Qualcosa sulla ventunesima Operetta: “Il Copernico”

Strutturata come una pièce teatrale, l’Operetta è composta da quattro scene in cui
compaiono quattro personaggi: l’Ora Prima, l’Ora Ultima, il Sole e l’astronomo e filosofo Niccolò Copernico.

 

Scena  Prima

Didascalia: L’ora Prima e il Sole

 

Ciò che funge da trigger è la decisione del Sole, inteso in prosopopea come pure le due Ore ( le quali tuttavia restano, per così dire, al loro stato aereo ) di non fare più quello che non ha mai fatto nella realtà ma sempre secondo la immaginazione degli uomini, così convinta e così sancita da religioni e filosofia che deve essergli giunta fin lassù e avere convinto pure lui di essere un corpo in moto e da così tanto tempo da sentirsi infine annoiato dal replicare i suoi giri attorno alla Terra e di finalmente smetterli e starsene in ozio.
La vicenda è questa: che l’Ora Prima, quella che porta l’alba al mondo, preoccupata di non veder sorgere il Sole e perciò di non poter portare la luce tutt’attorno, gli si rivolge per vedere che succede e per sollecitarlo affinché tutto non si scombussoli.
Il Sole accoglie la visita con nonchalance, una punta di insofferenza e insieme determinazione: non si è dimenticato di guidare il suo carro per il cielo; semplicemente non vuole. E’ stanco di

questo continuo andare attorno per far lume a quattro animaluzzi, che vivono in su un pugno di fango, tanto piccino, che io, che ho buona vista, non lo arrivo a vedere [ … ]

e non gli importa se, come gli fa notare la Prima Ora, resteranno al freddo e al buio, e se non di questi, ben presto morranno di fame, che la Terra non produrrà più nessun frutto.
Ma il Sole è, letteralmente, inamovibile.
Sente di aver trovato la sua vera naturale dimensione, quella nella quale si sente più a suo agio, come se lo aspettasse da sempre: non si schioderà da lì.
Anche perché oltre alla comodità di non dover più faticare nella sua corsa senza posa per creare le stagioni e gli anni, non gli sembra giusto che delle creature a lui invisibili per la distanza e che sa così piccole da non distinguerle dai moscerini, lo prendano per un focolare ambulante e pretendano che si muova per andarle a scaldare anziché essere loro a portarcisi dappresso, visto che sono loro ad aver bisogno.
Dunque la Terra si dia da fare e prenda a girargli attorno, che intanto il risultato non cambia.
Ha solo bisogno di trovare qualcuno, poeta o ancor meglio filosofo, che la convinca a lasciare il suo centro in mezzo al mondo per mettersi a corrergli intorno e non lasciar che tutto sopra le muoia. E può darsi che questa ragione le basti.
Altrimenti s’andrà a perdere, e non è detto che non sia esito migliore dello star lì sempre in travaglio a persistere ad occuparsi di tutte le sue tante faccende badando nel frattempo a correre a perdifiato senza perdere tempo e per un tempo infinito e senza premio d’essere arrivata.
Il Sole incarica così la Prima Ora di andar lei o di trovare tra le sue sorelle, chi vada giù sulla Terra a reperire proprio un filosofo che dovrà convincere la Terra a muoversi.
Sa che non risulterà difficile perché ve ne saranno parecchi pensosi e impensieriti a guardare il cielo e a chiedersi che sta succedendo in questa notte che dovrebbe già essere giorno e ancora non lo è.
Dopo esserselo caricato sulla schiena, lo porterà al suo cospetto per i ragguagli necessari al passaggio delle consegne.
A questo punto la Prima Ora si sobbarca l’incarico, e si accomiata tutt’altro che contenta. Tant’è che se ne va ma solo per cercare chi assolva la bisogna: sarà l’Ora Ultima.

 

Scena Seconda

Didascalia: Copernico in sul terrazzo di casa sua, guardando in cielo a levante, per mezzo d’un cannoncello di carta perché non erano ancora inventati i cannocchiali.

 

Vi si dice delle perplessità di Copernico, il grande astronomo polacco che, non vedendo ancora levarsi il sole e vedendo invece notte tanto a oriente che a occidente, comincia a pensare nonostante sarebbe un caso davvero straordinario, se a tutti gli orologi e per giunta a tutti insieme non si siano rotte le ruote, oppure se la scienza dell’astronomia non sia tutta bell’e crollata e convenga ritornare a credere nelle favole e nei miti degli antichi.
Finché non sente avvicinarsi il rombo prodotto come da delle grandi ali.

