L’immobilità insostenibile, ovvero le riflessioni di una viaggiatrice al ritorno da Berlino.

L’immobilità insostenibile,
ovvero le riflessioni
di una viaggiatrice al ritorno da Berlino.

L’immobilità insostenibile,
ovvero le riflessioni
di una viaggiatrice al ritorno da Berlino.

 La Germania. Chi non ne parla. Lo facciamo con astio nei confronti di un Paese che ci tiene finanziariamente  al guinzaglio. Lo facciamo con ammirazione verso chi ha saputo gestire con rigore e correttezza la vita politica ed economica del proprio Paese. Lo facciamo con invidia verso un Paese che nell’ambito della più generalizzata e variegata crisi economica europea, sembra ormai dare la chiara impressione di esserne molto lontana.

 In ogni caso, ritengo che si debba conoscere un Paese per poterne farne le conseguenti riflessioni.

Quest’anno sono tornata nel Baden Wurttemberg, regione tedesca a me molto cara a causa delle forti e consolidate scelte ambientali che ne hanno condizionato la ventennale politica di buona qualità della vita, che tutti avremmo il diritto di esigere.

Ogni volta che torno, trovo città come Friburgo ancora migliorate e quartieri come Vauban, che meglio rappresentano quelle scelte, ancora più vitali e funzionanti.

Qualche settimana fa mi sono recata a Berlino che, invece, non conoscevo, e ho avuto  conferma di ciò che da più parti si dice. In Germania, e soprattutto a Berlino, è proprio un’altra storia.

Questa storia tutta tedesca, proprio oggi, a causa dei difficili momenti che il nostro Paese sta passando e che non sembrano intravedere spiragli di reale cambiamento, la vorrei condividere con i lettori di Trucioli Savonesi.

La città dà uno spaccato di quella governance che ogni paese civile dovrebbe avere.

A Berlino si respira aria di funzionalità sotto i più disparati aspetti, non ultimo la mobilità urbana.

Stazione di Hauptbahnhof

U-ban di Berlino

Incredula, da cittadina savonese, ho scoperto che a Berlino puoi acquistare un abbonamento settimanale per mezzi pubblici a qualsiasi ora e che a prezzi contenutissimi puoi utilizzare indistintamente la  U-Bahn, efficientissima  metropolitana berlinese, la S-Bahn, altro tipo di metro in superficie e gli autobus a due piani che sono numerosissimi e dove trovi sempre posto a sedere.  Non ci sono orari, anche in piena notte i mezzi pubblici funzionano e per prendere le metro ti puoi recare in stazioni che sono capolavori di architettura contemporanea, di straordinaria cura dei dettagli, ma prive di tornelli di controllo.

I biglietti delle migliaia e migliaia di persone che giornalmente frequentano i mezzi pubblici sono controllati solo casualmente e con multe salate, ma  tutto sembra scorrere civilmente e serenamente e soprattutto nella massimo rispetto della puntualità.

E già qui un po’ t’incazzi, perché pensi se funziona così in una capitale di  3,5 milioni di abitanti perché non deve funzionare a Savona che ne conta 60.000 o nelle Albissole che insieme ne contano solo 16.000, dove chi si serve del mezzo pubblico sembra lo faccia a dispetto delle amministrazioni?

Perché da noi prendere un treno locale è un’impresa quasi improba e prenderlo puntuale quasi impossibile. Fare il biglietto a tutte le ore del giorno poi una fortuna per macchinette mal funzionanti in stazioni dismesse per i tagli alla spesa che hanno significato da sempre tagli ai servizi per la gente.

Ho dormito in un hotel in pieno centro, ma con strade straordinariamente tranquille e  al mattino si sentivano solo cinguettii di passeri, che affollano incredibilmente  tutte le piazze berlinesi, ma poche  automobili e poco traffico, nessuna coda  e molte bici. Anche l’aria mi è parsa più pulita, eppure ero nel pieno centro di una metropoli, moderna ed efficiente.

Strade di Berlino alle 8 di mattino
Friedrichstrasse
 

Le bici e i pedoni la fanno da padroni anche in quartieri ultramoderni come Potsdamer Platz, il fulcro della nuova Berlino. Lì i grattacieli in vetro si integrano con i percorsi pedonali che collegano  veri e propri sistemi edilizi trasparenti e luminosi, nonché estremamente vitali. Edifici di Moneo, di Renzo Piano, di Rogers, di Isozaki per fare solo degli esempi, grattacieli trasparenti, cupole, gallerie, passaggi, specchi d’acqua, abitazioni, uffici, cinema, centri commerciali: una vita da ventiquattrore al giorno, rigorosamente pedonale.

