Pieve di Teco

La santa croce del sindaco Alessandri cugino di Scajola
I distillati della “sorella”all’ex sindaco Gandolfo
Pieve di Teco, tra biomasse, cene trappola e mister Brunengo

La santa croce del sindaco Alessandri cugino di Scajola
I distillati della “sorella”all’ex sindaco Gandolfo
Pieve di Teco, tra biomasse, cene trappola e mister Brunengo
 
Il Sindaco Alessandro Alessandri

Pieve di Teco – Da diavolo imperiese, padrone assoluto dell’inferno e di anime dannate, dovrei osannare, brindare, cantare vittoria. Invece sono deluso, amareggiato, scoraggiato, ma mi resta un lumicino di speranza. In tre anni di archivio-cronaca siamo a quota 46-47 amministratori pubblici, targati provincia di Imperia. Tutti al centro di inchieste e accuse dell’autorità giudiziaria per reati contro la pubblica amministrazione. Con qualche archiviazione silente. Vero Vittorio Adolfo, onorevole?

E che dire di una provincia da “profondo Sud Italia” senza una discarica per l’immondizia, che strapaga l’ospitalità in quel di Vado Ligure. Una città capoluogo che brilla, alla stregua di Alassio, regina del turismo, perché ancora sprovvista di depuratore.

E nella classifica ligure, tra le province, la scajolana terra occupa ben 21 graduatorie di fanalino di coda. Purtroppo non sono opinioni. Semmai maledizioni.

Da giorni sono sconvolto, nonostante la mia pessima fama, di ciò che raccontano giornali e blog (spero tutti comunisti) a proposito di Pieve di Teco e del suo giovane, brillante, promettente, sindaco della ressurezione.

Nessuno, spero voglia pensa male. Sara finito anche lui in disgrazia soltanto perché cugino del più noto, in fase di piena rimonta, dopo tanta immeritata astinenza, Claudio Scajola? Un abbandono maledetto da attivissimo ministro dello Sviluppo italiano, ad iniziare dalla sua amata provincia.

Ho letto, con sommo gaudio, proprio in queste ultime ore, del summit di Palazzo Grazioli, simbolo di pulizia morale e civile della Patria Italia, invidiata in tutto il mondo civile (dittature escluse), per decidere le mosse anticrisi e antisfiducia. Il mio insuperabile compagno di merende Silvio, detto Berlusconi, ha chiamato Verdini, La Russa, Bondi, Cicchitto (omonimo di quello iscritto alla patriottica P 2), Gasparri, Quagliarello, Matteoli, Alfano, Bonaiuti, Ghedini, Vizzini e il caro “schiaboletta”, ovvero Claudio, al secolo Scajola.

Sono sincero, non mi importa un fico secco del fango di quel maledetto miliardario ex direttore di la Repubblica, Eugenio Scalfari, quando ci ricorda (come si permette?) di un “Verdini targato P3 che ha infranto un altro tabù, coordinatore nazionale Pdl, plurinquisito per reati di associazione a delinquere, riciclaggio, falso in bilancio, e bancarotta. Un elenco che basterebbe ad imporre le sue dimissioni da ogni incarico politico, ma il “boss” è con lui e tanto basta”.

Calma amico, in tema inquisiti, da Imperia possiamo organizzare un pullman e da Savona siamo a buon punto, si è prenotato con n. 1 il primo cittadino della Provincia, detto Vaccarezza, in odore di persecuzione di toghe rosse, complicità di giornali, secondo soltanto all’imbattibile architetto del sano sviluppo edilizio-alberghiero alassino e dintorni.

Pieve di Teco

LO SCANDALIZZATO VITTORIO COLETTI

E chi se ne infischia delle “prediche moraliste” di un figlio ponentino, pulito, onesto, intelligente, colto, ma non degno della “mia corte” di ricchi, potenti e massoni. Fortunati in caccia agli affari. Parlo di Vittorio Coletti. Professore universitario. Che pena leggere l’invito da pastore di anime, del 21 novembre 2010: “Continuo a stupirmi del mio compagno di scuola Claudio Scajola, come me di famiglia democristiana vecchio stampo, sempre in prima fila tra i devoti di Berlusconi e, anzi, chiede all’Innominabile di ‘scendere? (ancora!) in campo.

