LO SCHERZO DI LAZZARO SPALLANZANI
In Italia, nell’ultimo periodo e per gli inevitabili riflessi della Pandemia, abbiamo molto sentito parlare dell’Ospedale “Lazzaro Spallanzani” di Roma.
Come sede dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive in questo luogo il 30 gennaio del 2020 fu ricoverata la coppia di turisti cinesi che per primi sul nostro territorio nazionale risultarono affetti da Covid-19.
Da allora il prestigioso nosocomio romano si è distinto per l’intenso lavoro di clinica e ricerca su questo delicato ambito dell’infettivologia con cui tutti noi sanitari, nostro malgrado, abbiamo dovuto confrontarci nell’ultimo anno.
Da curioso della Storia della Medicina quale sono non ho potuto però esimermi dall’approfondire la figura storica a cui è intitolato il nosocomio: Lazzaro Spallanzani … chi era costui e quali opere gli valsero la fama internazionale? Ebbene, emiliano di nascita (Scandiano 1729 – Pavia 1799) si dedicò dapprima a studi di filosofia e diritto per poi laurearsi in Biologia all’Università di Bologna; comunque cresciuto tra i Gesuiti, nel 1762 prese gli ordini sacerdotali per poi trasferirsi a Modena ad insegnare Filosofia, Retorica, Matematica e Greco all’Università ed al Collegio San Carlo della stessa città. Nel 1769 fu chiamato all’Università di Pavia per insegnare Storia Naturale e, presso questo Ateneo, fondò perfino un Museo che raggiungesse in breve una fama internazionale.
Tra il 1778 e il 1779 ricoprì anche la carica di Rettore della prestigiosa Università pavese.
Nella sua eclettica vita accademica si occupò moltissimo di Biologia ponendo le basi, per esempio, della comprensione dell’ecolocalizzazione dei pipistrelli e approfondendo anche tematiche sulla riproduzione animale che lo fanno ancor oggi annoverare tra i padri della moderna inseminazione artificiale.
In ambito più strettamente medico si distinse per studi sulla respirazione e sulla circolazione dimostrando, in particolare, la presenza di una costante tra la velocità del sangue e il diametro dei vasi. Non in ultimo, con una spericolata sperimentazione su sé stesso, diede anche prova della funzione chimica dei succhi gastrici a fronte delle teorie predominanti nel periodo in cui l’attività dello stomaco fosse per lo più di tipo meccanico.
Ci sarebbero migliaia di riferimenti altrettanto godibili, per cui invito i lettori che fossero interessati, ad approfondire i vari aspetti della vita di questo storico biologo gesuita.
Ritornando al titolo di questo articolo vi debbo riferire che, nella mia ricerca, mi sono però anche imbattuto in un aneddoto assai divertente legato alla storia accademica del Biologo reggiano.
Quanto segue sicuramente vi farà sorridere e vi farà comprendere quanto di incredibile possa ritrovarsi nei meandri del nostro recente passato.
Come vi ho riferito, uno degli indiscutibili successi dello Spallanzani fu quello di aver creato a Pavia uno splendido e fornito Museo di Storia Naturale. Per arricchirlo di spunti e suggestive opere lo Spallanzani fece innumerevoli viaggi in Italia ed all’estero e proprio durante uno di questi in terra Turca si dice che in Pavia, alcuni Colleghi, approfittando della sua assenza, cercarono di screditarlo agli occhi del resto della Facoltà. Durante queste lotte, tutt’altro che accademiche, fu addirittura accusato di aver sottratto materiale al suo stesso Museo. Come ovvio pensare, il biologo Gesuita, non gradì affatto gli attacchi e le calunnie a lui riferite e per questo, ritornato in quel di Pavia, pensò di organizzare un incredibile scherzo ai danni di uno dei suoi più acerrimi antagonisti il Naturalista Giovanni Antonio Sco poli (quello a cui, per capirci, fu dedicato un particolare genere di Solanacee dette appunto Scopolie e dalle quali si estrae il famoso alcaloide allucinogeno chiamato in suo onore Scopolamina).
Lo scherzo ordito fu quanto meno rocambolesco e dal finale inaspettato (o forse no … )
Lo Spallanzani seppellì sotto terra un esofago ed una trachea di un pollo per una decina di giorni. Dissotterrata la putrida ed irriconoscibile frattaglia chiese ad un proprio mezzadro di portarla allo Scopoli specificando però che questo fosse un verme vomitato dalla moglie ormai giunta al termine di gestazione.
Lo Scopoli non intuì il tranello, anzi, prese molto sul serio l’accaduto studiando a lungo questo particolare residuo organico ed arrivando infine a pubblicarne una disamina sul suo trattato “Deliciae florae et faunae insubricae” nel 1786. Questo presunto “verme’; che fu da Lui chiamato Physis lntestinalis, venne presentato alla comunità scientifica durante un Congresso a Parigi; lo Scopoli ci tenne a sottolineare la peculiarità e l’importanza della propria scoperta scrivendo: «questo meravigliosissimo, né mai più veduto, né descritto animale [. .. ] fu vomitato il 25 febbraio del 1784 nel Piemonte dalla moglie del Sig. Vincenzo Domenico Grandi [. .. ] sei ore prima del parto»
Raggiunto il suo diabolico scopo, il Gesuita, sotto lo pseudonimo di Francesco Lombardini, scrisse a stretto giro un libro per raccontare la vicenda e per screditare definitivamente il rivale reo di non aver compreso la realtà di un banale scherzo.
Lo Scopoli, per l’affronto ed il patimento subito, morì di lì a poco per infarto.
Spero che questo mio breve racconto vi possa concedere un sorriso ogni qualvolta sentirete di nuovo il nome dello Spallanzani e nel contempo sia in grado di sottolinearvi il vero significato del detto “scherzi da prete”
Dr ALBERTO MACCIO’ da Pagine Mediche
Corrispondente dell’Accademia di Storia d’Arte Sanitaria di Roma. Membro dell’Editoria/ Board della rivista Medicina Historica.
Studies in History, Paleopatho/ogy, Bioethics and Anthropo/ogy of Hea/th www.antica.academy (YouTube and Facebook)