L’insostenibile leggerezza del grillismo

L’insostenibile leggerezza
del grillismo

L’insostenibile leggerezza del grillismo

Alcuni dicono che il Movimento 5 stelle sia fascista perché come il fascismo si diceva “apolitico” e come esso voleva spazzare via tutti i vecchi partiti, altri sostengono che questo Movimento sia un pericolo per la democrazia e l’Europa (vedi Scalfari), altri lo hanno votato e altri lo voteranno ancora. Qualche mese fa l’amico Giacomo Checcucci su questo sito paragonò il Movimento di Grillo con l’uomo qualunque di Guglielmo Giannini e penso anche io che non ci sia paragone più azzeccato. Ma Giannini nel 1946 prese il 5% dei voti, Grillo il 25%.

Molti politologi hanno descritto in modo approfondito il fenomeno del grillismo soffermandosi in particolare sulla sua storia, la sua comunicazione, o sul rapporto Grillo – Casaleggio.


Evitando di approfondire le contraddizioni della presunta democrazia diretta sbandierata ma mai realizzata dal duo Grillo-Casaleggio o le dichiarazioni deliranti di alcuni onorevoli (dalle sirene alle scie chimiche, passando per il signoraggio), mi interessa ragionare sui contenuti del Movimento.

A livello locale (savonese e non) il Movimento si caratterizza da una forte impronta ecologista che si manifesta con forte opposizione a progetti infrastrutturali discutibili. I casi del No Tav in Val di Susa e dell’opposizione all’inceneritore di Parma sono paradigmatici. Nel primo caso la battaglia politica locale è stata scavalcata dalle logiche nazionali mentre nel secondo caso, nonostante la vittoria elettorale, il Movimento ha dimostrato come la realtà burocratica e politica siano molto diverse dalle visioni elettorali (la provincia di Reggio Emilia con un assessore del Pd ha spento veramente un inceneritore). Penso che a livello locale, in gran parte dell’Italia, le posizioni politiche del Movimento siano abbastanza chiare: ambiente, lotta alla corruzione, maggiore partecipazione. Tutti temi che condivido finché gli argomenti vengono “immersi” nella realtà: i pericoli sono il cosiddetto fenomeno “nimby” e la mancanza di una seria progettualità dell’alternativa a questo modello di sviluppo. Il caso di Parma è perfetto nel mettere in evidenza la difficoltà dell’amministrare un Comune e il sindaco Pizzarotti è spesso messo sotto accusa dal suo stesso Movimento.

A livello nazionale, i contenuti del Movimento sono decisamente più labili e contradditori. Il caso della proposta di abolizione del reato di clandestinità ha messo in evidenza i pericoli di questa indeterminatezza. Mi soffermo, per formazione professionale, solo poche righe sul programma economico (http://www.beppegrillo.it/movimento/2010/06/test.html9 )


Alcune proposte interessano esclusivamente la regolamentazione del diritto d’impresa (“scatole cinesi”, “cariche multiple”, “stock option”, etc..) che non hanno nessun senso se fatte esclusivamente in un contesto nazionale: avremo tutte le società con sede all’estero. Il tetto degli stipendi ai manager è una proposta assolutamente condivisibile (c’è pure nel programma congressuale di Civati) ed è stata applicata anche in Svizzera. Altre proposte sono a dir poco prive di significato: sostenere le società non profit (qualcuno dita a Grillo che si scrive “non” invece che “no”) oppure sostenere le produzioni locali (autarchia?). Il no secco ai monopoli statali ci regala anche un pizzico di liberismo classico che non guasta al quadro. Il programma economico di Grillo è una via di mezzo tra protezionismo autarchico e regolazione dei mercati, con proposte inconcludenti in mezzo. Non c’è nulla su come vorrebbe creare nuovo sviluppo per questo Paese. In conclusione, il bilancio di questo articolo non è certamente benevolo nei confronti di un Movimento che fa una politica contradditoria sostenendo di essere apolitico (per prendere dei voti) e che ha fatto e farà le sue fortune sull’incapacità dei partiti politici di auto riformarsi e di riformare la macchina statale (dal finanziamento pubblico ai partiti alle riforme sull’ordinamento dello Stato).  Il Movimento potrà realmente cambiare la natura politica di questo Paese quando deciderà di essere realmente politico e non solo un insieme di intenzioni inconcludenti. 

MARCO CAVALLERO

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.