Marco Simeon

Vaticano, è iniziata la resa dei conti.
E il Segretario di Stato perde il fido Simeon

Vaticano, è iniziata la resa dei conti.
E il Segretario di Stato perde il fido Simeon

Viale Mazzini sostituisce il pupillo finora intoccabile del cardinale Bertone, legato anche a Geronzi. È ritenuto responsabile del siluramento di Gotti Tedeschi e del cardinale Viganò. Le sue telefonate sono finite agli atti nelle inchieste su Protezione civile e Grandi eventi

Marco Simeon
COME un’onda anomala che tutto travolge, i “golpe e i contro-golpe” che  –  secondo l’espressione di un banchiere cattolico ben addentro all’ambiente  –  si stanno consumando nella Curia di Santa Romana Chiesa cominciano a propagarsi all’esterno dei Sacri Palazzi. Per cominciare, hanno lambito la Rai, dove è stato silurato Marco Simeon.

A molti lettori il nome del responsabile di Rai Vaticano dirà poco, ma il personaggio è il pupillo finora intoccabile del Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone e lo snodo vivente di quella “coalizione anticristica di interessi”, come la chiamano i cristiani di base, che compare in tutte le vicende scandalose che hanno segnato negli ultimi anni, in un geometrico parallelismo, l’Italia berlusconiana e la Santa Sede. Dalla Protezione Civile ai Grandi Eventi, dal San Raffaele di don Verzé al grumo di interessi immobiliari di Propaganda Fide, fino al terremoto nella banca vaticana.

Chi avesse chiesto nel maggio scorso a Ettore Gotti Tedeschi, il presidente dello Ior licenziato con una procedura selvaggia, chi era stato a farlo fuori si sarebbe sentito rispondere: Marco Simeon e Tarcisio Bertone. Esattamente in questo ordine. Quattordici mesi fa, caduto Berlusconi, il Segretario di Stato si spese del resto con determinazione per inserire nel governo Monti con l’incarico di sottosegretario il giovanotto, suo pupillo fin dai tempi in cui era Arcivescovo Metropolita di Genova.

Simeon, trentaquattrenne, figlio di un benzinaio di Sanremo, già poco più che ventenne viene catapultato dal suo Cardinal Protettore in una serie incredibile di incarichi: priore del Magistero della Misericordia, che possiede 130 appartamenti, consigliere d’amministrazione dell’ospedale Galliera, oggetto di una speculazione immobiliare, e addirittura approda alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Genova, oltre a inondare a caro prezzo la Città del Vaticano con i fiori sanremesi dell’associazione “Il Cammino”, che dirige con spiccate doti affaristiche. I primi soldi veri li fa con la vendita degli immobili a Roma delle suore dell’Assunzione alla Lamaro Costruzioni dei Fratelli Toti, che gli fruttò quasi un milione e mezzo. Ma poi ne deve aver fatti tanti altri, a giudicare da quel che sostengono gli inquirenti che hanno lavorato allo scandalo della Cricca dei Grandi Eventi, i quali lo intercettarono al telefono con alcuni dei protagonisti di quelle vicende e lo considerano parte integrante di quel grumo di interessi immobiliari del sistema Balducci-Bertolaso-Propaganda Fide. Sembra quasi di vedere trent’anni dopo la fotocopia di Luigi Bisignani sbarbato, il faccendiere che già poco più che ventenne curava il conto “Omissis” dello Ior attribuito ad Andreotti e condivideva i segreti del capo della Loggia P2, Licio Gelli.

Quando anni fa Capitalia si fonde con Unicredit governato da Alessandro Profumo, il Vaticano si allarma. Che c’è da aspettarsi dal banchiere laico che vota per il Partito Democratico? Cesare Geronzi traversa allora piazza del Sant’ Uffizio e va a rassicurare il suo amico Bertone, con il quale si danno del tu e che ha sposato una delle sue figlie, il quale gli chiede di prendere in banca il suo protetto, che lo seguirà anche in Mediobanca.

Il Cardinale Bertone

Sarà poi il giovanotto sanremese, nel frattempo diventato responsabile di Rai Vaticano e degli Affari istituzionali (incarico che per ora gli rimane), dopo aver sponsorizzato l’opusdeista Lorenza Lei alla direzione generale, a organizzare il lavoro sporco: il siluramento del Cardinale Carlo Maria Viganò, che andava denunciando “una situazione inimmaginabile” di “corruzione ampiamente diffusa” negli appalti e nelle forniture vaticane. Un malaffare “a tutti noto in Curia”.

A quel punto era segnato anche il destino di Gotti Tedeschi, fin da quando Geronzi, manifestandogli sommo disprezzo, disse di lui in un’intervista: “È un personaggio ritenuto preparato che si è particolarmente esercitato nella demografia”, alludendo signorilmente ai cinque figli del banchiere del Papa, che si era opposto al salvataggio del San Raffaele di don Verzè da parte dello Ior, affossando il progetto di un grande polo sanitario vaticano coltivato dal Cardinal Bertone. Per di più, i segreti inconfessabili della Prima e della Seconda Repubblica, oltre che del Papato, sigillati nei caveau de Torrione di San Nicolò non erano più considerati abbastanza blindati.

Quando Gotti si mostra disponibile collaborare con i magistrati, Simeon e il direttore generale dello Ior Paolo Cipriani arruolano addirittura un medico che lo osserva “sotto il profilo medico” durante una festa di Natale e certifica che il presidente è un po’ “strano”. Operazioni da basso impero nate in una Curia dove pullulano tutte le cinque piaghe della Santa Chiesa, che il Beato Antonio Rosmini enumerò due secoli fa.

Oggi Geronzi è più o meno a casa, anche se mette bocca in operazioni finanziarie come quella del gruppo Salini, Tarcisio Bertone non sta tanto bene, visto che i quattro cardinali che già tempo fa chiesero le sue dimissioni, sembrano ora molti di più. E il ragazzo di Sanremo che ha messo le mani in un’infinità di faccende quantomeno opache non sembra più così sicuro di sé, come quando qualche mese fa il “Fatto Quotidiano” gli chiese se in realtà egli non fosse figlio naturale del Segretario di Stato e lui, ridanciano, rispose in modo ambiguo.

Chissà se, mentre l’Italia e la Santa Sede navigano sommersi dall’onda, questa è la fine di una “carriera della Madonna”.

 
a.statera@repubblica.it

da La Repubblica

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