PD: la realtà dei numeri

 PD: la realtà dei numeri
Premessa: questa non è la difesa del PD

PD: la realtà dei numeri
Premessa: questa non è la difesa del PD

Si può dire quello che si vuole sul Partito Democratico e sulla coalizione di centrosinistra che si è creata, con ragione o a torto, ogni giudizio è certamente accettabile e discutibile.

Però bisogna partire da un dato pur con tutte le critiche che ognuno può portare alla legge elettorale vigente, a come si è arrivati al voto, sul governo tecnico che tecnico un governo non è mai, sulle primarie, sulle liste elettorali e quant’altro.

Il dato è questo.
Alla Camera dei Deputati il PD (e la coalizione di csx) ha la maggioranza assoluta e al Senato ha più Senatori di tutti gli altri.

Questi sono i numeri e bisogna prenderne atto perché è impossibile contestarli. Sono lì.

Si può insultare questo e quell’altro,  urlare contro i partiti e contro tutto, sbraitare tutto ciò che si vuole ma la situazione numerica non cambierà di una virgola.

Ogni azione che verrà proposta nei prossimi giorni per la formazione di un governo o per ritornare al voto in ogni caso non potrà fare a meno di tenere conto di questa realtà di partenza.

Sorvolerei qui sulla questione responsabilità verso il paese.

Il confine tra responsabilità e irresponsabilità è molto flebile e spesso anche discutibile, ma ricorderei che il rimanere senza un governo crea un vuoto e dentro questo vuoto si possono infilare azioni poi difficilmente controllabili.

Spesso la carenza di conoscenza e un’informazione parziale fa sparlare e inviterei ad uno studio più serio della storia del nostro paese, uno sforzo in tal senso aiuterebbe a declinare meglio sentimenti repressi e spasmi rivoluzionari sparati sulla rete con troppa leggerezza.

Ma comunque questa situazione parlamentare si dovrà fare i conti,  pertanto spolmonarsi inutilmente non serve e sono fuori luogo  altre discussioni sul punto.

Quindi sotto l’aspetto prettamente  ragionieristico bisogna smetterla e darci un taglio.

Quindi il PD c’è, eccome se c’è, con tutto il suo peso, vedremo a breve le capacità dei suoi deputati e senatori.

Può dare fastidio a qualcuno o a molti, suscitare invidie o repulsioni, ma pur con difetti da perfezionare, magari regole interne da affinare, anche coerenza tematica da irrobustire, e perché no anche forma partito da registrare qua e là, ma  il PD è e resta in campo come la forza politica con la quale ognuno dovrà fare i conti oggi e sempre più dovrà farli in futuro.

E’ ora l’unico luogo disponibile e organizzato sul territorio in cui si può, se si vuole, portare avanti certamente con fatica ma con qualche probabilità di successo  e di ascolto istanze sociali, rivendicazioni e altro.

E questi sono i fatti, tutto il resto sono nuvole di sogni e illusioni di chi non riesce a vedere oltre il tutti a casa oggi di moda.

Il Partito Democratico non è una forza politica dedita a un leader, un partito piegato al volere di un capo che decide cosa ognuno deve fare e dire, se andare sui media o no, se rilasciare interviste o meno,  nessuno nel PD giurerebbe mai su strane e discutibili parentele nord africane.

 Esistono al suo interno spinte leaderistiche ma sarà una linea che non passerà

Non si può nascondere inoltre che esistano all’interno del PD correnti e raggruppamenti con idee e obiettivi diversi, un fatto che ci si ostina a negare ma che c’è, e questo a giudizio di chi scrive non è da considerare una sciagura.

Anzi l’auspicio sarebbe che proprio alla luce del sole tali ”correnti” si dispiegassero organicamente dato che forse – con il senno del poi – avrebbero potuto catalizzare un gran numero di rivendicazioni sociali che si sono accasate altrove.

