Riborgo, ai posteri l’ardua sentenza.

Riborgo
ai posteri l’ardua sentenza

Riborgo, ai posteri l’ardua sentenza.

 Ascoltare in prima persona incontri come quello dell’altra sera presso il Palazzo delle Azzarie in zona Santuario, lascia sempre un po’ di amaro in bocca, che sia causato da una cattiva digestione o da qualche malcelato “mal di pancia” politico è altra questione.

 A Riborgo, località di Santuario, comune di Savona, si gioca una partita che ai più si potrebbe percepire come la solita questione da “rompi balle” che sanno solo dire di no, ma con un occhio più attento e con la voglia di capire come effettivamente stanno le cose, quello che emerge è ben più profondo, ed è un problema che travalica i confini del nostro comune.

Cosa succede a Riborgo? Una impresa propone una operazione edilizia al Comune, e in qualche modo alla cittadinanza, che consiste nella realizzazione di 15 villette in zona ad oggi considerata “agricola”, quindi non edificabile. Dopo la presentazione del progetto preliminare, che alle villette affiancava alcune opere a beneficio della cittadinanza, giudicate poi negativamente dagli abitanti della zona, oggi si è arrivati ad una versione del progetto che, a detta dei proponenti, è accettabile sia dal punto di vista di impatto idrogeologico, sia come intervento con beneficio per tutti i cittadini del luogo.

Progetto Riborgo (foto di Savonanews)

Ma la realtà è ben diversa, molto più semplice e chiara: i cittadini del luogo, che si sono espressi ed hanno partecipato, sono contrari a questa operazione immobiliare. Lo sono perché ritengono che di fatto non ce ne sia bisogno, visto che la zona non lamenta ne una emergenza abitativa come si manifestava negli anni ’60, ne tantomeno, come l’intero comprensorio savonese, laddove vi sono centinaia di appartamenti sfitti, non si comprende quale necessità vi sia nel concedere autorizzazioni per costruire, anche in luoghi dove non è previsto, come a Riborgo, per i quali saranno chiamati a decidere i consiglieri comunali tutti.

Ecco, forse la famosa e leggendaria “Ragion di Stato”, in questo caso per raccogliere qualche centinaia di migliaia di euro, per rispondere ad una sorta di ricatto dei “servizi in meno”, ai quali si può solo rispondere con qualche casa in più, per gli oneri di urbanizzazione. Il paragone francamente è il medesimo del ricatto occupazionale, che vediamo in ben altre situazioni, vuoi il lavoro? Allora ti prendi anche l’inquinamento, zitto e muto. Ma gli amministratori con che titolo esattamente sanno cosa sia giusto e sbagliato?

Nessuno, perché sono persone come noi, da noi votate, che si occupano dell’amministrazione della nostra città per conto nostro, durante il mandato, secondo le nostre indicazioni. Questo è il punto, non tanto Riborgo che nel mondo rappresenta un piccolo e minuscolo luogo, ma piuttosto nel metodo, nell’approccio, nella strategia e nella visione: com’è possibile rispondere a queste domande all’interno dell’amministrazione attuale se la stessa ha la presunzione di sapere quello che serve per noi ignorando quello che noi diciamo? La novità risiede nella diversa percezione che la gente comune ha tutt’oggi degli amministratori ai quali chiede con chiarezza di giustificare perché deve essere avviata una operazione immobiliare laddove i cittadini stessi non ne trovino concretamente alcun beneficio.

ANDREA MELIS


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