Qui succede un quarantotto

Quello che stiamo vivendo in questi giorni, ora che la guerra in Ucraina si è aggiunta ai problemi derivanti dalla pandemia e dalla crisi economica, non è diverso da ciò che l’Italia dovette affrontare nel 1948. Di Nicola Cariglia

Non pare azzardato rievocare il modo di dire che indica la massima confusione alla quale possiamo andare incontro. Il 1848, ovvero gli eventi che accaddero in varie parti d’Europa in quel tumultuoso anno è l’origine di questo modo di dire. L’Italia non fu da meno: a Milano le famose Cinque giornate e, addirittura, la “rivolta del tabacco” che provocò sei morti sotto il fuoco delle guarnigioni austriache. Ma quello che potrebbe succedere in Italia, per fortuna, sarà simile ad un altro quarantotto, ovvero la situazione del nostro Paese che si ebbe cento anni dopo, ovvero nel 1948.
Venivamo da cinque anni di guerra e venti di dittatura fascista. La democrazia era in rodaggio, anche se poi se la sarebbe cavata alla grande. Ma intanto la ricostruzione era appena iniziata, la disoccupazione era alta e le tensioni sociali pure. Frequenti le manifestazioni di piazza, alcune delle quali sfociavano in disordini: talvolta luttuosi. Ma la spaccatura nel Paese, come se non bastassero tutti questi problemi interni, ancora di più era alimentata da quello che accadeva ed era già accaduto nel resto d’Europa. L’Unione Sovietica stava inghiottendo, uno dopo l’altro, i paesi dell’est, instaurandovi regimi comunisti. I paesi dell’Europa occidentale, a difesa della loro democrazia e indipendenza fecero fronte comune. Era nata quella che Churchill, già nel 1946 aveva definito “cortina di ferro”, ovvero una rigida separazione in due parti del vecchio continente.

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Quello che stiamo vivendo in questi giorni, ora che la guerra in Ucraina si è aggiunta ai problemi derivanti dalla pandemia e dalla crisi economica, non è diverso da ciò che l’Italia dovette affrontare nel 1948. Differente è, purtroppo, il clima che si respira. Ieri il paese viveva l’inizio, colmo di speranze, di una nuova era che seguiva gli anni drammatici della guerra e quelli oscuri di una lunga dittatura.
Oggi, le convulsioni di una lunga decadenza, della quale è espressione visibile una classe politica che non riscuote la fiducia dei cittadini. Tra pochi mesi saremo in piena campagna elettorale. I temi che la condizioneranno sono simili in maniera impressionante a quelli del 1948: certo la disoccupazione e la situazione economica, certo la sanità e molti altri problemi irrisolti. Ma, una volta ancora, le questioni internazionali e, cioè, la salvaguardia della democrazia e della nostra sovranità avanti a tutto. Come nel ’48, appunto. Da tremare se si pensa a come ci stiamo avvicinando all’appuntamento.
A quali mani ci affideremo. Il centro destra, spaccato? Il centro sinistra, che non esiste? La Meloni o Letta, da soli? Senza qualcosa di diverso non ce la faremo. Dico diverso, e non nuovo, non a caso: il nuovo all’orizzonte non si vede. Le carte nel mazzo sono le solite e l’unica possibilità,  è di mescolarle bene bene e fare un gioco diverso. O, almeno, di iniziare una nuova partita.
Nicola Cariglia  da PENSALIBERO

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