L’OMBRELLO NATO
Ultimamente la NATO ha assunto una nuova, meno rassicurante funzione: da ombrello protettivo ad attrattore di fulmini, potenzialmente nucleari.
Prima della guerra Russia-Ucraina, il suo ruolo, assegnatogli dalla nazione egemone, gli USA, era quello di compattare in un unico baluardo Stati Uniti ed Europa Occidentale dalle presunte minacce dell’altro vincitore di fatto della 2a Guerra Mondiale: la Russia, nonostante la cortina di ferro, stabilita a tavolino assieme alle due potenze minori, Francia e Gran Bretagna, avesse tracciato nitidamente il confine tra i due blocchi.
Poiché alle nazioni sconfitte, Germania e Italia, non era consentito armarsi più di tanto, onde evitare ritorni di fiamma, gli USA, per riaffermare chi dirigeva le danze, vi installarono il maggior numero di basi militari, rispetto ad altri Paesi, vedi grafici. È chiara la valenza diversa tra le basi nei Paesi vinti e quella sventolante nel Paese amico, la Gran Bretagna.

Mappa riferita al 2020, alla vigilia dello scoppio della guerra Russia-Ucraina

Mappa aggiornata all’oggi. In tempi più recenti, con una Germania perfettamente integrata nei piani strategici americani, e con le minacce provenienti, dopo decenni di dormienza, dalla Russia, c’è stato un progressivo travaso verso la Polonia, oggi forse il più affidabile attuatore delle direttive a stelle e strisce, in virtù del suo passato come satellite dell’odiato URSS

Per avere un’idea dell’esposizione americana nel mondo intero, propongo questa mappa, da Limes. Un impero senza limiti, se non il continente asiatico, che si configura e prospetta come il suo principale rivale commerciale, monetario, militare

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L’Italia, invece, non ha subito ridimensionamenti, e le due maxi basi di Aviano, in Veneto, e Sigonella, in Sicilia, più il porto di Napoli, con armamenti nucleari a libera disposizione degli americani, rappresentano, anche ad occhi profani, sia un evidente bersaglio di missili russi, sia due ceppi ai piedi nei casi l’Italia (certo non con i governi presente e passati) avesse mai l’ardire di uscire dalla NATO, come la sinistra urlava a squarciagola negli anni in cui era una sinistra e non un accrocco di istanze dai diritti LGBTQ ai porti aperti agli immigrati, nonostante la lezione francese abbia insegnato cosa significhi tirarsi in casa gente non integrata né integrabile. [Breve inciso: anche su queste pagine non ho nascosto di appartenere alla Q di quell’acronimo, ma non pretendo di avere diritti di sorta a livello governativo: è una mia faccenda privata, di cui non meno vanto né vergogna; quindi biasimo i cori in stile gay pride.]
La NATO vuole dunque rappresentare il braccio armato dell’Europa, unita militarmente, così come la si è forzosamente unita a livello monetario con l’euro. Se l’unione militare e monetaria sono state imposte e perseguite facendo balenare due minacce: l’invasione russa e un’inflazione in stile Weimar per chi manifestasse nostalgie per la propria moneta nazionale, le affinità culturali, di lingua, di interessi strategici, portano a distinguere diverse Europe, come graficamente illustrate da quel brillante esperto di geopolitica che da anni, nonostante la giovane età, ha provato di essere, anche attraverso una notevole scia di libri, Giacomo Gabellini. [VEDI]

Qui sopra la componente europea mediterranea, con Spagna, Francia, Italia, Paesi Balcanici, Grecia, con l’aggiunta di Bulgaria e Romania, che si affacciano sul Mar Nero

L’Europa germano-centrica, che ha preso il sopravvento dopo la riunificazione delle due Germanie: oltre alla Germania, sono indicate Austria, Cechia, Belgio, Olanda, Danimarca

L’Europa baltica: Svezia, Finlandia, Repubbliche baltiche, Polonia, sono i più vicini ai confini russi e quelli che più ne temono lo sconfinamento
Ritengo utile far seguire una mappa politica dell’Europa per far visualizzare meglio ciò di cui sto scrivendo.

Appare molto chiaro il timore dei Paesi più prossimi, o confinanti, con la Russia, memori della storia più recente, che vide le attuali repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania) annesse manu militari all’URSS nel 1940; la Finlandia impegnata nella “Guerra d’inverno” 1939-40, conclusa con la perdita di territori, sempre all’URSS; e infine la Polonia, caduta sotto l’influenza sovietica come Paese satellite dopo il 1945, e prima ancora, nel 1939, smembrata tra URSS e Germania nazista per gli accordi tra Hitler e Stalin
Come si può vedere, le 3 macro-aree europee, hanno problematiche molto divergenti, che sono emerse alla luce proprio in seguito al conflitto in Ucraina.
Ma il mastodonte americano non ha voluto tenerne conto e, mentre per la 3° macro-area baltica la porta era già aperta in quanto gli interessi convergevano, le aree germano-centrica e mediterranea avrebbero dovuto opporre un netto rifiuto alle pretese e agli interessi americani, del tutto contrari ai propri. Invece, come docili pecore, hanno chinato il capo, in stile “Credere – Obbedire – Combattere” di mussoliniana memoria o “Obbedienza Cieca, Pronta Assoluta” dei trinaricciuti comunisti delle vignette del Candido di Guareschi.

