NEL DUBBIO

 NEL DUBBIO

NEL DUBBIO

 A questo punto cosa importa se la governatrice del Lazio ha rassegnato realmente le dimissioni, con tutto il fango che sta emergendo nella gestione di molte Regioni Italiane ( “non tutte” ribadisce qualcuno, e meno male, aggiungerei!)  tutte le azioni per rimediare a quanto sta accadendo  si rivelano pateticamente doverose, ma terribilmente  insufficienti a sanare i mali di  questa democrazia italiana tanto ferita.

Davanti ad un’opinione pubblica attenta e sempre più critica, la sua rappresentanza, nella classe politica, si sta annullando nei valori, ma anche nel legame stesso con la gente che dovrebbe rappresentare.

E’ ridicolo ascoltare le dichiarazioni di politici quando, essi stessi, citano la “casta” come a porre l’accento sul fatto che diventi inevitabile e comprensibile, per chi fa politica, la separatezza dal mondo comune e che altrettanto inevitabilmente ciò può portare alle debolezze della corruzione.

 

Per la casta errare è più che umano.

Quando nei salotti televisivi, Fiorito accompagnato dal suo avvocato, gli altri politici e la Polverini parlano, è evidente, nelle loro esternazioni, un sistema politico in sfacelo, ormai malato terminale.

Un sistema fallito su tutti i fronti, sul piano dei risultati e sul terreno morale.  Non solo per lo squallido profilo di molti, troppi rappresentanti, ma perché ormai è evidente che per molti, troppi di loro, fare politica è un lasciapassare per accedere all’arricchimento personale e a discutibili conti in banca, alla bella vita con le case di lusso, ai suv, ai vitalizi e alle vacanze pagate con soldi pubblici.

Inoltre la qualità scadente della classe politica italiana è, ormai, a livelli insopportabili, forse perché non attrae più la parte migliore del paese, la più colta, la più capace, la più sana.

Così oggi si trova, in molte amministrazioni e nel Parlamento, un’alta percentuale di mascalzoni e di mediocri, basta assistere a qualche seduta Parlamentare o una seduta di qualche Consiglio per scoprirne l’evidenza.

 

Il dubbio

Il dubbio è se tutto questo sia stato progettato, tempo fa, da poteri molto più forti che non quelli della politica, cui si è permesso di “sporcarsi” di reati di corruzione in questo modo così squallido, solo per i suoi privilegi, tenendola, in questo modo, soggiogata a chi, di fatto, decideva per la politica stessa.

 Insomma ai nostri politici li si è lasciati rubare, perché, di fatto, non solo non rappresentavano più nessuno, ma anche perché non contavano più nulla.

Gli si concedeva il “contentino”(!?) per non essere nessuno.

Li si è lasciati rubare indisturbati, perché, soprattutto per chi è stato in qualche amministrazione, diventa difficile credere che, nessuno si accorgesse di ciò che accadeva. Spesso era sotto gli occhi di tutti e durava da molto tempo, eppure sembrava quasi che si aspettasse il momento opportuno per far scoppiare la bomba.

 

E’ chiaro che in tutto questo l’opinione pubblica assuma un ruolo decisivo.

E’ dall’inizio degli anni novanta che l’opinione pubblica diventa parte importante nella lotta alla corruzione, tanto da far cadere la Prima Repubblica, ritenuta causa di tutti mali.

Questo ci regalò la Seconda, col bipolarismo e l’impoverimento della forza parlamentare mentre la corruzione sembrava aumentare, fino a regalarci un Presidente del Consiglio e altrettanti parlamentari, inquisiti, condannati, processati ma ancora presenti in Parlamento ai loro posti, nella completa convinzione che tutto ciò sia garantismo.

Oggi siamo arrivati, proprio per merito della nostra classe politica, al governo tecnocratico, e mentre accadono i fatti, si parla di una legge anti-corruzione difficile da varare, si minaccia di commissariare Consigli Regionali, mentre i segretari di partito sembrano ignorare le loro responsabilità, a partire dalle leggi elettorali che hanno ridotto il Parlamento a un’inutile quanto impresentabile manipolo di fidati e obbedienti esecutori.

 

E noi, opinione pubblica nauseata, arrabbiata, schifata che stiamo facendo?

Leggiamo i quotidiani, guardiamo TV che giornalmente ci ricordano che siamo governati da un’ignobile casta che invece di vergognarsi, dimettersi come nei Paesi normali accade, si difende con l’arroganza dell’impunito, asserendo che “la colpa è del sistema che permette tutto ciò”, non la loro e che nessuno ha il diritto di accusare, perché nessuno è innocente.

 

Le elezioni

 Le elezioni sono vicine e in questo scenario possono rivelarsi pericolose per molti, soprattutto per i partiti che, invece di dare segnali di cambiamento reale e di progetto politico, scaricano sull’anti-politica il vero rischio democratico.

Un’antipolitica che alimentandosi d’indignazione in questa crociata anticorruzione, si troverebbe a fare il gioco dei poteri forti come se paradossalmente i movimenti popolari facessero il gioco delle banche e della finanza internazionale.

 Ma, proprio in questi giorni, è in questi giorni ad augurarsi un governo Monti-bis?

Chi davanti al rischio primarie, che potrebbe catapultare fastidiosi rottamatori, o davanti a possibili sconfitte dovute anche alla mancanza di vere proposte, regalerebbe un altro lungo periodo di governo ai tecnocrati che, di fatto, hanno solo prodotto tagli sul sociale, hanno riformato il lavoro e le pensioni a scapito di lavoratori e pensionati, hanno tutelato evasori e profitti speculativi, garantendo gli interessi stranieri sulla nostra finanza?

Paradossalmente proprio rappresentanti di quella pseudo -sinistra come i veltroniani del Partito Democratico, che parlano di riconoscimenti stranieri alla politica italiana che sappiamo quanto si sia basata, col pretesto della crisi, sulla mortificazione dei diritti sociali e del lavoro.

Queste elezioni, allora, sono così pericolose da volerle evitare proprio da parte di quella sinistra che sa di poterle perdere e che scarica i rischi sull’antipolitica dei movimenti come il M5S, mentre continua a litigare, ad essere impotente di fronte alla regressione del nostro Paese, di cui si è resa complice e per cui non sembra avere un progetto futuro.

Una cosa è certa, nelle prossime elezioni tutte le forze politiche hanno da perdere e questa convinzione fa cercare mostri proprio nella direzione di quella società civile, tanto strumentalmente apprezzata in tempi sospetti, proprio dagli stessi partiti.

E la società civile, quella critica, disgustata, offesa, indignata ma convinta che si possa ancora fare qualcosa, che farà?

Nel dubbio, questa volta, non sarà più disposta a turarsi il naso.

 

ANTONIA BRIUGLIA

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