Ponte Capasso e i talebanini nostrani

Alcuni anni fa un nostro cliente russo doveva venire a visitarci presso i nostri uffici e, nello spiegargli la via dall’autostrada per venire presso la nostra sede, gli ho detto di seguire Via Stalingrado.
Allo stupore del russo nel sentire che esiste ancora in Italia Via Stalingrado io semplicemente ho risposto che in Italia, siccome il comunismo reale e i Gulag non vi sono mai stati, esistono ancora tre o quattro partiti che fanno riferimento al comunismo, malgrado il muro di Berlino sia caduto miseramente.
La forza delle idee è anche la radice della realtà” affermava il filosofo tedesco Hegel nel 1816.
Questa espressione fu scelta da un gruppo di ex compagni del Nautico savonese come massima per illustrare la vita e l’opera di Ideale Capasso, Preside dell’Istituto Nautico di Savona, uomo di cultura e di profondo impegno etico, che ha rappresentato per intere generazioni di giovani e schiere di docenti savonesi una guida e un esempio da imitare.

Il compianto Sindaco Gervasio, persona di grande sensibilità e cultura, aderì con grande entusiasmo alla richiesta di ex diplomati del Nautico, rappresentati dall’ amico, anche lui compianto, Vito Cafueri di intitolare a Ideale Capasso il Ponte costruito dalla Zust Ambosetti in Calata Sbarbaro.
Tale ponte, costruito con lo scopo di portare direttamente in centro città gli automobilisti, una volta parcheggiata la propria auto presso l’allora Silos Ambrosetti, finalmente metteva in comunicazione diretta il centro città con la zona portuale, che l’allora Sindaco Gervasio aveva valorizzato e trasformato nel salotto di Savona.
Il vecchio ponte è stato per anni uno dei simboli della città e la targa in onore del nostro caro Preside non solo rendeva merito ad una persona che tutti gli studenti, dagli anni 40 agli anni 80, hanno sempre stimato, ma rendeva onore ad un personaggio che durante la sua lunga dirigenza fu protagonista di grandi innovazioni didattiche e tecnologiche per l’Istituto Nautico di Savona.

Uomo di grandi passioni umanistiche, fu anche autore di pubblicazioni tecniche relative  alla navigazione e all’astronomia, di studi sui riferimenti astronomici fatti da Dante nella Divina Commedia e di tante altre dispense, che testimoniano il grande spessore culturale, oltre quello morale, di questo personaggio che, pur non nativo della nostra città, può essere considerato un concittadino benemerito, del quale tutti i veri savonesi dovrebbero essere orgogliosi.
Purtroppo per ignoranza e per poca sensibilità si è voluto ancora una volta sfregiare i ricordi di un passato caro a tanti concittadini e porre nel dimenticatoio chi ha dato lustro alla nostra comunità ed è stato un educatore di giovani savonesi, non solo di materie scientifiche ma di educazione civica e di valori, quei valori che purtroppo sono sempre più scarsi nei giovani di oggi.
Un brutto giorno il ponte Capasso è diventato Ponte Pertini!
Certamente un altro grande personaggio della nostra città è stato il compianto Sandro Pertini, del quale non devo essere io ad enumerare i suoi grandi meriti. Sandro Pertini ha avuto un rilievo ben più importante per la sua vita a più ampio raggio, fino ad essere stato il più amato dei Presidenti della Repubblica Italiana.
Va da se’ che la nostra città aveva l’obbligo morale di dedicare qualcosa al compianto Presidente Partigiano, per cui dovendo scegliere chi buttare giù dalla torre fra Stalin e Capasso la giunta attuale non poteva che scegliere quest’ultimo, perché dedicare un Boulevard a un anticomunista, come Pertini, era troppo e inoltre guai a fare uno sgarbo a coloro che ancora oggi orgogliosamente vorrebbero rifondare il comunismo, così anziché dedicare a Pertini Via Stalingrado si è preferito dedicargli il ponticello.
Ma non basta!
Per documentare questo articolo, sono stato al Museo dell’Istituto Nautico per fotografare alcune copertine delle pubblicazioni del Preside Capasso, e con grande stupore ho notato che dal grande portale dell’ingresso del nostro ex Istituto è scomparsa la scritta “Regio Istituto Nautico”, scolpita nel 1905.

Come i talebani, che a suo tempo hanno cannoneggiato e distrutto le antiche statue di Buddha della valle di Bamiyan, anche i nostri piccoli talebani locali  hanno voluto fare altrettanto, sempre naturalmente a spese del contribuente savonese, perché’ scalpellare la scritta a quella altezza ha presupposto ponteggi, giorni di mano d’opera  oltre a tanta arroganza.
Lungi da me paragonare un’opera storica come quella dei Buddha, patrimonio dell’Unesco e grandiosa opera millenaria con una semplice scritta scolpita agli inizi del 900, tuttavia le due azioni distruttrici hanno una cosa in comune e cioè ambedue i misfatti sono stati attuati per cancellare un ricordo del passato, che per gli autori doveva essere dimenticato.

In questo senso autori e mandanti della cancellazione con picchetta e mazzetta della scritta scolpita sul portale del nostro Istituto non sono molto dissimili dai talebani, pur se quest’ultimi, anziché picchetta e mazzetta hanno usato i cannoni. Silvio Rossi Lega Nord

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