Non riesco a capire come possa una persona lucida e matura, con una formazione molto simile alla mia, non vedere che il maggiore male d’Italia è proprio Berlusconi…con la sua vanità, prepotenza e volgarità…interessi, vizi, ignoranza…tutto pesa sul collasso morale e persino economico dell’Italia”.

Stai a vedere che una congiura di giornali e giudici comunisti, vuole ISCRIVERE la mia Pieve di Teco tra le comunità peccatrici, dominate da satana. Riversando sul suo sindaco tutto il fango della discarica (abusiva).

Per via di quella “montagna di rifiuti sotto i piloni dei viadotto”. Scoperti da un blitz della Finanza e della Forestale. Il rischio? Tutte balle, tutto a prova di disastro ambientale qualora si verificassero alluvioni. Il rio si trasformerà in lago e poi in diga. Magari idroelettrica.

BIOMASSE OVVERO FABBRICA DI ARIA PULITA

Ma la conoscete o no, cari infangatori di professione, la storia di quelle ditte che volevano donare a Pieve di Teco e all’intera vallata una “fabbrica di profumi PULITI”, detti biomasse? Operazione chirurgica fallita per via dell’intervento dei poteri forti? Sapete o fingete di ignorare che questo giovane primo cittadino ha avuto l’ardire – sarà vero? – di partecipare ad una cena trappola in cui un tal imprenditore-dirigente d’azienda avrebbe dovuto offrirgli denaro in cambio di… e lui….avvertendo chi di dovere pare si fosse premunito di vecchio registratore del Comune? Il malloppo di denaro non ci fu e neppure la proposta; niente mani alzate all’uscita del locale, dove attendevano, pronti per le manette, seriosi agenti dello Stato.

Ad Alessandri un consiglio amico, parli solo col magistrato. Inutile farne vanto, non lo crederebbero. Invece proprio il magistrato interessato ai fatti potrebbe confermare l’integrità ed il buon esempio collaborativo di questo sindaco della Valle Arroscia.    

C’è chi sparla già di “scandalo”, ma io prevedo destinato a sgonfiarsi. In questo Comune la maggioranza può vantare, tra i suoi amministratori di punta, tre, dicasi tre, geometri. Il sindaco-cugino di un ex ministro: Alessandro Alessandri, 30 anni compiuti il 14 agosto, estrazione Forza Italia, chiamato a reggere le sorti della comunità il 15 aprile del 2008. Il secondo è un cognome noto in valle, Rodolfo Lengueglia, classe 1962, fede Forzitaliota e Luigi Tangorra, classe 1972, origini sanremasche.

Una discarica, soprannominata “montagna” in un Comune che può fregiarsi della certificazione “Iso 14001”, “sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impianti ambientali delle attività cittadine”.

Un fiore all’occhiello nella parrocchia del patrono San Sebastiano che subì il martirio per difendere il Cristianesimo tra viziati soldati pagani e corrotti.

Ho pensato ad alta voce. Dopo aver perso l’impianto a biomasse che avrebbe dato lavoro a tanta gente, magari si poteva creare almeno un indotto da discarica di inerti. Lavoro per giovani disoccupati, diplomati, laureati. Donne soprattutto. E non dimentichiamo gli emigrati. Nelle scuole elementari di Pieve abbiamo classi dove extracomunitari e comunitari superano di gran lunga il numero di indigeni.

Non possiamo andare avanti con lo spopolamento. Al 31 dicembre 2009, all’anagrafe comunale erano iscritti 1.447 residenti. Lo sapete quanti imperiesi eravamo nel 1861? Ascoltate bene, 4.360; nel 1961 (2.716). Decisamente pochi per un territorio di 40,61 kmq. Bisogna creare opportunità. Occasioni di lavoro e sviluppo. Biomasse, discariosche, matriosche.

