LETTURA DI UN’IMMAGINE: L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo Olio su tela  (1823) Di Francesco Hayez

L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo Olio su tela  (1823) Di Francesco Hayez
Tremezzo (Lago di Como) – Museo Nazionale di Villa Carlotta

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Prima del celebre Bacio che possiamo ammirare alla Pinacoteca di Brera, realizzato nel 1859 , Francesco Hayez (Venezia,1791 – Milano, 1882) si era già dedicato a questo tema eminentemente romantico con L’ultimo bacio di Giulietta a Romeo del 1823, ora conservato a Villa Carlotta sul Lago di Como. Hayez si avvicinò al Romanticismo  nel 1820 con l’opera storico-patriottica Pietro Rossi a Pontremoli esposto all’Accademia di Brera.

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In questo Ultimo bacio di Giulietta a Romeo l’artista veneziano, ormai di fatto milanese, affronta il tema tragico dell’opera shakespeariana, scegliendo il momento in cui il bardo, nel terzo atto della tragedia,  narra come Romeo, dopo aver ucciso Tebaldo, cugino di Giulietta,  che aveva a sua volta ucciso Mercuzio, amico fraterno di Romeo, venga condannato dal Principe di Verona all’esilio. Romeo, disperato, chiede aiuto a Frate Lorenzo che progetta di mandarlo a Mantova in attesa di ottenere per sua intercessione la grazia dal Principe. Anche Giulietta è disperata e il frate consiglia  a Romeo di recarsi cautamente dalla sua sposa segreta per consolarla mentre raccomanda alla nutrice di avvisarla della venuta di Romeo e di mandare i suoi a letto di buon’ora. Romeo però dovrà partire da Verona prima dell’alba. Nel dipinto di Hayez siamo alla scena quinta del terzo atto e ci troviamo nella camera di Giulietta mentre sta per giungere l’alba. Giulietta s’illude che quel primo  chiarore in cielo non sia quello dell’alba ma di una meteora mandata dal sole per illuminare la strada e scortare come un servo munito di torcia Romeo fino a Mantova. Se non che ben presto si rende conto che l’alba fatidica à arrivata e che Romeo deve fuggire immediatamente. A quel punto si affaccia nella stanza la nutrice ad avvisare che sta per sopraggiungere la madre di Giulietta e allora Romeo si avvicina alla finestra del balcone famoso da cui pende una fune con la quale si calerà e, rivolto alla sua sposa segreta, le dice. “Addio, addio, ancora un bacio…”. E’ questa, esattamente, la scena rappresentata da Hayez: Romeo, vestito di tutto punto con tanto di piuma sul cappello ha il piede destro sul gradino della finestra, con la mano destra afferra la fune con la quale si calerà mentre con la sinistra indugia intorno alla vita di Giulietta ancora in veste e ciabattine da camera che, in punta di piedi, abbraccia delicatamente il suo  Romeo per l’ultima volta. Da notare alcune caratteristiche che da questa svolta “romantica” in poi saranno tipiche dello stile pittorico di Hayez, vedi la cura dei particolari, la morbidezza dei tessuti, la gradazione delle luci in funzione emotiva e non realistica, la precisione nel disegnare i volti e le mani dei personaggi nonché i loro abiti,  si noti la lunga veste chiara e damascata di Giulietta a contrasto con l’abito di Romeo dipinto a vivaci colori e altri abiti abbandonati su una sedia in stile Savonarola. L’ambiente in cui si trovano i due sposi segreti è composto di due parti divise da un muretto interno su cui poggia una colonnina terminante in un pulvino in stile bizantino su cui poggiano a loro volta due archi. Tutto l’ambiente è in penombra ma non tanto che le prime luci dell’alba non rischiarino i due protagonisti e, in particolare, la figura di Giulietta di bianco vestita.

Nella parte più in ombra si intravedono la nutrice che si affaccia sulla stanza con  una candela, un piccolo altare su cui è posato un crocifisso  e un quadretto devozionale appeso alla parete  retrostante. La stanza comunica con l’esterno tramite la grande finestra aperta decorata a vetri policromi uniti da cornici metalliche  da cui si vedono una torre, un pezzo di mura e alcuni cipressi. Al di là dell’evidente virtuosismo tecnico, quest’opera è considerata il manifesto italiano dell’arte romantica contrapposta a quella accademica ancora dominata dal neoclassicismo.

Fulvio Sguerso

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