NOI, FACCE DA PROVOCATORI.

NOI, FACCE DA PROVOCATORI.

    NOI, FACCE DA PROVOCATORI.

Da Vendola in poi.

Da Vendola in poi la classe politica  dovrà ormai arrendersi e accettare il rischio di trovarsi davanti, con sempre maggiore frequenza, “facce da provocatori” che chiederanno conto delle menzogne raccontate, magari in campagna elettorale, quando la difesa ambientale poteva  giovare, salvo poi agire per l’esatto contrario quando gli interessi da difendere diventano altri.

Quando l’etichetta di ambientalista servirà a mascherare odiosi accordi sottobanco che con l’ambiente hanno poco a che fare e tanto meno con l’etica personale.

Come si può non pensare ad analogie con gli altri disastri ambientali italiani, quando si ha la  tremenda conferma di ciò che si dubitava e che si è disperatamente sperato non fosse  vero, cioè la prova delle complicità tra politici, di qualsiasi colore, addirittura anche quelli depositari dell’ecologia e della libertà, con discussi potenti i cui profitti si basano proprio sull’esatto contrario?

Le risate di infima moralità nella telefonata di Vendola sono l’ennesima fucilata per noi, ”facce da provocatori”,  sempre pronti a denunciare l’arroganza di chi trova divertente togliere il microfono a un giornalista che sta chiedendo al padrone di un’azienda colpevole d’inquinamento , ragione della mortalità per tumori nel territorio, dando così prova del proprio disprezzo per quei giornalisti fuori dai libri paga e quindi pericolosamente liberi.

Sempre pronti a denunciare gli accordi e le promesse rassicuranti tra il politico di turno o il sindacalista e i presidenti di aziende o i direttori generali che potrebbero essere da lì a poco oggetto di indagini e poi addirittura di arresti, come nel caso Ilva e come molte altre in Italia.

“Facce da provocatori, senza arte né parte

Le “facce da provocatori, senza arte né parte”, così le chiama Vendola, sono pronti a rispedire al mittente  le odiose giustificazioni di chi è stato colto sul fatto, a sghignazzare con un responsabile dell’Ilva di Taranto, su chi chiede spiegazioni sulle morti per tumore di un territorio di cui lui è Governatore, rivelandosi anch’esso, rappresentante di una classe politica, simbolo di un Paese in irrimediabile declino.

Le facce da provocatore esigono che, non per la telefonata ma, per quello che rappresenta il Governatore della Puglia, invece di querelare il Fatto Quotidiano che pubblica la verità sul testo della telefonata, si dimetta, così come gli iscritti al Sel dovrebbero chiedergli di scusarsi col partito che più non rappresenta e  farsi da parte.

La sinistra, l’ecologia e la libertà non possono e non devono diventare slogan elettorali ma essere un valore inscindibile della propria condotta politica dall’amministrazione locale del piccolo paese in poi.

La confusione di ruoli e le complicità.

In questi tempi di terremoti giudiziari, di inchieste per disastri ambientali colposi, di “Ambienti  Svenduti”  da assessori con storie sindacali come Florido, PD, sindacalista Cisl al secondo mandato a Taranto, da assessori provinciali  all’ambiente, da direttori generali  provinciali, colpevoli di concussione e collusi con dirigenti di azienda che avrebbero esercitato pressioni per «assumere un atteggiamento di generale favore nei confronti di un’azienda che agiva in assenza delle condizioni di legge e comunque senza alcun esame approfondito delle pratiche» mentre le istanze dei cittadini esigono il diritto alla salute e la difesa dell’ambiente, sono proprio gli stessi cittadini ad essere ulteriormente traditi.


In questi tempi di DIA rilasciate “allegramente”, eludendo i principi basilari di quelle stesse istanze di salvaguardia, ma finalizzate solo a difendere le esigenze economiche delle aziende, ignorando danni ambientali, morti e  conseguenze sociali che ne derivano, le facce da provocatore inevitabilmente ci saranno.

