LETTURA DI UN’IMMAGINE: Malinconia Olio su tela (1840-41) Di Francesco Hayez

 Malinconia Olio su tela (1840-41) di Francesco Hayez
Pinacoteca di Brera – Milano

Di fronte a quest’altro capolavoro di Francesco Hayez non possiamo rimanere indifferenti. Quella figura di giovane donna triste, dall’espressione appunto malinconica, che ci guarda pensosa e che ci mette a disagio, come se anche noi, magari senza neanche accorgercene, con la sola nostra indifferenza, l’avessimo in qualche modo ferita nell’anima. Il pittore veneto la rievoca così nelle sue Memorie: “La Malinconia era rappresentata da una giovane donna del Medioevo, che presa da un sentimento d’amore, sta in una posa abbandonata, che nonostante la passione per i fiori, da essa raccolti in un vaso…tiene alquanto china la testa, per meglio nutrire il pensiero che la domina, non curante di tutto quello che le sta intorno, e gli abiti stessi che le cadono da una spalla, lasciando vedere parte del petto. L’abito è di raso celeste carico ch’io credetti adatto al soggetto, anche perché contrapposto alle tinte vive dei diversi fiori, ch’io presi tutti dal vero con cura coscienziosa”. Già, i fiori, è come se fossero un quadro dentro il quadro: osservandoli attentamente notiamo che alcuni sono ancora freschi e vivaci mentre altri stanno appassendo e cominciano a ripiegarsi su se stessi e a perdere  petali.  

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Anche i fiori quindi partecipano all’umore triste e desolato della giovane protagonista che si chiude a difesa intrecciando le sue mani stupende all’altezza del ventre. La Malinconia è collocata in un ambiente spoglio e disadorno, sullo sfondo di una parete grigia e uniforme, intonato al suo  stato d’animo. Hayez, com’è nel suo stile, dipinge con molta cura l’abbigliamento delle sue protagoniste (si pensi a Il bacio o al Trittico della vendetta o al famoso ritratto della cantante Matilde Juva-Branca ), in questo caso, l’abito sontuoso di raso, ricco di pieghe e di riflessi, è però indossato in modo scomposto e trascurato, le casca sulla sinistra scoprendo completamente la spalla, l’abbondante scollatura è impreziosita da una sottile collanina con il crocifisso che si confonde tra le pieghe dell’abito. Tuttavia il punto focale, non geometrico ma emotivo e psicologico di questo ritratto  ideale  della malinconia personificata è lo sguardo veramente perturbante della giovane donna il cui perfetto ovale del volto pallido è incorniciato dai capelli nerissimi che le scendono a lato fino a lambire le clavicole. Quello sguardo triste e profondo è come se desse vita alla materia pittorica  inerte di cui è composto quel mirabile ritratto. Il quale ha assunto anche significati allegorici e politici nel contesto del Romanticismo patriottico-risorgimentale (povera Italia “calpesta e derisa”).

Fulvio Sguerso

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