Anche qui il dire “io l’avevo detto” non da alcuna soddisfazione postuma, ci sarebbe molto da dire e documentare in proposito.
Ma quando il suo segretario si dedicherà ad altro il PD sarà sempre lì al contrario di altri partiti o movimenti che al cessare dell’attivismo del padrone del vapore si squaglieranno inevitabilmente.

Questo non significa affatto però che il PD sia il meglio che ci sia in giro, anzi, ha tutti i difetti di una nascita frettolosa, convulsa, accelerata, frenetica, anche contrastata, che ha portato a grandi adesioni e altrettanti fulminei abbandoni, ha creato aspettative poi secondo alcuni non mantenute, ha creato rabbia, entusiasmo, delusione, senso di appartenenza, sensazione di isolamento.

Non c’è dubbio di conseguenza che il PD debba e voglia riprendersi il ruolo che le spetta nella società e nella politica, non fosse altro perchè la storia dalla quale deriva lo chiede.

Lo deve fare non perché lo ha perso o non lo ha mai avuto ma perché lo ha messo da parte probabilmente sbagliando, privilegiando temi trasversali certamente necessari al paese ma lontani dalla sua gente, non affini al suo cammino e alle speranze di quanti hanno guardato dalla sua parte e che ora sono divenuti sospettosi ed hanno puntato altrove.

Il PD non deve riprendersi i temi da sempre ad appannaggio della sinistra, del socialismo, dei cristiano sociali, temi democratici fondamentali per una nazione, non deve cercare di riprendersi un elettorato che oggi ha guardato da altre parti soltanto per avere più numeri di altri e solo per arrivare al potere.

Il PD deve riprendersi i grandi temi sociali e del lavoro perché sono nel suo DNA, non può lasciare che piazze urlanti se ne approprino facendo passare alla cittadinanza messaggi risolutivi che non arriveranno mai.

Un DNA quello del PD un po diluito direbbero molti, ed hanno ragione a pensarlo, ma devono anche ricordare che forse ora è la prima volta che tale DNA  potrebbe far valere il suo peso, avere i numeri per provare a risolvere i problemi che le altre volte non è riuscito a fare a causa di coalizioni di pseudo centrosinistra in realtà molto distanti tra loro.

Questa chance va data.

Dopodichè si fa presto a ritirare un consenso, ma provare forse ne varrebbe la pena.

Certamente ognuno è libero di urlare e di negare ogni accordo, ma questo porterebbe nuovamente al voto.

Quindi le domande da porsi sarebbero queste :

ma chi vuole la protesta a tutti i costi pensando di raggiungere il 100% dei consensi è certo di migliorare il proprio risultato?

Su questo avrei molti dubbi, difficile spiegare che si era li e non si è voluto fare nulla per i disoccupati, per l’ambiente, per il lavoro, per i diritti, ecc ecc

E invece chi vuole veramente che il PD diventi il riferimento per il paese, anche per chi oggi protesta e grida con ragione la sua rabbia, pensa davvero che “se uno riesce a vendere un sogno bisogna andarci dietro”?

Ricorderei a chi scrive queste cose che il PD non vende sogni, questo lo fanno altrove, c’è molto spazio da quelle parti per chi vuole trasferirsi, li si vende e si compra ogni cosa.

Alcuni in verità ci hanno provato a vendere sogni , oppure hanno utilizzato il PD come un tram per arrivare alla propria fermata di comodo.

Ed è proprio questa è una delle ragioni per le quali oggi si scrivono cose come quelle lette fino a qui, anziché cercare di affrontare qualche tema più concreto.

Per esempio : ma chi ha perso il lavoro oggi cosa mangia domani? Ma chi abita nei pressi di centrali a carbone ha diritto di vivere in modo sano? Ma come mai ci si compra il tanga con soldi pubblici?

Beh! di questo bisognerebbe parlare e non di chi farà domani il sindaco o il segretario

DOMENICO MAGLIO

 

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