REFERENDUM SULLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA

REFERENDUM SULLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA
Una bufala vera. Cosa insegna il “caso Savona Tpl”

 

REFERENDUM SULLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA
Una bufala vera. Cosa insegna il “caso Savona Tpl”
 

 

Caduti i referendum sul nucleare e sull’acqua, con le loro immediate visibili motivazioni, e ridotta la consultazione solo a quello sul legittimo impedimento, si spera che diminuisca la spinta al voto e Berlusconi sia salvo.   Quest’ultimo espediente ci dice quale prezzo si stia pagando per la salvezza di una persona. Travolto in più di un caso il fondamentale principio di eguaglianza, ora si vogliono espropriare i cittadini di un essenziale strumento di controllo, della loro funzione di “legislatore negativo”. STEFANO RODOTÀ. La Repubblica,  Venerdì 22 aprile 2011

 Non ricordo prese di posizione così forti del noto opinionista quando la Corte Costituzionale, appoggiata da una folta schiera di intellettuali , bocciava i “chiarissimi” referendum proposti dal Partito Radicale.

Il referendum sulla privatizzazione dell’acqua è una bufala e non si capisce come mai l’alta Corte non l’abbia cassato. Il referendum non doveva essere ammesso perché il testo sul quale si dovevano esprime gli italiani è incomprensibile e contradditorio.

( Leggetelo in fondo pagina )

L’informazione , che ancora oggi passa su quasi tutti i giornali , è che il governo voleva privatizzare l’acqua e facendo credere che di questo si trattasse  non sarebbe stato difficile pronosticare la vittoria dei “si”.

Ma non è assolutamente vero !

La previsione normativa (che si voleva abolire con il referendum )  è che non sarà più possibile la gestione diretta da parte degli enti locali o di loro emanazioni, ma affidamenti solo attraverso pubbliche gare, a cui potranno partecipare le stesse società pubbliche e private.

Questo significa che l’estromissione degli operatori pubblici dal settore non è assolutamente contemplata dalla legge. Il decreto, aprendo al mercato e quindi alla concorrenza (il “liberalizzatore” Bersani batta un colpo ! ), modifica la legislazione precedente nella modalità d’individuazione del gestore delle reti idriche, con introduzione dell’obbligo di indire gare di appalto per tutti i servizi pubblici, compreso quindi anche quello idrico.

Il decreto, pertanto, non privatizza l’acqua. Cambia esclusivamente il modo con cui verrà individuato dai Comuni il gestore del servizio. Per quanto riguarda il modello di gestione delle società miste, il socio privato, che sarà scelto mediante gara pubblica, dovrà essere un’impresa operativa: non è, quindi, consentita la partecipazione di un socio che si limiti ad apportare solo capitali. Ai fini della valutazione delle offerte, sarà previsto – quale criterio preferenziale – la qualità e il costo del servizio che sarà assicurato agli utenti.

 

Franco Bassanini, sul Corriere della Sera del 23 aprile ha affermato che sbaglia il PD a non schierarsi contro il referendum ed appoggiare, oltre che Di Pietro, il pugliese Niky Vendola.

Osservo che il presidente Vendola  ha buoni motivi che “l’affaire liquido” rimanga tutto in mani pubbliche affinché la gestione dell’ Acquedotto pugliese ( oltre 2.000 dipendenti ) rimanga tale e quale. Non ho elementi per la valutazione di questa  gestione in quanto non conosco i dati di bilancio, ma sarei curioso di commentarli.

 Ricordo che anche per il trasporto , la cui competenza era affidata alle Province, si è operato nello stesso modo, ovvero chiudere con le disastrose gestioni effettuate da società od enti – di diretta espressione pubblica- ed affidare il servizio attraverso una gara riservata a società miste pubblico-privato.

A Savona così è avvenuto . Il risultato è che da gestioni del servizio fatto con enormi diseconomie e pesanti ripercussioni sul bilanci dei Comuni e Province, oggi , finalmente, la società mista di gestione  chiude il bilancio non più in perdita, nonostante i pesantissimi tagli statali e regionali, oltretutto razionalizzando l’organizzazione del servizio su un unico bacino di traffico. In altre realtà territoriali le cose non sono andate così bene, ma ciò riguarda non il metodo scelto , ma, io credo che ciò sia dipeso dalla capacità del gestore del servizio che non è stato all’altezza del compito.

Per concludere quindi se è vero che la “sinistra” vuole abbattere Berlusconi, non si affidi all’attivismo di certe procure od a queste fasulle e pretestuose iniziative referendarie, ma , finalmente, arrivi ad una chiara definizione di una proposta politica che possa convincere l’elettorato.

Potrebbe , tanto per cominciare, utilizzare i molti protagonisti ( profumatamente pagati! ) dei numerosi talk show che , invece di limitarsi alle continue e noiosissime demonizzazioni di Berlusconi, diano un contributo attivo per dibattere su tutti i gravi problemi della nostra organizzazione sociale – purtroppo ancora irrisolti – per arrivare ad una credibile proposta alternativa di governo .

Savona, 28 aprile 2011.                                       

Luciano Locci

TESTO DEL REFERENDUM

«Volete voi che sia abrogato l’art. 23-bis, comma 10, lettera d) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive (recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitivita’, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”), limitatamente alle seguenti parole: “, nonche’ in materia di acqua” e l’art. 15, comma 1-ter del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive (recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunita’ europee”), limitatamente alle parole:

“di cui all’art. 23-bis del citato decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008,” nonche’ alle parole: “nel rispetto dei principi di autonomia gestionale del soggetto gestore e di piena ed esclusiva proprieta’ pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolare in ordine alla qualita’ e prezzo del servizio»

 

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