Nuovo Ulivo

“NUOVO ULIVO” E ALLEANZE DI GOVERNO
Approfondiamo la proposta del segretario Bersani

NUOVO ULIVO” E ALLEANZE DI GOVERNO

Approfondiamo la proposta del segretario Bersani

La proposta lanciata in questi giorni dal segretario pro-tempore del Partito Democratico orientata a formare un “Nuovo Ulivo” contiene al suo interno un elemento che possiamo ben definire come parzialmente originale, relativo, cioè, ai due livelli in cui dovrebbe comporsi l’eventuale alleanza elettorale e, se possibile, la nuova maggioranza parlamentare: un livello “di governo” provvisto di un proprio programma in quel senso formato dai partiti che entrerebbero a far parte dell’esecutivo, ed un livello definito di “garanzia costituzionale” formato da partiti collegati a quelli di governo da un progetto di difesa della Costituzione Repubblicana ma collocati al di fuori dall’esecutivo .

Si potrebbe fare un paragone con i cerchi “concentrici” con i quali Maurice Duverger nel 1951 classificò la struttura dei partiti di massa: un cerchio concentrico più “esterno” formato, per così dire, dai “simpatizzanti”, un primo cerchio interno formato dai “militanti attivi” ed un cerchio centrale con la cosiddetta “dirigenza”.

Ho riassunto per sommi capi , si potrebbe pensare a maggioranza costituzionale, maggioranza di governo, governo vero e proprio, senza citare alla lettera e senza approfondire granché, ma è stato tanto per sviluppare un punto di riflessione che potrebbe, però, alla lunga essere utile.

Così come potrebbe essere utile cercare di approfondire la proposta del segretario del PD dal punto di vista di una analisi storico – politologica (ci limiteremo a questo aspetto, non entrando nel merito delle affermazioni svolte proprio questa mattina sulle colonne del Manifesto da Ida Dominijanni)

Tentiamo questa strada, pur restando convinti di non disporre dei mezzi culturali sufficienti a disposizione, ma con l’idea di tracciare un sentiero di dibattito che altri, ben più autorevolmente, potrebbero percorrere.

In primo luogo la proposta del segretario del PD contiene un elemento sicuramente importante: ribadisce il carattere parlamentare della Repubblica ( anche in relazione alle presenti polemiche tra presunti fautori di una inesistente costituzione materiale, basata sulla personalizzazione della politica e sull’investitura diretta da parte degli elettori quando non sulle auto-candidature, ed i difensori della “forma” della Costituzione).

Va affermato con chiarezza che si tratta di un errore enumerare, nel nostro caso le Repubbliche: la Repubblica è una sola, fondata sulla centralità del Parlamento, sull’assenza del vincolo di mandato per deputati e senatori, sulla fiducia che il governo deve ricevere da entrambi i rami in cui è suddiviso il nostro istituto parlamentare, sull’assegnazione dell’incarico di Presidente del Consiglio (non ancora Capo del Governo, anche se in quel senso ci sono state modificazioni legislative rilevanti nel corso degli anni) da parte del Presidente della Repubblica che ha anche il compito di firmare i decreti di nomina dei Ministri.

Ciò ricordato, per buona memoria che non fa mai male, si può ben sostenere che questo tipo di proposta sta dentro al quadro costituzionalmente definito come, invece, non accade per le proposte di elezione diretta ( l’attuale legge elettorale è “border line”, con la fittizia indicazione del “capo del coalizione”: ma quando la legge fu varata qualcuno, a sinistra, pensava ad una “reductio” del sistema a bipartitismo).

Inoltre, volente o nolente, al di là delle dichiarazioni di facciata il segretario del PD ha indicato una strada d’uscita dal già fallito bipolarismo italico: i poli, infatti, saranno, nel caso che la sua proposta fosse accolta, almeno tre; la maggioranza di governo; le forze della maggioranza “costituzionale”; l’opposizione (se sarà unita).

Ovviamente , il tutto, nel caso che il Nuovo Ulivo riuscisse a vincere le elezioni ( ci sono, ovviamente, molti dubbi in proposito, ma tant’è se si cerca di fare un poco di modellistica sistemica vale la pena di immaginare un esito del genere).

