Martire no
MARTIRE NO
Seppur non condividendo nemmeno un comma delle tesi nazional-demagogiche di Salvini, l’idea del processo a suo carico non convince pienamente
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MARTIRE NO
Seppur non condividendo nemmeno un comma delle tesi nazional-demagogiche di Salvini, l’idea del processo a suo carico non convince pienamente. La gravità del suo operato nel caso Gregoretti in cui era a rischio l’esistenza di 116 profughi non si discute. E ancor meno regge la tesi difensiva secondo la quale il sequestro di esseri umani, già sanzionato dalla comunità internazionale, era volto a proteggere i “sacri” confini della Patria. Suvvia non scherziamo! Speculare sulla pelle di chi ha perso tutto con simili, fallaci argomentazioni è moralmente deprecabile e politicamente esecrabile. L’ex ministro tuttavia col suo atteggiamento spavaldo non solo sfida il Parlamento, la giustizia, e l’Italia, ma tenta di atteggiarsi a martire di un sistema che si rivolge al tribunale non potendo batterlo in altro modo. Il che non è affatto vero, e la prova se n’è avuta in Emilia. E non è detto che sia stata l’ultima. Ciò non di meno, nell’attuale congiuntura molti gli crederanno, cosicché, al pari di Trump con l’impeachment, da questa storia il leader del Carroccio potrebbe addirittura ricavarne non pochi vantaggi elettorali. Da qui le perplessità sulla procedura adottata dal Senato. La via migliore sarebbe piuttosto di continuare a ridimensionarne l’invadenza fracassona nel segreto senza appello dell’urna. Si può fare col giusto spirito critico e scendendo dal carro dell’infatuazione populista. Nei prossimi mesi il calendario delle regionali offre d’altronde occasioni a bizzeffe per invertire la deriva a trazione leghista. Intanto però ancora non è chiaro se Salvini finirà davvero davanti ai giudici o se invece, grazie a una mano pietosa potrà sperare in una eventuale archiviazione. Comunque sia, parafrasando Brecht, una cosa è certa: beato il Paese che non ha bisogno di siffatti martiri prefabbricati.
Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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