Lettera ad Antonio

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Lettera ad Antonio

di Paolo Bongiovanni

Ciao Antonio, oggi non scriverò la solita nota, mi prendo una pausa dalle ultime, anche molto lunghe, vere e proprie relazioni, con studi personali dovuti a raccolte e mie esperienze dirette, ma scriverò una vera e propria lettera diretta a te, non sarà personale in tutta la sua stesura, ma solo in parte e potrebbe essere scritta a qualsiasi amico od amica, a un nome qualsiasi tra le molte persone che mi conoscono, qualsiasi persona che credo e ritengo possa avere una certa importanza per me.

Non è per cui qualcosa di intimo, ma comunque descrive un mondo, il mio o parte di esso, fatto molte volte, all’alba dei mei 47 anni, di sogni, forse troppo onirici e desideri che sono inapplicabili o peggio irrealizzabili. Sembra uno scherzo, ed oggi è proprio il 1 aprile del 2017, che numeri, ma in realtà non lo è. Mi conosci praticamente da quando sono nato, in quanto proveniamo dallo stesso quartiere e zona di Savona, quel Polo Nord o la Ciabrea che dir si voglia, e come tutti si pensa di conoscerci già abbastanza proprio per questo, ma come ben sai perchè sei persona colta ed intelligente non è affatto così, non ci si conosce mai abbastanza nemmeno se ci si frequentasse direttamente. Eppure le persone, in questo caso non parlo soggettivamente di noi, ma genericamente di entità fisiche indistinte, pensano di conoscerci, pensano (grande parolona e azione, il pensare) di sapere tutto di noi, specialmente in una città provinciale come la nostra, Savona. La nostra esistenza è un viaggio, unico e incondivisibile al 100% con tutti quelli che conosciamo, ma tutti fanno parte in una qualche maniera anche solo momentanea, di questa condivisione temporanea globale, viviamo in simbiosi nonostante tutto, con tutto ciò che ci circonda.


“Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognuno preso dentro ai fatti suoi”, diceva Vasco Rossi nella sua “Vita spericolata”, ed è poi veramente così in fondo. Invece, poi nella realtà ci dobbiamo confrontare con la durezza del mondo che ci circonda, che è fatto di ogni singolarità delle persone, di gente in gran parte egoista, che pensa di trarre qualche vantaggio anche da una semplice conoscenza, e tutto ciò cozza contro i muri di gomma caratteriali e le opinioni distorte di ognuno. E bisogna perciò a nostro scapito, imparare proprio a “battersene la ciolla” di tutto e di tutti (come dice il comico Enrique Balbontin), per andare diritti verso la propria strada. Cosa che molte volte, personalmente a me, molto sensibile a ciò che mi circonda, non mi riesce affatto e finisco nei tranelli orditomi e nella permalosità che mi caratterizza. Attenzione, non sto dicendo di essere affine agli altri e comportarsi in maniera egoista per approfittarsi delle persone, nè di trarre a loro discapito il nostro vantaggio, sto dicendo di cercare la giusta cinicità, che in equilibrio con tutto il resto, caratterizza poi l’essere umano nella sua personale sopravvivenza. A volte la strada sarà lastricata, altre volte potrà essere polverosa e piena di insidie, ma sicuramente in ogni caso, la dobbiamo percorrere noi, da soli e con le proprie gambe e forze.


