NEUROCRIME Un Killer di nome Alzheimer

 NEUROCRIME
UN KILLER DI NOME ALZHEIMER
Un romanzo di Gloria Bardi e Massimo Tabaton
Intervista a Gloria Bardi

NEUROCRIME
UN KILLER DI NOME ALZHEIMER
Un romanzo di Gloria Bardi e  Massimo Tabaton
 
Intervista a Gloria Bardi

Tu, Gloria, non è la prima volta che tratti creativamente la malattia di Alzheimer. A questo tema nel 2012 dedicasti La strana malattia, che vinse un premio nazionale per il teatro civile. E ora ci torni con Neurocrime. Cosa ti spinge?

Innanzitutto mi spinge il fatto che questa malattia ha bussato alla mia porta di casa ed è diventata una presenza costante nella mia vita, che giorno dopo giorno stravolge e corrode. I parenti di un malato di Alzheimer se ne ammalano a loro volta e il peggio è che si ritrovano soli a confrontarsi con i suoi effetti. Alois Alzheimer, che per primo l’identificò, la definì, appunto, la stranamalattia e strana resta, nel senso di straniante, portatrice di stranezza e sconcerto, irrisolta. Non esistono farmaci efficaci, malgrado l’impegno stanziato da diversi paesi nella ricerca. L’Italia tra quei paesi non c’è. Nei prossimi anni si prevede un aumento dei malati, con un carico sociale conseguente, eppure finché non bussa alla porta di casa nostra, non ce ne preoccupiamo e ne stiamo alla larga.

Neurocrime però è un thriller. Vi è delitto, vi sono assassini?

Certo e, anzi, vi è una trama delittuosa piuttosto complessa. Vi sono i buoni, i cattivi, la suspence e diversi colpi di scena.

Il co-autore è un medico?

Il professor Tabaton è docente universitario e specialista della malattia. Lo conobbi alcuni anni fa in veste di neurologo. Mi parlò allora di una sua idea su un thriller che, partendo dall’assassinio di una ricercatrice, ruotasse attorno al mondo della ricerca sull’Alzheimer e si svolgesse tra Genova e New York. Aveva però rinunciato da tempo all’impresa, io mi sono tuffata e ci ho lavorato di immaginazione, dando vita a Neurocrime.


Gloria Bardi

Dimmi qualcosa di più su questo lavoro di riempimento letterario. Ad esempio, i personaggi? Io conosco la tua produzione e, soprattutto in alcuni, ti ho riconosciuta in pieno.

Alcuni erano già stati introdotti da Tabaton, tra cui la ricercatrice uccisa, Fabrizio Rocchi, che in parte gli assomiglia, e Lidia Parchi, la commissaria genovese. Io ne ho ispessito il biografico, la psicologia e il contesto famigliare. Ho poi completato il sistema dei personaggi e delle loro interazioni, articolandovi attorno una trama complessa.

Quello che ami di più?

David Frederson, l’investigatore americano. Lo amo per i suoi chiaroscuri e per la spinta che lo manda avanti in questa storia degenerativa. Lui e Lidia sono ai poli opposti della carriera, ma li lega un rapporto affettivo e di stima personale. Ma, se devo dire, io mi sento dentro al vecchio “zio Fred”.

Chi legge, si diceva, oltre a godersi il thriller, riceve anche informazioni sulla malattia?

Sì. La correttezza e precisione scientifica è garantita da Tabaton. Il mio apporto conoscitivo nel male sta nel tratteggiarne gli effetti sul biografico personale e famigliare.

Nell’intreccio escono fuori anche questioni storiche?

Sì. Si parla di varie degenerazioni che finiscono per convergere: una èstorica e ha a che fare con il Nazismo. Ma di più non dico, altrimenti va a finire che rivelo l’assassino.

Tu ti interessi anche di bioetica. Immagino, se ti conosco, che anche da questo punto di vista ci siano spunti di riflessione.

Mi conosci, infatti. Vi è, o vi si suggerisce, una riflessione sulla scienza, anche in chiave etica, che per me è molto importante. Ma non vorrei che spaventassimo il lettore, annunciandogli un piatto indigesto, pieno di insegnamenti. L’intreccio è incalzante e la curiosità è continuamente tenuta in tensione.

Il 21 è la giornata dell’Alzheimer. Il libro è uscito quasi in concomitanza.

Diciamo che la cosa non è stata premeditata ma è molto soddisfacente. Abbiamo infatti avuto molti contatti per parlare del libro in questa circostanza, come pure per rappresentare La strana malattia. Spero che tutto questo possa contribuire a creare, come dicevo all’inizio, attenzione per l’Alzheimer che, a tutti gli effetti, è il killer più impunito e agguerrito di questi nostri tempi.

Il 21 ricorre la giornata nazionale dell’Alzheimer e tu quattro anni fa hai messo in scena La Strana Malattia, che è uno spettacolo teatrale

 
     

 

 
 
 

 

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