A Taranto, Archinà, interlocutore della telefonata di Vendola, fino al suo arresto, era costantemente  informato di tutto, caldeggiava nomine e spostamenti dei dirigenti e con la sua invasiva presenza, negli uffici dell’amministrazione provinciale, faceva in modo che si insistesse   per una solerte e positiva risposta alle istanze dell’Ilva in un sistema di potere malato in piedi da decenni.

 La difesa di Vendola, è ancor peggio del fatto stesso, quando condanna l’ intercettazione e il Fatto che la pubblica e per questo diventa politicamente e moralmente indifendibile quando  sghignazza volgarmente per la violenza di un potente che strappa il microfono dalle mani di un cronista censurando le domande scomode sul cancro, che dovrebbe solo indignare chi ha a cuore l’ecologia e la libertà.

Vendola invece si complimenta  con lo stesso Archinà “della scena fantastica”, e lo rassicura  chiedendogli di riferire al potente che ,“il Presidente non si defila”, rendendo pubblica una confusione di ruoli che tradisce una complicità in uno scambio di favori che ci fa in un primo tempo vergognare, in un secondo infuriare, perché è di lavoro e di difesa dell’ambiente, ma sopratutto di diritto alla salute dei cittadini che si parla.

La salute del territorio compromesso da decenni, la salute della gente e dei nostri figli che viene rivendicata a gran voce come diritto costituzionale primario e che non può e non deve essere merce di scambio tra chi è delegato a difenderla e chi raggira la legge per ignorarla a proprio favore.

Non possiamo più accettare che i numerosi disastri ambientali italiani siano sempre l’epilogo di accordi delittuosi tra imprenditori disonesti e politici corrotti la prova è nelle piazze che si riempiono dalla Val di Susa, dove i Sindaci ci sono, a quelle meno consuete , come quelle di Napoli , dove la gente prende coscienza in maniera sempre più consapevole del legame tra rispetto dell’ambiente e salute.

Mercoledì scorso in Sala Rossa.

Mercoledì scorso a Savona, in Sala Rossa, l’ennesimo incontro contro l’ampliamento della centrale a carbone di Vado e contro la combustione del carbone stesso.


Presenti tutti i comitati, da Uniti per la Salute in poi, medici, scienziati, studiosi, giornalisti dei quotidiani e della tv. Trucioli savonesi  c’ era. Gli amministratori dei Comuni, della Provincia e della Regione, assenti, così come assenti erano, e sono sempre stati, i rappresentanti della Tirreno Power.

L’analisi tristemente la stessa, quella che tutti conosciamo da anni, con l’aggravante di una conta tristemente nota: i 130 morti all’anno in più a causa delle emissioni prodotte dalla combustione del carbone.

Ma gli interlocutori non c’erano, neanche quei Sindaci che si sono definiti “ambientalisti”, tra cui il Sindaco di Savona che viene prontamente citato  nell’assemblea a proposito delle sue dichiarazioni a favore della metanizzazione.

Nessuno pretende che i Sindaci siano “ambientalisti”, termine che spesso viene usato, proprio dagli stessi, con accezione negativa quando le polemiche sul loro territorio si fanno più aspre.

Nessuno vuole che il termine “ambientalista” venga usato, spesso in prossimità di tornate elettorali dove serve indubbiamente a ridare una conveniente sorta di purezza a chi si presenta a ulteriori mandati. Basterebbero prese di posizione di fatto più coraggiose!

Quale Sindaco tra tutti quelli interessati alla tutela ambientale e alla salute ha chiesto la chiusura immediata, visti anche i capi d’accusa dell’indagine in corso, dei gruppi a carbone?

Quale Sindaco ha indetto un incontro, magari pubblico, con i rappresentanti dell’azienda per confrontare i dati che la stessa continua a difendere solo a mezzo stampa?

Quale Sindaco ha disposto che sul suo territorio si implementino i rilevatori di controllo atmosferico, che controllino come elemento pubblico, esterno all’azienda, i dati in questione?

Quale Sindaco ha promosso sul suo territorio azioni di sensibilizzazione e di conoscenza rivolte ai cittadini che rappresentano?

Alle “facce da provocatori senza arte né parte” le debite risposte.

           ANTONIA BRIUGLIA 

 

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