Presentazione a Genova

Farina di ginocchia
 metadialoghi di chi predilige la forma sulla sostanza ovvero che ce ne frega a noi dei Buddenbrook?
 di Roberto Guerrini e Sara Bodra
 edizione per i Quaderni di Cantarena a cura di Mario Fancello
e con l’introduzione del prof. Fulvio Sguerso.

(Genova, vico del Fieno 21r)
il giorno venerdì 4 febbraio 2011, alle ore 18 presentazione del libro
 Farina di ginocchia
 metadialoghi di chi predilige la forma sulla sostanza ovvero che ce ne frega a noi dei Buddenbrook?
 di Roberto Guerrini e Sara Bodra
 edizione per i Quaderni di Cantarena a cura di Mario Fancello
 

QUANDO LA FARINA NON VA IN CRUSCA

(Metadialogo sui metadialoghi di Roberto Guerrini e Sara Bodra)

 

Che farina è mai questa di questi due autori così empaticamente idiolettici?

Oh, è un tipo di farina che rifugge dalle definizioni, categorizzazioni, classificazioni scolastiche o accademiche, e proprio per (auto) definizione: “perché immaginazione e creatività, sono per natura, prassi e definizione, costantemente in movimento e mutevoli……”. La loro cifra stilistica è infatti l’onomaturgia e la commistione plurilinguistica (“O alce alciosa dalle più alciate alcidi alciata”; “Genialazza d’intellettone fino, cuore rosso, arterie sì viola, ma pulite e ben posizionate al riparo dalle colesteroliche placche, intuito da faina nei pollai di Pasqua! Eureka!”)..

Dunque non si tratta di accademici della Crusca? Che c’entra ora la Crusca? Lei, per caso, è un purista? Né per caso né per necessità. I puristi – specie, per nostra fortuna, in via di estinzione – guardano al passato (anzi, a un certo passato), mentre io sono persuaso, al pari dei due metadialoganti e corrispondenti via posta elettronica su cui sto meta-metadiologando, che, così come non possiamo non comunicare, non possiamo nemmeno vivere senza “creare”, ricreare e ricrearci di continuo, in quanto, come sostiene uno dei due: “… la creatività coincide praticamente con il necessario e comune comportamento umano”.

Questo che cosa significa? Forse che noi esseri umani, proprio in quanto umani, non possiamo non dirci artisti?

Proprio così, anche se i più non lo sanno. Lo sapeva bene, nondimeno, il dionisiaco Nietzsche, convinto che tutti gli uomini sono poeti quando sognano; e lo sapeva anche il dottor Freud, quando parlava del lavoro onirico di spostamento (metonimia) e condensazione (metafora) operato dai nostri inconsci meccanismi di difesa; e lo sa anche l’Alce Depilata Alias Sara, quando scrive “Poeti siamo/siamo stati/saremo/fummo/, non serve farlo sapere a Beatrice, basta Austina”.

Alce Depilata? Di che sacco è questa farina?

E’ del sacco della “ristrettissima cerchia di poeti ed intellettuali raffinatissimi” denominata la “Gilda (o Congrega) delle Adulatrici dell’Alce Depilata”, tra i cui fondatori figurano i nostri due metadialoganti Roberto Guerrini (Robertguè) e Sara Bodra (Saralce). Contento (anzi: contentello)?

Potrei forse non esserlo? Le mie connessioni assonico-sinaptiche si sono attivate e moltiplicate non saprei dir quanto nell’interleggere i metamessaggi e i “metasalutazzi” in entrata e in uscita dai box elettronici di Saralce e Robertguè, nel seguire il filo del loro scherzoso, ma anche serio e meditato idioletto, con cui si scambiano considerazioni, pensieri, invenzioni neolessicali, intuizioni estetiche, ricette impossibili, notizie da e su comuni amici e altre alci. Penso a Gardoise, la donna con la sacca della rumenta, l’artista perduta nella follia……..Sembra un’invenzione romanzesca. Ma queste lettere (o “epustole”) non sono inventate, questo non è un romanzo epistolare, non è nemmeno una fiction.

Allora che cos’è?

Non è crusca.                                                                                                             Fulvio Sguerso

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.