Dal punto di vista dei riferimenti storici potremmo definire, invece, questo tipo di situazione come da “appoggio esterno”.

Una pratica che, al tempo della legge elettorale proporzionale, fu usate spesso ed anche, in particolare, in momenti topici della storia politica d’Italia.

Esiste, ovviamente, una differenza di fondo che deve essere ben sottolineata e tenuta a mente: in quel periodo i partiti si presentavano ognuno per proprio conto e le alleanze era stipulate conosciuto l’esito delle elezioni; adesso si è costretti ad allearsi prima (qui sta una controindicazione forte rispetto alla proposta oggi in discussione: i due livelli, di governo e di garanzia, dorranno presentarsi assieme, per imposizione diretta della formula elettorale legata al premio di maggioranza e alle soglie di sbarramento, e si dovrò stare attenti ed avere grande capacità politica a non confondere il tutto, fornendo l’impressione della cosiddetta “ammucchiata” .

Certo lo scopo è nobile e va nell’auspicata direzione del CLN.

Riferivamo di precedenti storici, nel bene e nel male ( gli esempi sono sempre legati al concetto di “appoggio esterno” che usiamo compiendo consapevolmente una certa forzatura, ma è per dare a tutti una idea di ciò di cui ci sta occupando concretamente): al di là dei “monocolore DC” di tipo balneare (tradizionalmente guidati da Leone) pensiamo alla storica occasione delle “convergenze parallele”, definizione coniata da Moro per indicare la reciprocità dell’astensione, sui due lati, di monarchici e PSI ,al governo Fanfani dopo la crisi Tambroni del luglio ’60 (e in quell’occasione fu definitivamente allontanata la possibilità che il MSI rientrasse nell’area di governo: un risultato non da poco, insomma) o il governo delle “astensioni” del 1976 che risolse, provvisoriamente e con grande precarietà, lo “stallo” seguito all’esito elettorale del 20 Giugno di quell’anno all’interno di una situazione drammatica che, poi, con il rapimento Moro si sarebbe trasformata in tragica.

In tempi più recenti (tralasciando anche le occasioni in cui la DC votava contro il proprio governo per provocare le elezioni anticipate: accadde ad Andreotti e a Fanfani, in occasioni diverse) pensiamo al governo Dini, quello del “ribaltone”, formato da tecnici e sostenuto da una maggioranza ibrida che, comunque, aprì la strada alla vittoria dell’Ulivo; e la”storiaccia” almeno dal nostro punto di vista della “desistenza” nell’occasione delle elezioni del 1996, cui seguì la spaccatura di Rifondazione Comunista e la formazione di una nuova maggioranza (il PRC inizialmente aveva avuto proprio un atteggiamento da “appoggio esterno”; dopo che aveva già subito, nel 1995, una prima scissione proprio sul tema della fiducia al già citato governo Dini).

Insomma: precedenti storici contraddittori e non sempre felici che, debbono però essere ricordati,sia pure in un contesto diverso se si vuol tentare di analizzare a fondo lo stato delle cose in atto.

Tutto questo perché un chiaro elemento di prospettiva, nella dinamica politica odierna, può ben essere tirato fuori: è evidente che una soluzione come quella proposta dal segretario del PD non possa che essere considerata “a termine” con l’obiettivo di recuperare una logica di patto politico fra i contraenti l’accordo a due livelli e l’elaborazione di una nuova legge elettorale che dovrebbe essere votata, appunto, da una nuova maggioranza (senza un passaggio elettorale questo discorso resterà semplicemente sulla carta).

Nuova legge elettorale che, par di capire dallo schema della proposta, non potrà che essere imperniata sul sistema proporzionale (punto di partenza, questo, per trovare una intesa più dettagliata: ma i tempi saranno stretti).

Resterà da verificare, e questo sarà un tema di reale interesse per gli analisti, l’effetto concreto che potrà avere un esito del genere di quello ipotizzato nella proposta (i due livelli di governo) sull’intero sistema.

L’auspicio è quello della sconfitta delle velleità presidenzialistiche e, nonostante tutti i richiami alla modernità, di un arretramento del concetto negativo di personalizzazione della politica.

Savona, 28 Agosto 2010                                  Franco Astengo

 

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