Miseri orizzonti savonesi

 Sono stata parecchio in silenzio per quel che riguarda la politica locale e nazionale. Semplicemente perché di solito mi piace esprimere pensieri chiari e coerenti, mantenere un filo logico, e se le situazioni sono in evoluzione, attendo. Ora, quasi in scadenza di secondo mandato e sul punto di defilarmi dalle scene, penso di poter dire la mia. 

Delfino, Debenedetti, Meles e Diaspro, i 4 Consiglieri del Movimento

È indubbio che ci siano stati profondi cambiamenti a livello nazionale, anche e soprattutto nel M5*. Mentirei se dicessi che sono in perfetto accordo con essi, ma ne prendo atto. 

Questo non vuol dire, però, che cambi qualcosa nel mio atteggiamento a livello locale, o che di colpo rigetti e dimentichi tutto quello che abbiamo costruito in questi anni di impegno, in particolare i quasi dieci anni, ormai, in cui sono stata in Consiglio Comunale, in una faticosa e senz’altro deprimente opposizione. 

Questo non vuol dire che io cambi idee o rinneghi qualcosa o peggio giustifichi.  Anzi, non posso che ribadire con orgoglio tutto quello che siamo stati e abbiamo fatto. 

Questo non vuol dire, infine, che io non mi renda conto e non senta il bisogno di rimarcare lo stato in cui si è ridotta la politica locale in generale, quasi da anno zero, da tabula rasa. E di rammaricarmene profondamente. 

Da quando ci presentammo dal nulla, io come candidata Sindaco, e ottenemmo un insperato 9%, ne è passato di tempo, ne sono passate di cose. In questo secondo mandato, da semplice consigliere, sono stata molto più defilata, per motivi personali anche di salute. Ma l’impegno del gruppo è rimasto invariato, anzi, cresciuto. 

E questo impegno, questi risultati, denunce, proposte, devono esserci riconosciuti, devono essere il punto di partenza di qualsiasi progetto condiviso con altri. 

Ci è dovuto il rispetto di tutto quello che è stato realizzato, anche a livello nazionale. Del coraggio di agire. Del peso non abbastanza sottolineato del cambio di mentalità che abbiamo saputo imporre a molti livelli politici, con le nostre battaglie per la legalità e la trasparenza. 

Non sto a sindacare su eventuali obiezioni o critiche su aspetti involutivi. 

 Sto parlando del qui, ora. Sto parlando di Savona, la città che continuiamo ad amare e rispettare, e della cui decadenza attuale, dei miseri orizzonti che si prospettano, non possiamo che dispiacerci.

Né possiamo far finta che tutto questo sfacelo sia stato frutto del destino cinico e baro o delle sfere celesti. Ci sono state, ci sono precise responsabilità a livello politico.  

Negarlo, far finta di niente, sedersi come niente fosse al tavolo di partiti pesantemente coinvolti in tutto questo, senza puntualizzare, senza chiedere cambiamenti profondi di nomi e progetti, non è dignitoso. È umiliante, pensando a tutto il fiele ingoiato, alla frustrazione e alle lotte di questi anni. Le renderebbe vane.

Inoltre su fondamenta tarlate non si costruisce.

Neanche è dignitoso aderire ad appelli di forze politiche defilate e inesistenti che improvvisamente si risvegliano e pretendono di condurre le danze da protagonisti. Senza minimamente chiedersi come mai, se i temi da loro sollevati sono condivisi da una larga fetta di popolazione, le loro percentuali di consensi sono da zero virgola.

Abbiamo visto in regione, come è finita. Le cause della sconfitta sono molteplici, dal protagonismo di Toti aiutato da media amici e foraggiati, alla pandemia che ha azzoppato la campagna elettorale, all’eccessivo ritardo e agli eccessivi indugi nel confermare Sansa come candidato, in pratica quasi delegittimandolo, da parte di PD soprattutto, ma in qualche misura anche 5 stelle. Ma esiste un’altra causa, impossibile da ignorare: un condizionamento “a sinistra” che ha pesato sulle scelte di un elettorato stufo di proclami teorici e ideologici, e ansioso di concretezza. 

Attenzione, io non disprezzo certo le idee di sinistra, anche estrema, così come quelle ecologiste: penso solo che vadano declinate in termini più concreti e locali e meno sbandierate su questioni di principio, a volte anche per nascondere scelte imbarazzanti. Il che finisce purtroppo per svilire anche le nobili questioni di principio, che per reazione diventano odiose ai più.

