“Il Cenacolo degli Artisti”

 Note sulla mostra in corso alla Fortezza del Priamar
“Il Cenacolo degli Artisti

 

Note sulla mostra in corso alla Fortezza del Priamar

“Il Cenacolo degli Artisti”

E’ davvero un evento memorabile e un’occasione unica e irripetibile per gli studiosi e gli appassionati d’arte la mostra allestita alla Fortezza del Priamar, a cura dell’Associazione  Lino Berzoini, aperta fino al 15 febbraio 2015, che prende il titolo da  un grande dipinto a olio di Virio da Savona (pseudonimo di Vittorio Agamennone): Il Cenacolo degli Artisti, del 1970.


 

Al di là del suo valore specificamente pittorico, quest’opera rappresenta un vero e proprio documento storico in quanto, come ha scritto in catalogo Maria Scarfì (”Atmosfere albisolesi”) –  autrice, insieme al marito Pino Cirone, di vari filmati su quel Mondo incantato  negli anni Cinquanta e Sessanta – “Fissa i momenti di un’epoca unica…Attorno a quella tavola, Virio pose una parte di tutti i grandi artisti che gravitavano su Albisola” in quegli anni (quasi) felici. Una parte, scrive giustamente Maria Scarfì; non vi figura, ad esempio e stranamente, un grande pittore come Mario Gambetta, né a quel convivio ideale sono stati invitati artisti di valore e certamente degni di essere ricordati come l’estroso e coltissimo Antonio Sabatelli, il  pittore e ceramista genovese Aurelio Caminati, il geniale “bohèmien” e situazionista Ansgar Elde, allievo e collaboratore di Jorn; il grande ceramista italoargentino Carlos Carlè; il maestro Carlo Giusto, inesausto ricercatore e sperimentatore di nuovi linguaggi; il  grande pittore di ascendenza surrealista ma soprattutto affascinato dalla figura umana, Daniel Bec, presente ad Albisola negli anni Sessanta; né artisti più giovani come Giorgio Bonelli, prematuramente e tragicamente scomparso, o Gianni Celano Giannici, che aveva il suo piccolo atelier proprio a Pozzo Garitta, o la cilena nonché parigina Irene Dominguez…Ma non potevano certo comparire in quell’artistico  banchetto, tutte le personalità che hanno fatto di Albisola, dopo la Firenze rinascimentale, un’altra “piccola Atene”, secondo la definizione della scrittrice e pittrice  Milena Milani.  Tra i convitati di Virio non vediamo ritratti solo pittori, ceramisti e scultori, ma anche poeti (Adriano Grande, Camillo Sbarbaro, Angelo Barile, Enzo Fabiani, Salvatore Quasimodo), scrittori (Carlo Manzoni, Milena Milani) e critici d’arte (Mario De Micheli, Garibaldo Marussi). Forse meritavano  di essere tra i convitati anche la critica d’arte savonese Nalda Mura, scomparsa novantaduenne  nel 2013,  e il critico Dante Tiglio, tra i pochi testimoni ancora viventi di quella mitica stagione; ma sarebbe stato necessario dipingere un altro Cenacolo, e non è escluso che, se non fosse mancato il tempo, Virio lo avrebbe dipinto.


Nella mostra sono esposte opere ceramiche e pittoriche, composte ad Albisola dagli anni Quaranta agli anni Settanta dai diciotto artisti che compaiono nel Cenacolo,

il nudo elenco dei quali dà un’idea della  molteplicità delle  tendenze e delle scuole a cui appartengono i singoli autori: Eliseo Salino, Emanuele Luzzati, Nino Strada, Franco Assetto, Esa d’Albisola, Wifredo Lam, Mario Rossello, Mauro Reggiani, Giuseppe Capogrossi, Tullio d’Albisola, Carlo Cardazzo, Milena Milani, Asger Jorn, Emilio Scanavino, Aligi Sassu, Lucio Fontana, Roberto Crippa, Agenore Fabbri.

 Si va dal Secondo Futurismo, all’Astrattismo, al Surrealismo, all’Espressionismo astratto, allo Spazialismo, alla Neofigurazione…Si pensi solo alla distanza tra la raffinata  figuratività di Virio, che riecheggia addirittura Cezanne, e l’astrattismo geometrico-modulare di Mauro Reggiani, o tra il forte tonalismo  di Aligi Sassu e i siderei Concetti spaziali  di Lucio Fontana, o tra la scultura espressionistica di Agenore Fabbri e le ceramiche Senza titolo di Franco Assetto; o tra la neofigurazione del savonese  Mario Rossello e l’espressionismo astratto-informale  del danese Asger Jorn…

Tra le opere esposte dei  diciotto artisti su ricordati troviamo, con qualche stupore,  anche alcune composizioni di Carlo Cardazzo – arieggianti lo stile di Milana Milani -famoso soprattutto come gallerista, grande collezionista e mercante d’arte; e difatti, come viene spiegato in catalogo “Cardazzo non fu mai un artista né cercò di esserlo.  I quadri e i piatti qui esposti, anche se precursori di quello che sarebbe avvenuto nel mondo dell’arte e già pubblicato nel libricino Carlo Cardazzo amico di Albisola , edito da Vanni Scheiwiller nel 1964  sono solo il divertissement artistico di un uomo geniale che, come canta una celebre aria lirica, ‘visse d’arte, visse d’amore’ “.


 

E’ vero, Carlo Cardazzo non fu un artista ma ha un posto importantissimo nella storia dell’arte contemporanea; come scrive in catalogo, nel suo commosso ricordo, la nipote di Milena Milani, Renata Guga Zunino (“Carlo Cardazzo e dintorni”):  “La galleria del Naviglio ove aveva cominciato a collaborare mia mamma nel 1960, era in continua espansione. Io vi andavo quasi tutti i giorni, e sempre alle inaugurazioni. Conoscevo tutti e mi accorgevo con meraviglia che quell’uomo che io chiamavo Tomaso e a cui davo del tu incuteva ad artisti affermati un mero terrore. Un sì o un no da parte sua avrebbero cambiato la storia dell’arte…”. E’ nota l’importanza della Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo, per la storia dell’arte in generale e specificamente per quella dello Spazialismo, il movimento d’avanguardia fondato da Lucio Fontana, che vi allestì nel 1949, il suo Ambiente spaziale, illuminato con luce nera di Wood, dove, come ricorda l’autore stesso “entravi trovandoti completamente isolato con te stesso, ogni spettatore reagiva con il suo stato d’animo del momento, precisamente, non influenzavi l’uomo con oggetti o forme impostegli come merce in vendita, l’uomo era con se stesso, con la sua coscienza, con la sua ignoranza, con la sua materia…”. Il movimento spaziale è ben rappresentato nel Cenacolo, oltre che dal fondatore, da Milena Milani, da Giuseppe Capogrossi, da Emilio Scanavino, da Roberto Crippa (1921 – 1972) – che ha pagato con la vita la sua passione per il volo – di cui sono esposte mirabili opere in ceramica  e dipinti a olio, come Totem a Milena Milani, Astrazione, Civetta, Spirali, Composizione (bozzetto per la passeggiata degli Artisti), Millepiedi, Totem.

Notevoli anche le opere esposte di Aligi Sassu, tra le quali spicca un capolavoro come Il cavaliere in verde un olio su tela  del 1955; le ceramiche dipinte e decorate di Wifredo Lam e alcune sculture e ceramiche del grande Agenore Fabbri. Sì, decisamente è una mostra da non perdere.

FULVIO SGUERSO

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