 

Scena Terza

Didascalia: L’Ora Ultima e Copernico

La responsabile del rombo della scena precedente atterra e si presenta:

Io sono l’Ora Ultima.

Non è una bella notizia, ma Copernico la prende con filosofia e chiede soltanto che gli sia concesso solo un po’ di tempo per fare testamento e prepararsi al trapasso.
Ma non ce n’è bisogno: lei, lo rassicura, non è l’ultima ora della vita, ma l’ultima del giorno.
E’ stata mandata dalla Prima Ora su mandato del Sole affinché trovasse un filosofo di quelli come si deve che sanno speculare ma pure scrutare il firmamento.
Lei, l’Ultima Ora, le informazioni necessarie per arrivare a lui, Niccolò Copernico, le ha avute da gente che era giù in strada, ed eccola lì adesso pronta a chiedergli di salirle in groppa perché c’è un intoppo nel consueto procedere del tempo, cui è meglio provvedere. E il Sole crede che lui o altri della sua stessa stoffa, possa provvedere.
Copernico lo crede molto meno, ma poiché più che un invito pare un ordine, decide che si lascerà portare nel lunghissimo viaggio nello spazio che si farà in un amen al cospetto del Sole, e là, assicura l’Ora Ultima, gli sarà chiarito bene, senza reticenze, insomma, alla luce del sole, quel che di ancora poco chiaro avesse in testa su come s’abbia a procedere.
Partono.

 

Scena Quarta 

Didascalia: Copernico e il Sole

 

Arrivano.
Senza troppi convenevoli ma con rispetto il Sole promette a Copernico che gli dirà tutto quello che abbisogna per far fronte al suo progetto, di cui molto comunque immagina lo avrà già ragguagliato, nei limiti del ristrettissimo tempo del viaggio, l’Ora Ultima.
Copernico dice subito che non vede una cosa facile neppure esercitando la miglior filosofia persuadere la Terra a cambiare il suo comodo e importante privilegio di stare al centro del mondo con tutto il resto che le ruota attorno come una coorte di ancelle al servizio della regina. E una regina lei s’è sempre sentita. Lasciare il seggio non le aggraderà!
Parimenti non aggraderà agli uomini che ci stanno sopra e ne condividono la gloria e ne dovranno condividere la sorte d’essere esseri di periferia, abitatori d’un globo tra i globi.
Insomma, non è cosa solo materiale di scambiarsi di posto. E’ rimpicciolirsi. Abbassarsi. Adattarsi e ridursi alla nuova situazione.
E’ scendere dal trono e ritrovarsi intronati per un migliaio d’anni almeno prima di rimettersi in sensi.

Al Sole però tutto questo non cale. Se agli uomini il suo progetto dà fastidio, vorrà dire che se ne faranno una ragione. Piccoli erano e piccoli restano. Al centro o in periferia.
Che se poi vorranno possono chiudere gli occhi, e metter su tutt’un’architettura per fingere di crederci sul serio d’essere ancora dei re. Se li consola e meno soli li fa sentire, facciano. Che intanto lui, il Sole, per questo non sarà né più oscurato né più raggiante.

Ma, replica Copernico, gli altri pianeti insorgeranno! Vistisi messi in pari con la Terra, forse che non vorranno anche per loro, così lisci e disadorni, alberi, fiumi, neve, vento, mari ed animali?

“Il mio caldo e la mia luce” è la risposta “mica sono da meno per ciascuno se invece d’esser pochi sono tanti. Ne godono ugualmente e integralmente. E questo basti.
E basti anche, qualora le altre stelle vedendo che mi sono messo in ozio volessero imitarmi, se non sarò più io il solo monarca ma uno tra i moltissimi o infiniti. Non perderò per questo dignità: sarò primo come Cesare in Gallia, e non cerco di più”.

A Copernico che ha opposto obiezioni sensate e sincere, e che tutte le ha viste cadere davanti al volto deciso del Sole, non resta che cominciare a ribaltare il mondo.
Opera ardua e faticosa, e tanto tanto malsicura. Perché a qualcuno potrebbe provocare un qual certo mal di mare da disorientamento, nausea, tachicardia, giramenti di testa… E allora chissà mai che pur di non pensarsi a fare girotondo, piuttosto appiccherebbe qualche fuoco su chi vuole cambiare la antica, biblica verità…
Ma saran forse altri ad uscirne scottati: Copernico nel libro che tosto scriverà dedicherà al papa la nuova topografia del mondo, per non insospettire il Sant’Uffizio.
In alto, bene in vista; tra occhiello e frontespizio.

Fulvio Baldoino            

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