Gli amici, quelli veri se potranno e vorranno, ci aiuteranno nella maniera che riterranno più opportuna nelle loro possibilità, amici sì, quelli sono importanti, che parola altisonante che è questa, AMICIZIA. Io credo di poter contare nella mia vita veramente su pochi, molti li ho persi per strada, perchè purtroppo o per fortuna, nessuno è perfetto, soprattutto io, e magari li ho persi per colpa mia, ma sono in buona compagnia, nel senso, credo sia male comune di ogni individuo. Quelli che ho, i sopravvissuti, posso assicurare che su di loro posso contare, mi hanno aiutato e lo fanno veramente senza secondi fini, e quello è la cosa più importante. Mentre nel cammino continuo ad incontrare elementi ben distinti, che preferirei evitare, ma puntualmente come a molti altri, accade ciò. Questi individui ai quali a volte ci si rivolge in amicizia e fidandosi, magari anche confidandosi, se fanno qualcosa la fanno perchè vogliono “u recattu”… Io non sono così e se faccio qualcosa è perchè mi sento di farla, sarò indisponente e a volte provocatorio, ma così sono e devo dire la verità così mi piace essere, perchè non recito, ma sono, genuino a differenza di molti altri individui di ogni età e sesso. Perchè ti dico ciò? Per prima cosa per farmi conoscere meglio dalle moltitudini di persone che credono di conoscermi, e per magari dare una sorta di consiglio a chi ha difficoltà a sopravvivere oggi con questi ritmi. Ma soprattutto, per manifestare la mia solidarietà al tuo lavoro di cronista, un pò anarchico, ribelle e provocatorio come posso essere io, che da anni porti avanti due testate “unofficial”, nel senso non prettamente giornalistiche, ma che danno spazio a tutti, di esprimersi indistintamente e di ciò puoi andarne fiero. Nonostante le critiche che potrai raccogliere, e succede, vai avanti sempre così e grazie anche da parte mia, per il mio spazio che posso avere qui su Trucioli Savonesi. Bene, dopo questa mia lunga prefazione, che vorrei pubblicassi interamente e senza remore, verrei al mio testo precipuo di oggi: La lettera è veramente uno scritto mio del passato, originale, non corretto e modificato, che ho avuto piacere di ritrovare, che nessuno ha mai letto. Ora immagina, che io abbia poco più di 10 anni e ti venga a scrivere questa mia, poichè sei una persona più grande di me del quartiere in cui vivo (in realtà non era diretta a te ed è l’unica modifica), la scrivo in un tema in classe, mai consegnato e sviluppato in un contesto anni 80…


“Caro Antonio, oggi ti scrivo per parlarti del mio sogno nel cassetto, da grande vorrei diventare un militare, mi è sempre piaciuta l’idea di farlo, che forse mi è cominciata a piacere perché mio cugino lo ha fatto. Lui è pilota di aerei e guida gli F-104, quelli che sfrecciano sopra ai nostri palazzi e fanno tremare i vetri, uno di quelli li guida lui, è capitano e chiede il permesso al Comandante della base a Novara per passare qui sopra Savona a salutare i parenti, vola bassissimo per farsi vedere. Lui è uno dei miei eroi e mi ha sempre raccontato tante cose belle della vita da militare, ad esempio lo svegliarsi al mattino all’alba, fare addestramento al freddo e andare in guerra o in missione col rischiare di morire, stare sempre uniti con gli amici, i camerati, fare tanti scherzi e viaggiare un po’ dappertutto. Il suo poter pilotare uno di quei bolidi che sfrecciano nel cielo, è dovuto a tanti sacrifici della sua famiglia che è povera, ma gli hanno permesso lo stesso di studiare in Accademia aeronautica. A me piacerebbe poter fare lo stesso, ma non so se mio papà e mia mamma potranno mai permetterselo, non ho nemmeno il coraggio di chiederglielo, se è per questo. Mi accontenterei anche di fare il militare e so che ci sono anche tante cose brutte in quella vita, mi piacerebbe l’idea di sparare da lontano, ma non alle persone, dico solo ai bersagli. Lo so che se fai il soldato prima o poi dovrai sparare a qualcuno, soprattutto se andrò in missione, alloro poi penso che forse vorrei essere una assaltatore subacqueo, mi sono informato esistono le accademie e ci sono scuole che preparano, sono come le superiori e sono a La Spezia.


Mi piacerebbe proprio fare questa scuola visto che non sono proprio un asso nello studiare, sai a nuotare vado in piscina e sono un bravo atleta quindi si potrebbe fare, ma i miei genitori hanno detto che non sono d’accordo. Capisco, fare la guerra non è bello, e dai racconti degli zii che hanno visto cos’è la guerra veramente, nella seconda guerra mondiale sia come soldati che partigiani, forse andare in missione non è il massimo per un ragazzo. Ho visto il telegiornale e i Marò che sono in Libano, sono armati fino ai denti e laggiù sparano veramente ed ancora, anche se la guerra è lontana da casa, la vediamo in Tv e non mi piace poi mica tanto… Ma fare il soldato si, marciare ed avere l’uniforme quello mi piace molto e quando posso gioco coi miei soldatini, ne ho molti di ogni nazione e faccio le battaglie che mi raccontano e studio a scuola. A me piace molto Napoleone Bonaparte e qui da noi è ancora famoso per quello che ha fatto. Va bene ora ti saluto, scrivimi presto e vienimi a trovare, ciao. Paolo” Questo scritto è solo un esempio del mio mondo personale, che vorrei venisse rispettato per ciò che è, nient’altro che un sogno di un bambino che ora non c’è più, perchè è diventato un uomo o cerca di esserlo.

Paolo Bongiovanni

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