Dunque ripartire dagli stessi errori, da coalizioni a tavolino, non ci porterà certo a quell’auspicabile riscatto di Savona.

Infine, non ritengo né giusto né dignitoso essere chiamati come semplici attori di rincalzo a contribuire a progetti precotti nel segno di sostanziali continuità ammantate di paroloni, guidati da personaggi autoproclamatisi. 

Non ci siamo proprio. 

Se non vogliamo che questo triste, tristerrimo centrodestra privo di progetto e visione, confuso, mogio, diviso, imbarazzante si riprenda la città per abbandono dell’avversario, occorre il coraggio di cambiare davvero, di puntare molto, molto in alto, di ridare vita e autentica speranza ai savonesi sempre più depressi. 

Puntare sulla contrapposizione destra-sinistra non basta più, non ci casca nessuno.

Mi manca qui lo spazio di fare un riepilogo delle tante circostanze in cui i due schieramenti si sono rivelati sovrapponibili alla prova dei fatti: Crescent 2 e cementificazioni in generale, ritardate solo dalla crisi, non certo da inversioni di tendenza;  orrendo spreco di soldi della passeggiata di via Nizza e di altri inutili discutibili orpelli, invece di interventi seri e oculati; tentativi di rilancio di progetti scempio fronte mare di levante  e ponente; sudditanza all’Autorità Portuale; nessun rilancio del commercio e spazio ai centri commerciali; prove di cementificazione anche collinare e mancato salvataggio della chiesetta e della collina di Madonna degli Angeli; disastrosa politica dei rifiuti e gestione pessima della partecipata Ata;  mancato ascolto dei quartieri…eccetera.

Per non parlare dei recenti, drammatici peggioramenti sulla qualità e quantità di verde pubblico e parchi urbani, ormai allo stremo.

È vero che questo quinquennio ha portato a uno sbando senza eguali della città e a tagli insostenibili in settori vitali, ma è anche vero che la responsabilità è dello sfacelo precedente, anche economico, che ne ha posto le basi. 

I savonesi lo sanno, e se pure sono amaramente delusi da questa amministrazione, non certo sono disposti tout court a gettarsi fra le braccia di un ritorno di chi ha governato la città per decenni.

O c’è alla base una autocritica totale, l’umiltà di ripartire da zero tenendo quanto di buono vi era un tempo nel sociale, nell’aggregazione, nei quartieri, e rigettando in toto la politica speculativa e distruttiva imposta dai famosi e tutt’altro che retorici poteri forti, aprendosi alle novità, alla green economy, alla vivibilità urbana, oppure si affogherà sempre più nella palude.

Al momento la pochezza della “offerta”, il piattume o l’immotivata presunzione delle varie voci in campo non incoraggiano a sperare, ma tutto può ancora cambiare. 

Noi come gruppo savonese ci siamo e ci saremo, compatibilmente con le difficoltà del momento che impediscono incontri dal vivo, che tarpano la nostra politica fatta di contatti con le persone, banchetti, apertura ai problemi e dialogo con tutti, dai comitati di quartiere alle associazioni. 

Noi saremo da soli, o con liste civiche o con chi vorrà aderire a progetti comuni, con chi ci ha affiancato nella costante e puntuale opposizione, attiva e propositiva, di questi anni. Con chi lavora sul serio, non con chi parla e pontifica spuntando dal nulla.

 Noi potremo anche aderire a progetti più ampi, ormai sappiamo che questo tabù nazionale è caduto. Ma non, come dice Travaglio, con chi pretende appoggio purché candidato e progetto siano del PD. Non come comparse appena tollerate o stampelle, bensì se accolti come primi attori e protagonisti di un vero rinnovamento di progetti e persone, anche scelte nella società civile.  Non di facciate riverniciate.

E comunque e sempre, coerenti coi nostri propositi concreti e con la strada fin qui percorsa, anche all’interno di eventuali cambiamenti di rotta. Perché non c’è proprio nulla da rinnegare o di cui non essere più che fieri.  È una posizione personale, ma che so condivisa da molti. E so anche che io non parteciperò ad alcun progetto, che non si ponga queste come solide basi. Chiunque e a qualunque livello lo proponga. 

 

    Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

 

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