Ecco perché avrei tanto desiderato che i mass media, la televisione, parlassero di “discarica” come strumento civile per lo sviluppo, benessere, promozione turistica, nordica in particolare dove la cultura dell’ambiente è vincente. Abbiamo tanti tedeschi che hanno comprato e ristrutturato vecchie case abbandonate!

Tutto questo vorrei per la mia adorata Pieve di Teco. Purtroppo siamo in pochi a pensarla così. L’impianto termico è sfumato. E ora il “dolce” rumentaio che non fa odori.

Scoperta discarica a Pieve di Tevo

CHI E’ GANDOLFO EX SINDACO DI CHIUSAVECCHIA

Non disonoriamo almeno un’altra figura, chiamata in causa. Parlo di Luigi Gandolfo, persona di spicco, ha scritto il mio devoto Natalino Famà, sul Secolo XIX. Ex sindaco di Chiusavecchia, responsabile della benemerita Onlus “Galileo” attirata nell’inchiesta sulla discarica abusiva della Valle Uveghi.

Un altro imprenditore che si preoccupa di combattere la disoccupazione, mettere in circuito ricchezza nelle nostre sfortunate (economicamente) e spopolate valli.

Maledetti coloro che lo prendono a calci nel sedere. Lo sapete che si tratta, dice bene Famà, noto in quel di Pornassio, di un mancato cavaliere del lavoro (Gandolfo) contitolare dell’oleificio Tornatore, uno dei più noti e storici della vallata e che ha acquistato, rilanciato, il liquorificio Ranzini. Marchio storico.

Fermi tutti!. Liquorificio per anni gestito dai coniugi Ranzini-Scajola, la sorella Maria Teresa. Attività venduta, con specialità straordinarie. Io andavo matto, come diavolo, del digestivo al basilico, in quelle bottiglie accattivanti anche nella sagoma. Facevo sempre un figurone omaggiando la gamma di prodotti. Mi è dispiaciuto perdere quei fornitori, ma l’azienda è finita in buone mani. Anziché trasformarsi in procacciatori d’affari (su progetto) per la vendita di nuovi posti barca nel delizioso maxi-porto di Porto Maurizio.

Signore e signori che abitiamo nell’imperiese; dal mare degli affari, alle povere montagne, ricche d’acqua e di aria pulita, non ci si può scandalizzare, in questa Grande Italia, se una Onlus ricava dal traffico di materiale di risulta di una galleria milioni di euro, 80 camion al giorno. Dove avrebbero dovuto portarlo il materiale (nel porto di Imperia?) e quanto sarebbe venuto a costare? Sta bene li dov’è!

Scusate. Tutto avveniva alla luce del sole. Mica succedeva come per i rifiuti tossici che dal Nord finivano a Napoli! Nel settembre 2009, descrivono le cronache, ci sono stati accertamenti coordinati dal procuratore capo Bernardo Di Mattei. Oggi si gode la pensione e non legga i giornali, camperà più a lungo. Troppe fandonie marxiste-leniniste, maoiste. Eccole. Nero su bianco, a titoloni, solo per vendere più copie.

MERCOLEDI 24 NOVEMBRE – Maxi discarica, business da 10 milioni. I detriti arrivavano non solo dai lavori della Statale 28. Finanzieri appostati sugli alberi hanno filmato i camion. Si indaga sui legami tra politica ed imprenditoria. Un bosco pagato 100 mila euro al centro dei traffici illeciti. Luigi Gandolfo ha acquistato da un candidato, mancato consigliere comunale di Pieve di Teco, pagando quasi 8 euro al metro quadrato, una grande scarpata. I camion hanno fatto la spola per oltre un anno tra le imprese Lauro, Opera e AB Immobiliare. Quest’ultima di proprietà di Marina Pistone; farebbe capo all’imprenditore Antonello Acquarone, già noto per una protesta dei camionisti al lavoro nel porto turistico di Imperia.

GIOVEDI 25 NOVEMBNRE – IL Sindaco di Pieve di Teco, Alessandro Alessandri, commenta la notizia del sequestro. “Mi risulta che ci sia solo terra”, ma l’opposizione consiliare protesta “Ci hanno nascosto tutto”. Il sindaco annuncia la sua totale estraneità ai fatti. “In quella zona ho effettuato un unico sopralluogo in compagnia dei militari della Finanza e non era emerso nulla di irregolare”. Esatto- Ha ragione da vendere.