E qui t’incazzi di nuovo perché pensi che nelle nostre strade la fanno da padrone le auto, che ci intossichiamo giornalmente per code e traffico da veicoli pesanti, pullman crociere, e migliaia e migliaia di automobili cui sembra perennemente dare  risposte in termini di parcheggi e di diritto indiscusso di circolazione nel centro cittadino savonese, incompatibile a tale traffico veicolare.

La pedonalità e le piste ciclabili, qui da noi, sono una bestemmia e le piazze e le strade si percorrono in fretta, solo di passaggio, perché le scelte sono monofunzionali e le nostre città se sono vive di giorno, sono deserte la notte.

Berlino, invece, è “bella”, non solo dal punto di vista estetico, ma é bella perché non è definitiva, perché è tutta un cantiere, in tutti i sensi, e sembra sempre in movimento.

I quartieri nelle loro differenze sembrano amalgamarsi in un unico spirito, dove la capacità di accoglienza e d’integrazione ne fanno una città multietnica e dove oggi, stanno ricevendo ospitalità moltissimi italiani, anche giovani.

Camminando senti conversare in italiano e capisci come questo esodo stia assumendo aspetti ragguardevoli.

Qui – come sosteneva un ragazzo romano in Alexander Platz – chi viene per cercare lavoro, lo trova.” Lui, che partito da Roma cinque mesi prima, disperato, aveva trovato un posto in regola come dipendente di una ditta che vendeva hot – dog da ambulante, a 1500 euro il mese.

“Se tolgo 100 euro di affitto e trecento di tasse, che vado a pagarmi di persona, mi rimangono 1100 euro pulite e qui si vive bene!”

E qui sei felice per lui, lo saluti amichevolmente, ma t’incazzi di nuovo perché pensi che mentre a lui rimangono 1100 euro al mese puliti, vendendo hot-dog, qui da noi 1100 euro al mese, tutti i mesi, molti se li sognano e nemmeno puliti e magari da laureati.

A Berlino inoltre il costo della vita è molto più basso che quello italiano e soprattutto ligure e allora se pensi che siamo i cittadini europei col reddito più basso, se pensi che paghiamo tasse comunali che non ci danno in cambio i servizi per cui paghiamo, allora ti incazzi ancora di più.

Berlino è un grande cantiere dove le persone s’incontrano, trovano lavoro e possono inserirsi in un tessuto sociale pronto ad ospitare, dove la cultura viene promossa in mille modi, anche attraverso i numerosissimi  musei con ampi orari di apertura,  personale efficiente e numeroso e prezzi bassissimi soprattutto  per i giovani e gli studenti, di tutti i Paesi, in nome di una politica culturale di promozione di sviluppo.

Piazze di’incontro

Una cultura, dove l’arte, il design, l’architettura italiana è molto apprezzata a fronte dei grandi imbarazzi che invece arrivano dall’analisi della nostra situazione politica.

Critiche, incredulità nei confronti di personaggi, primi fra tutti Berlusconi e ulteriore incredulità su come faccia un  Paese come l’Italia a votarlo da molti anni.

Attenzione sì, ma anche disorientamento davanti alla mancanza di volontà a cambiare  atteggiamento nei confronti della corruzione , dei privilegi della casta, della cattiva amministrazione e dello spreco dei Ministeri, degli apparati  e degli stipendi dei politici, a fronte di cittadini che non solo non hanno i oro privilegi ma stanno perdendo molti dei diritti fondamentali .

Anche e soprattutto da parte degli italiani che vivono lì, c’è una sorta di rabbia e amore per l’Italia, così lontana e non solo geograficamente.

Rabbia, quella provata qualche sera prima di tornare in Italia, quando un telegiornale tedesco, dopo aver trasmesso un servizio sulla politica tedesca, con tanto di riprese al Bundenstag, dove la Cancelliera e i colleghi votavano sulle quote rose e discutevano di emissioni atmosferiche, civilmente, in un’atmosfera quasi idilliaca, presentava il servizio sulla politica italiana.

Il giornalista parlava, ma le immagini trasmesse erano quelle di un teatro popolare in maschera goldoniana. Le immagini obsolete, in bianco e nero, avevano protagonisti Arlecchino, Pulcinella e compagni.

Mi ero già convinta avessero sbagliato servizio, quando il giornalista subito dopo, dichiarava con enfasi ”La politica italiana, una commedia dell’arte!!!

Si stava votando il Presidente della Repubblica ed era il turno di Marini, e questo e molto altro era quello che i tedeschi vedevano di noi.

Un Paese immobile, al limite della sostenibilità.

ANTONIA BRIUGLIA

Pedonabilità a Potsdamer Platz
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I cantieri della cultura berlinese

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