Ragazza al cioccolato. Il dessert è servito.

ANSA

Insopportabile machismo che troppo spesso sfocia nella misoginia.
Fa più scalpore una ragazza ricoperta di cioccolato su un bel vassoio o una stuprata, realmente, o ammazzata?
La foto della ragazza in bikini, cosparsa di cioccolato fa ululare e cancellare tutte le battaglie femministe dello scorso secolo e di quello attuale. Purtroppo questa raccapricciante ma, oserei dire, anche ridicola, vicenda, in salsa sessista, un tempo si sarebbe detta, magari, goliardica, quasi da festa delle matricole, quando riuscivamo ancora a scherzare su certi episodi. Di dubbio gusto, ma anche gestiti con un pizzico d’ironia. Ma il rapporto uomo/donna ha preso, negli anni, un’altra piega. Almeno per alcuni. Tanto da peggiorare anziché renderlo più equo e reciprocamente rispettoso.
Ci chiediamo se potrebbe esserci davvero una nota positiva in mezzo a cotanto degrado. Nota che che potrebbe restituirci un briciolo di speranza, nonostante la nostra società sia impregnata di sessismo, di varia e variabile intensità.

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“VOI hotels” ovvero Vera Ospitalità Italiana, ma cosa significa? Cosa ne pensano i manager di Alpitour di questa rappresentazione del corpo femminile? L’ hotel dopo avere espresso il suo disappunto, al manager che ha sollevato il caso, ha detto che era la “statua di cioccolato”.
“Permettere che nelle proprie strutture ci siano questi comportamenti, dove il corpo di una donna, di una lavoratrice, sia equiparato a quello di una stoviglia per assecondare l’occhio malizioso di qualcuno è davvero inaccettabile”. Le contestazioni del manager sono sacrosante. Assistere a una scena di questo tipo che racchiude in sé squallore e mercificazione del corpo femminile, è va oltre ogni limite di pessimo gusto, quanto meno. Nonostante al peggio non ci sia mai fine, quanto alla violenza, fisica e psicologica.
Certo non è un esempio da emulare, specie all’occhio di un adolescente.
“Papà che schifo, questo non è un Paese dove potersi realizzare”.
A deplorare la vicenda, infatti, non è stato soltanto il manager milanese che ha portato alla ribalta la storia disgustosa, ma anche e soprattutto la figlia quattordicenne.
Una società in cui con troppa frequenza donne e ragazze vengono rappresentate e trattate come oggetti, non è certo esemplare: che sia un pezzo di carne, un bigné ricoperto di cioccolato o una bambola gonfiabile.
Le donne sono state da sempre e spesso, calpestate. La società ha posto limiti e strumentalizzato i corpi, i loro pensieri e i loro diritti. Hanno messo a tacere le loro voci.
Ora, però, non sono più disposte ad accettare. Sono sature, esauste, arrabbiate.
Almeno le donne occidentali.
La frase della ragazzina di 14 anni è l’apertura del vaso di pandora, un velo finalmente squarciato che restituisce alle nuove generazioni speranza di una società equa e rispettosa, in cui le donne non dovrebbero sentirsi insultate o, ancora peggio, violentate, in senso lato. Bensì amate e rispettate.
Dunque, denunciare episodi come quello del resort sardo ed esercitare al massimo l’azione educativa nelle istituzioni primarie, scuola e famiglia, ma soprattutto in quelle apicali, rimane l’unica strada per uscire da quel vicolo cieco che rischia il non ritorno da soprusi fisici e psicologici nei confronti delle donne.
Ma cosa vuoi che sia, un atto ai limiti del divertente?
Come detto sopra, forse i nei decenni passati del secolo scorso, questa messa in scena poteva essere considerata al limite di uno scherzo afferente alla goliardia. Peccato che all’epoca non si aveva una percezione così netta di sessismo esasperato. Forse una sorta di maschilismo, dell’uomo al comando, ma era in atto un rispetto maggiore per le donne sotto l’aspetto sessuale. Almeno questi sono i miei ricordi.
Oggi, fra stupri veri o presunti sembra che i maschi, non tutti, certo una stragrande minoranza, abbiano in mente solo il possesso del corpo di una donna, perfezionato con atti violenti. Mentre droga e alcool la fanno da padrone.
Infatti oggi si ha la sensazione che tutte le lotte femministe portate avanti con eccessiva foga contro i maschi, abbiano ottenuto l’effetto contrario. La donna a portata di mano, consenziente o meno. Il sesso come gioco sproporzionato e grottesco.
“Ci scusiamo nuovamente con tutti, perché il rispetto della persona è per noi prioritario e per non aver adeguatamente supervisionato in questa occasione. Ribadiamo il nostro impegno a perseguire i valori che dichiariamo e a diffonderli con maggiore vigore in ogni paese in cui operiamo, per scongiurare che situazioni simili si possano ancora verificare.Consci che la piena comprensione, diffusione e messa in pratica dei nostri valori a tutti i livelli aziendali sia un percorso in continuo divenire, confermiamo il nostro impegno costante nel proseguire su questa strada”.
Una performance, quella organizzata dallo staff del villaggio e che ha avuto come protagonista una dipendente che si occupa dell’animazione, e che dura circa mezz’ora. Tempo che la giovane ha trascorso in posizione fetale adagiata su una tovaglia bianca su cui erano stati adagiate diverse file di dolci. Come a dire: il dessert è servito.
Ma indipendentemente dall’episodio e dal contesto, rimane, in generale, la questione dell’oggettivazione della donna. Ad autorizzare questo scempio senza senso e fuori luogo sarebbe stato un responsabile 60enne che non si è posto minimamente il problema e che non aveva intenzione di offendere nessuno. Forse pensava davvero ad uno “scherzo” goliardico. Una leggerezza, insomma.
Ma i tempi sono cambiati e le donne, nonostante tutto il femminismo imperante ed eccessivo non hanno ottenuto ciò che si erano prefissato. La parità di genere, in ogni sua forma. Perché la femmina è femmina e il maschio è maschio, ciascuno con ruoli diversi ma con assoluta parità e pari dignità nei diritti.
La reazioni della politica sono state le medesime, sdegnate, da destra a sinistra. «Un episodio che offende tutti e che mi suscita, francamente, un po’ di vergogna» dice il governatore della Sardegna Christian Solinas, centrodestra, parlando di scena «che non vorrebbe aver mai visto» perché «va contro l’immagine vera della Sardegna, terra accogliente».Carla Ceretelli

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