Merkel-Scholz, il più infausto passaggio di consegne della Germania post-bellica
Chissà cosa pensa in cuor suo Angela Merkel che, dopo un lungo cancellierato, ha consegnato una florida Germania a quell’insulso politicante di Olaf Scholz, che l’ha privata delle materie prime indispensabili alla sua prosperità.
E lo stesso discorso si applica alla ragazza di fulgide prospettive, quale appariva la nostra Giorgia Meloni nel suo fortunato, e fortunoso, percorso verso Palazzo Chigi. Per poi, una volta giuntavi, comportarsi come una scolaretta premurosa soltanto di compiacere lo zio Sam, impavida contro quella Russia che all’Italia procurava il pane. Con un’inflazione repentina, che ha sconquassato soprattutto le piccole imprese, ossia l’asse portante della nazione. E ciò, subito dopo il disastro del Covid, gestito altrettanto male dal suo predecessore Giuseppe Conte.
La nazione che ha saputo punire sonoramente il suo leader, in preda a crescenti convulsioni bellicose, è stata la Francia, costringendo Macron ad indire nuove elezioni, col probabile passaggio del testimone a Marine Le Pen. Alcuni prevedono che potrebbe tuttavia seguire il comodo percorso della Meloni, una volta giunta al potere, semplicemente perché navigare controcorrente in un mondo in cui comandano le piazze finanziarie anglo-sassoni, che oggi vogliono guerre, ergo profitti, prima per distruggere e poi per ricostruire, richiede tempra e nervi d’acciaio.
Eppure, nonostante l’astensionismo abbia evidenziato il distacco dei cittadini europei da amministratori della cosa pubblica così dilettanteschi, cambierà sì la composizione del Parlamento europeo, che conta come il due di picche; mentre la Commissione Europea, cioè l’Organo Esecutivo, su cui i cittadini europei non hanno nessuna influenza, sta [mentre scrivo] eleggendo i suoi membri, pescando nel cestino della passata spazzatura. Premiati per i loro perniciosi errori. Quasi in tutta Europa non ci fosse di meno peggio.

Nonostante il cavalleresco inchino alla signora Meloni, la schiena dritta, politicamente, è quella di Orbàn. C’è da sperare che ad affiancare Orbàn nell’opposizione alle sciagurate scelte dell’UE si profili Marine Le Pen
L’unico leader che osa divergere dai diktat a firma statunitense è Viktor Orbàn, messo di continuo sulla graticola. Ma almeno non ha fatto subire al suo popolo le privazioni di tutte le altre nazioni.
Quanto alla NATO, per tornare al titolo di queste esternazioni, abbiamo uno Stoltenberg, che di esternazioni ha fatto il proprio stile, parlando come fosse una sua azienda privata, assecondando tutte le richieste faraoniche di Zelensky, tra cui la richiesta di € 40 miliardi al mese per armi (!), e la minaccia di impiantare armamenti nucleari ai bordi dei confini russi. Richieste rimandate al mittente dagli Stati che la NATO dovrebbe rappresentare, a cominciare dal ministro Crosetto. Ogni tanto, un palpito di coraggio, perdio.
Al posto di Stoltenberg, non perché cacciato, ma per scaduto mandato, andrà Mark Rutte, noto per la sua intransigenza finanziaria. Un falco olandese dell’austerity; e sperticato fan dell’Ucraina. Qualcuno pensa che con lui cambierà qualcosa?

Mark Rutte, prossimo Segretario NATO: nel solco della continuità
Potrebbe cambiare qualcosa se cambierà il Presidente USA, che diverrebbe esecutivo a gennaio 2025. Donald Trump, un uomo che fa paura, per le sue posizioni oltranziste in tanti campi, ma che ha promesso di risolvere il conflitto in Ucraina e addivenire alla pace. Il suo motto MAGA (Make America Great Again) non equivale a voler mantenere e intensificare l’ossessivo espansionismo americano, che egli ritiene ormai velleitario e troppo costoso. Anzi. Se cambierà il vento in America, cambierà anche in Europa. Potrebbe persino significare il ritorno a rapporti meno tesi con la Russia e il ripristino dei gasdotti North Stream 1 e 2 sabotati [VEDI]…

La perdita del gasdotto North Stream 2 nel Mar Baltico, sabotato il 26 settembre 2022. Gli autori del sabotaggio sono i “soliti ignoti”. In Occidente si è additata la Russia, in un raptus auto-lesionistico, contro ogni logica economica. Lascio a chi mi legge ipotizzare autori più credibili, sul fronte avverso
Marco Giacinto Pellifroni 30 giugno 2024