Sbotta Renzo Brunengo, ex sindaco, patrigno del fu “biomasse”: “Avevamo presentato un’interpellanza ed Alessandri aveva risposto che si trattava di materiali in quantità modeste. Il sindaco in consiglio ha sostenuto di non poter fornire spiegazioni a causa dell’esistenza del segreto istruttorio, come pure l’assessore all’Ambiente, Roberto Cameretti, classe 1951. Scusate, non è mica un geometra. Risulta nella categoria dei commercialisti ed assimilati.

GIOVEDI 2 DICEMBRE – Ci sono state perquisizioni e sequestri di fascicoli, all’esame degli inquirenti, negli uffici di Luigi Gandolfo, del segretario comunale di Pieve, Marino Alberto (credo sia stato pure un ex sindaco), l’architetto ex funzionario Alessandra Damonte, trasferita al Comune Diano Marina; il sindaco Alessandro Alessandri; perquisita la sede Anas di Genova.

Avviso ai naviganti distratti. A Diano non dimenticate il giornalista sindaco Angelo Basso, centro destra, capace di denunciare (Secolo XIX del 10 luglio 2010) “infiltrazioni della criminalità organizzata”. E soprattutto: “Io sindaco, disarcionato dai clan e da Minasso…era il 2005”. Già tutto dimenticato?

MARTEDI 7 DICEMBRE – A piena pagina. “Discarica abusiva di Pieve di Teco, giallo del sequestro negato. Un anno fa la polizia provinciale non aveva potuto mettere i sigilli. Per 12 mesi i camion hanno continuato indisturbati a scaricare rifiuti speciali”. Si parla di un giallo, ma quale giallo! Il Pm di allora, Ersilio Capone, ora in servizio a Como, non aveva convalidato la richiesta di sequestro. L’ufficio tecnico della Provincia ci aveva provato una seconda volta. Archivio definitivo dal solito capo dell’epoca Di Mattei. “Ma da quando il sostituto procuratore Alessandro Bogliolo – scrive Maurizio Vezzaro su La Stampasta facendo le veci del procuratore capo, tutte le indagini più delicate e scottanti hanno subito un’impennata. Coincidenze? “.

Non si pensi sempre male. A pensarci bene, ad esempio, la giustizia potrebbe averci guadagnato ad allontanare quel pignolo magistrato savonese, allergico ai salotti della borghesia degli affari imperiesi. Non ricordo il nome, anche perché nessuna voce pubblica si levò, non a caso, in sua difesa quando fece i bagagli per via di una disgustosa “bega” tra colleghi.

Il Secolo XIX parla ancora di “ mistero di un sequestro bocciato due volte”. Spiega ai lettori che la doppia richiesta, contro Gandolfo, fu respinta in quanto l’autorizzazione provvisoria allo stoccaggio lungo la sponda di un rio, era in vigore e non era scaduta. E l’obiettivo era di presentare un progetto. Ne diede conto il giornale ligure il 29 settembre 2009.

Concludo il polpettone noiso. Io padrone dell’inferno e di anime irrecuperabili al bene, perdono persino il commento del mio rivale Maurizio Pellissone, che sovrintende le pagine imperiesi de Il Secolo XIX dal trono della redazione di Savona.

Si permette di scrivere che “appare risibile la giustificazione pubblica del sindaco Alessandri di invocare il silenzio, dovuto al segreto istruttorio”. Dando atto all’ex sindaco Brunengo, sulla scia del biomasse, di aver lasciato la sua amministrazione, travolta dalle polemiche e dalla protesta popolare.

Egregio giornalista Maurizio, qui siamo a Imperia, qui c’è un cugino che non si getta alle ortiche. Ci sono tanti ottimi fratelli impegnati in opere buone. Cazzuola e compasso. Grembiulino.

A volte il diavolo ci mette la coda! Buone feste.

Belfagor

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