Nel mondo l’ordine dipende dalla “cultura”, il caos dalla “malacultura”
Servirebbe un direttore d’orchestra capace di armonizzare i singoli saperi, perché smettano di fare danni, ma all’orchestrazione scientifica i cervelloni non sono ancora arrivati e forse nemmeno partiti.
Manca un super scienziato onesto e responsabile che sappia, possa e voglia armonizzare le mille scienze ormai improduttive o peggio assassine per ricavarne una socioecocompatibile.
Intanto non ci resta che ingoiare il rospo: “il sapere esistente“, che come una costosa medicina promette di salvare, ma a volte, ammala, affama, uccide a rischio e spesa della collettività. E nessuno osa mettere in dubbio la sacralità della scienza.
Insomma il mondo va a marcia indietro come un gambero, perché è ricco di prenditori e povero di imprenditori. Quando si capovolgerà il rapporto e ci saranno molti imprenditori responsabili e pochi prenditori parassiti, l’inferno terreno forse diventerà meno ustionante.
Ora voi mi direte, e in un mondo così che fine hanno fatto i lavoratori che sono una schiacciante e immodificabile maggioranza, e come tale determinante in politica? E io vi rispondo che i laboratori erano sono e resteranno fino all’estinzione dell’umanità Ago della Bilancia, anche nella peggiore democrazia.
Se spendono tutto quello che guadagnano, restituiscono agli imprenditori quello che hanno ricevuto a titolo di salario o stipendio e si riprendono tutti i beni e i servizi che hanno prodotto e per i quali sono stati retribuiti. Come dire, comprando, sgombrano i magazzini che hanno riempito, per tornare a lavorare produrre vendere.
Se invece spendono poco e risparmiano molto o peggio, comprano prodotti d’importazione a prezzi competitivi, mandano in tilt il sistema economico nazionale da cui attingono lavoro, guadagno, dignità e si candidano a finire disoccupati sempre più squattrinati.
Ma fanno anche di peggio; i loro risparmi corrono a consegnarli agli strozzini che poi sfruttano e uccidono direttamente gli imprenditori a colpi di prestiti a tassi usurari. E non è tutto, obbligano la politica a far fallire le piccole imprese a colpi di tasse rapina, e riportano i lavoratori risparmiatori autolesionisti alla penosa condizione di risparmiatori ricchi, ma disoccupati poveri; quindi bisognosi di riprendersi i risparmi che hanno depositato in banca o chiedere un mutuo e pagare interessi passivi 10 volte superiori agli attivi incassati.
In questo modo banchieri e industriali arricchiscono se stessi di profitti e la politica di clientela povera, bisognosa del “seno materno pubblico“, e pronta a barattare voto contro sussidio, aiutino, favore, raccomandazione o per i soliti servizi pubblici promessi e mai erogati, perché i denari tributariamente sottratti ai lavoratori e alle piccole e medie imprese, non finiscono mai convertiti in servizi salva poveri e classe media.
Ma in montagne di interessi passivi da pagare con urgenza al “filantropico” mondo finanziario; e/o in salvataggi dell’altrettanto “filantropico” mondo industriale, con intere cordate di “prenditori” che si fingono a rischio fallimento per ottenere dallo Stato, (corrompendo o minacciando la politica) una ricca esenzione tributaria o un finanziamento a fondo perduto per non licenziare e scappare dall’Italia.
Tutto questo popò di crimini contro l’umanità lo chiamano liberismo e lo spacciano come miracolosa soluzione all’impoverimento mondiale del comunismo.
Quando in Italia governava la DC strizzando l’occhio al PCI, un operaio aveva risorse per laureare fino a cinque figli. Ora quei figli laureati, per i loro figli che non vogliono scappare dall’Italia, hanno difficoltà a trovare una provvisoria occupazione di operatore ecologico.
Io non so se a ridurci in queste pietose condizioni sia stata la mala politica comunista o liberista. Ma temo che senza l’aiuto determinante della malacultura, nemmeno il più feroce tiranno avrebbe potuto ridurre in mutande il popolo e lo Stato italiano solo per malapolitica e malafinanza.
Franco Luceri da il rebus della cultura