don Mazzolari. Nelle Acli savonesi e in quanti cominciavano a “muoversi” attorno a Nanni Ricci, Adesso rappresentava quanto di nuovo era presente per avviare una faticosa presenza sociale e politica dei giovani cattolici savonesi, oggi definibili come “progressisti”. La Libreria di Silvio Trucco e l’ambiente che vi si era creato avevano fornito una prima spinta, tanto generosa quanto condivisa. |
La chiesetta baracca di San Giusppe a Savona negli anni ’40 |
Siamo al 1950. L’anno inizia con l’eccidio di Modena: la Polizia di Scelba, la cosiddetta “celere”, spara uccidendo sette operai nel corso di uno sciopero. Palmiro Togliatti, segretario del PCI, adotterà la sorellina di uno degli assassinati. Quel drammatico fatto mi fece maturare una vera e propria scelta di campo C’era una spinta in avanti, quello che è mancato e manca in questo inizio di terzo millennio. Il quadro delle lotte sociali del Paese stava cambiando, si aprivano spazi pur nelle difficoltà della repressione.
|
Sul piano politico voglio sottolineare come Dossetti e la sinistra sociale della DC rappresentarono un riferimento di apertura e di rinnovamento. Dossetti scelse il partito “cristiano” e non “democristiano”, rifiutò il Patto Atlantico, puntò sulla distensione e sul ruolo dell’Europa, contrastò la scelta del liberismo puro e del conservatorismo che, sostanzialmente, coinvolsero il quadripartito di governo. Il suo pensiero era anche quello di La Pira, indimenticato sindaco di Firenze dal 1951. Natale 1950. Alla Madonna degli Angeli, nella ricorrenza del Natale di Sangue del 1943 (fucilazione dell’avvocato Cristoforo Astengo e di altri sei patrioti da parte dei nazifascisti), si svolge un incontro tra i giovani comunisti della FGCI, gli scout e il gruppo della Gioventù Operaia Cristiana per ricordare assieme l’eccidio. Da lì si aprono nuovi rapporti ed iniziano incontri tra esponenti comunisti e cattolici, come Umberto Scardaoni, Nanni Russo, Davide Magnone, Celso Destefanis, Pino Vallerino e altri, nella casa di Giancarlo Ferrari. Quest’ultimo sarà uno degli organizzatori, a Savona, dei Pionieri, un interessante movimento giovanile promosso nell’Unione Sovietica e sviluppatosi nell’est europeo e nei paesi come la Cina, Cuba ecc., in Africa e in Occidente tra cui in Italia. Il Pci non offriva una sponda e gli incontri erano ritenuti utili, per i giovani cattolici progressisti, proprio per non lasciare al Partito Comunista l’egemonia su determinate questioni, compresa quella dei riferimenti alla Resistenza. In sostanza consideravamo il PCI un concorrente. Ma i rapporti con i coetanei della FGCI erano buoni. Un rapporto forte, interessante, frequente. Durante la crisi dell’ Ilva molte iniziative furono fatte assieme, in fabbrica e nei circoli culturali cittadini. Quel periodo fu il fondamento dei successivi incontri politici e sociali. Ricordo come sulla lotta dell’ Ilva c’era una tensione fortemente unitaria anche con la Chiesa, con un rapporto diretto tra due grandi personaggi come il sindaco Andrea Aglietto e don Silvio Ravera. L’incontro con don Ravera. Nel corso del servizio militare, durante permessi e licenze, andavo a trovare don Silvio e i suoi ragazzi in fondo a via De Amicis dove stava sorgendo un mini-oratorio frequentato da: giovani della zona, in particolare delle Case Operaie. La struttura dell’oratorio era ricavata da uno stanzone costruito in un angolo di una “crosa” che sbocca in via Generale Pescetto. In esso Don Silvio celebrava la Messa, faceva doposcuola, incontrava gli amici che lo venivano a trovare e lo incoraggiavano, discutendo fraternamente con tutti. Nel corso di una delle visite chiesi a don Silvio delle difficoltà che incontrava nello svolgere la sua attività. La sua risposta mi colpì e affascinò. “I savonesi ‘di là del fiume’ sono diffidenti, un po’ allarmati di fronte alle cose nuove, anche alle più modeste, come questa. Ma la loro schiettezza e la loro generosità di fondo prevalgono sempre”. Poi mi raccontò un aneddoto quanto mai significativo. Riguardava una sua richiesta di incontro al sindaco Aglietto per sollecitare una pratica comunale su quanto voleva realizzare ”di là dal fiume”. II tempo passava, ma l’appuntamento non arrivava, Un giorno, mentre era su una scala intento a fare dei lavori, si sentì chiamare: “Sono il sindaco Aglietto, è permesso?”. E qui mi piace riferire le parole di don Silvio: “Contenni l’ imbarazzo, anche perché non ero molto in ordine. Lo feci accomodare, scusandomi per la modesta ospitalità facendogli presente che sarei andato io in Municipio, per incontrarlo. Aglietto mi rispose così: ‘Vede reverendo se lei viene da me di questi tempi, con questi rapporti politici in corso a Savona, come nel resto dell’Italia, alcuni suoi superiori possono farsi delle domande strane, tipo che ci va a fare con i comunisti don Ravera? Perché io so che di questi problemi ne ha avuto e forse ne ha ancora… E poi, per essere franco, le debbo confessare che anche alcuni dei miei penserebbero: ma che ci fa il compagno Aglietto con i preti? Dunque sono venuto io da lei, a parlare delle cose che le stanno a cuore e che il Comune deve risolvere. Si tratta della nuova Chiesa di San Giuseppe, nevvero?” Giovanni Burzio dal mensile LIGURIA VALBORMIDA & DINTORNI |