L’incidente di Baltimora ci avverte che la posizione del Rigassificatore di Vado è molto pericolosa
Qui di seguito è esposto il confronto delle cartine di Baltimora e di Vado, nella stessa scala. In blu il percorso delle navi container in uscita.
Come si vede, per Baltimora, il percorso della nave dall’accosto al punto critico (ponte) è di circa 5 km; per Vado il percorso dall’accosto al rigassificatore è di circa 4 km. Dal porto di Savona la distanza è di meno di 5 km. La portacontainer Dali ha una portata di 9000 container, simile a quelle che operano su Vado. Non sappiamo ancora i motivi del disastro ma è certo che la nave andava senza governo anche se aveva due piloti a bordo. Sbattere contro un ponte è brutto ma sbattere contro una nave che trasporta GNL o contro un rigassificatore può essere molto peggio.
I due rigassificatori FRSU operanti in Italia sono molto distanti dai porti: Livorno a 25 km e Rovigo a 15 km dalla costa e a 27 dal porto di Chioggia . E’ in corso di installazione il rigassificatore di Ravenna a 8 km dal porto. Il rigassificatore di Falconara era stato progettato a 14 km dal porto di Ancona e il rigassificatore di Porto Recanati era stato progettato a ben 34 km dalla costa. Il rigassificatore di KRC (Fiume) è collocato in un’isoletta a 15 km dal porto di Fiume.
Il problema principale di un rigassificatore è la sovrapposizione e il conflitto tra il traffico portuale e quello specifico del rigassificatore, per evitare quanto accaduto a Livorno con la Moby Prince (scontro con l’Agip Abruzzo, 140 morti).
Dal porto di Vado e di Savona entrano ed escono circa 1800 navi all’anno, quindi si tratta di un traffico molto intenso e non è detto che tutte le navi siano in condizioni eccellenti (impianti e personale), che possano escludere incidenti come quello avvenuto a Baltimora con una nave di solo una decina di anni, gestita da un operatore del massimo livello mondiale.
L’Italia ha circa 3000 km di coste e circa 35 porti commerciali, quindi sono tantissime le coste che sono lontane dai porti commerciali. Due terzi delle coste italiane hanno fondali di meno 100 metri a dieci-venti chilometri dalla costa, cioè adatti ad ospitare una FSRU in sicurezza: tali fondali mancano in Liguria. L’unico fattore di localizzazione a favore della scelta di Vado è la vicinanza con il mercato di consumo: tale caratteristica è però poco rilevante per il basso costo di trasporto del gas in gasdotto (sarebbe diverso per il carbone o l’olio combustibile): si può benissimo alimentre il Nord Ovest dalle Marche o dal Lazio (che non hanno rigassificatori), con un costo di pochi centesimi. La collocazione a Savona è favorita da SNAM per il basso costo di insediamento (condotta marina molto corta).
L’incidente di Baltimora (paese molto avanzato tecnologicamente e dotato di leggi e strumentazioni al massimo mondiale) ci ammonisce a non fidarsi eccessivamente della tecnologia: spesso siamo stati delusi (ricordo il vascello Vaasa, il Titanic, Moby Prince e ora Baltimora): applichiamo la migliore tecnologia ma teniamoci comunque lontano dal rischio. Anche l’errore nella collocazione della Torre Piloti a Genova ci dovrebbe ricordare che è irresponsabile scegliere una posizione strutturalmente pericolosa.
Roberto Cuneo
Allego l’articolo del Secolo XIX che riporta la risposta di Toti alla nostra osservazione; osservo che le obiezioni che Toti mi attribuisce sono diverse da quelle che ho espresso.
Roberto Cuneo